CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 15 gennaio 2006 (ZENIT.org).- Il quotidiano della Santa Sede ha lanciato un grido di allarme in favore delle popolazioni del Corno d’Africa che, a causa del sempre più incombente pericolo della fame, sono sull’orlo di una “catastrofe umanitaria”.

La prima pagina de “L'Osservatore Romano”, nella sua edizione quotidiana in italiano di questa domenica, lamenta in particolare la scarsa eco mediatica incontrata dal dramma che si sta consumando attualmente in questa regione dell’Africa.

Il quotidiano afferma che questa drammatica situazione è “provocata dalla lunga siccità” e che “non meno di cinque milioni e mezzo di persone hanno bisogno di aiuti immediati per scampare alla morte per fame”.

L’articolo richiama il pressante appello all’aiuto rivolto il 13 gennaio alla comunità internazionale da Arthur Holdbrook, Direttore regionale per il Centro e per l'Est Africa del Programma alimentare mondiale (Pam) dell'Onu.

In particolare, stando alle cifre del Pam, l'emergenza certa riguarda per ora due milioni e mezzo di persone in Kenya, nelle regioni orientali e nordorientali, un milione e mezzo nel Sud-Est dell'Etiopia, poco meno che altrettante nel Sud della Somalia e circa sessantamila a Gibuti.

Queste cifre non tengono conto, tuttavia, del già accertato analogo dramma che è in atto nel Sud del Sudan, dove sono centinaia di migliaia le persone a gravissimo rischio, così come della tragedia vissuta dall’Eritrea, “il cui Governo non fornisce peraltro dati precisi”.

Situazioni particolarmente gravi attraversano sia il Burundi che la Tanzania.

“Il tutto anche senza valutare quella carestia catastrofica quanto ormai strutturalmente endemica, indipendente cioè perfino dagli andamenti climatici, che sconvolge molti Paesi della regione subsahariana, quali Malawi, Swaziland, Zambia e Zimbabwe, solo per citare le situazioni più spaventose”.

“Di fronte a tale flagello, che moltiplica anche le tragedie sanitarie che stanno falcidiando tutta l'Africa subsahariana, finora la reazione internazionale è stata largamente insufficiente”, denuncia il quotidiano.

Nel Nord-Est del Kenya, ad esempio, sono già quaranta le persone, in maggioranza bambini, delle quali è stata accertata la morte per inedia o per malattie ad essa connesse.