ROMA, domenica, 15 gennaio 2006 (ZENIT.org).- Si è svolta a Milano il 14 gennaio una manifestazione in difesa della legittimità dell’aborto. Indetta dal sito Web www.usciamodalsilenzio.org la manifestazione di Milano ha voluto opporsi alle iniziative culturali e politiche che intendono difendere il diritto alla vita dei concepiti e sostenere le mamme in difficoltà.
Alla manifestazione, a cui hanno partecipato tutte le Segreterie nazionali della CGIL, diversi i cartelli contro la Chiesa Cattolica e contro il Pontefice Benedetto XVI con su scritto: “Stop alle molestie clericali” e”Benedetto da Chi? Non da noi”.
Intervistato da ZENIT, Pino Morandini, magistrato e Vicepresidente del Movimento per la Vita (MpV), ha definito la manifestazione di Milano una “una festa archeologica di vetero femminismo”, spiegando che il MpV denuncia la non applicazione della legge nelle parti che prevedono la prevenzione all’aborto e un aiuto alle mamme.
Secondo Morandini “è stata rispolverata una serie di slogan, di tirate acritiche risalenti alla militanza di piazza degli anni Settanta”.
Il Vicepresidente del MpV ha affermato di considerare superati e ideologici gli slogan e contraddittorio il senso della manifestazione: “Si parla di ‘attacco contro le donne’, ‘governo maschilista’, e di altre amenità trite e ritrite”, ha osservato.
“Mi pare, infatti, che le manifestanti siano da sempre accese sostenitrici della bontà intrinseca della legge 194/78, sull’interruzione volontaria della gravidanza. E che, proprio perché ritengono che tale legge sia sotto attacco, hanno deciso di organizzare la manifestazione di protesta”, ha detto.
“Affermando che la succitata legge è sotto attacco, intendono probabilmente riferirsi alla Commissione parlamentare d’indagine istituita per valutarne gli effetti e le modalità applicative, nonché alla richiesta, da più parti avanzata, di un’opera di reale prevenzione nei confronti di quel drammatico evento umano e sociale che è l’aborto”, ha affermato.
Ma, “se si intende contrastare eventuali affronti alla dignità della donna, le manifestanti dovrebbero però rivolgere il proprio livore nei confronti…dei suoi stessi componenti” perché “è la legge 194 che prevede un’opera di condivisione atta a prevenire l’uccisione del figlio. La stessa legge interpretata correttamente non vuole che limitare i casi in cui ciò avviene”, ha chiarito.
“Pare quindi naturale poi che una Commissione parlamentare voglia indagare sull’effettiva applicazione di alcune norme, specialmente di quelle di carattere preventivo le quali, a detta di molti, soffrono di una sostanziale disapplicazione, contrastante con la ratio legis”.
“E’ molto strano organizzare mobilitazioni perché si dà, o quantomeno si vuole dare, da parte dell’amministrazione, un’applicazione alle leggi dello Stato”, ha quindi aggiunto.
Bisogna anche sottolineare – ha affermato ancora a ZENIT Morandini – che “dal punto di vista dello Stato di diritto, siamo di fronte ad una discriminazione sostanziale fra cittadini, a discapito, dei soggetti più fragili”.
“E’ingiusto discriminare in via di principio una categoria di soggetti, i non nati, (pure tra di essi vi sono esseri umani di sesso femminile…anche se nessuno blatera proclami a loro favore), stabilendo uno sbilanciamento strutturale d’interessi a loro danno. Questo contrasta con il principio d’uguaglianza ex art. 3 della Costituzione”.
“Una reale tutela dei diritti umani d’ogni donna dovrebbe iniziare ab origine dal concepimento, momento d’inizio della vita umana. Non avvenendo ciò, di fatto, si crea una strutturale disuguaglianza nel pensiero dei sedicenti numi tutelari della femminilità”, ha dichiarato.
“Essi tutelano infatti solo una minima parte dell’universo delle donne…ossia quelle fra loro che si trovano in una posizione oggettivamente privilegiata, se non altro per il mero fatto di essere già nate…il tutto a discapito delle altre, innocenti condannate al silenzio. Chissà, fors’anche perché il loro silenzio non conta in termini di consenso….”.
“Riguardo poi alla libertà, mi permetto di far presente che ‘libertà’ è un concetto di relazione, come dimostra sapientemente molta letteratura d’altissimo livello scientifico, specialmente allorché le mie possibilità di agire entrano in rapporto con quelle di altri”, ha osservato Morandini.
Parlare di un “Diritto alla procreazione cosciente e responsabile” significa, ha continuato il Vicepresidente del MpV, “nel quadro interpretativo del nostro ordinamento, che tale ‘diritto’ cede dinanzi ai diritti assoluti, intangibili e preminenti, primo fra tutti il diritto alla vita”.
“Mi pare inoltre assodato che l’autodeterminazione si applichi ove il soggetto compia scelte limitate alla propria sfera giuridica e non confliggenti con interessi di rango pubblicistico”, ha proseguito.
“Se il soggetto incide nell’altrui sfera giuridica, tanto più nel campo del diritto alla vita…l’invocata autodeterminazione è fuori luogo”, ha infine concluso.