Confessioni di Benedetto XVI nel 60mo anniversario di sacerdozio

di Jesús Colina

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 30 giugno 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha lasciato spazio alle confidenze questo mercoledì, giorno in cui ha festeggiato 60 anni di sacerdozio, presiedendo nella Basilica Vaticana la concelebrazione eucaristica della solennità dei Santi Pietro e Paolo, patroni della Diocesi di Roma.

“Non vi chiamo più servi ma amici”: queste parole di Gesù costituiscono, ha confessato, il ricordo più intimo di quella splendida giornata estiva in cui insieme a 43 seminaristi, tra cui suo fratello Georg, ricevette l’ordinazione sacerdotale dalle mani del Cardinale Michael von Faulhaber (1869-1952) nella Cattedrale di Frisinga, vicino Monaco.

Le pronunciò il porporato, grande oppositore del nazismo, ai nuovi sacerdoti al termine della cerimonia di ordinazione, e Joseph Ratzinger sentì che era Cristo stesso a rivolgersi a lui.

“Io sapevo e avvertivo che, in quel momento, questa non era solo una parola ‘cerimoniale’, ed era anche più di una citazione della Sacra Scrittura. Ne ero consapevole: in questo momento, Egli stesso, il Signore, la dice a me in modo del tutto personale”, ha confessato rivolgendosi ai fedeli che riempivano il tempio più grande del cattolicesimo.

Tra questi c’erano i 41 Arcivescovi metropoliti di tutto il mondo nominati nell’ultimo anno, ai quali durante il rito ha consegnato il pallio, simbolo della loro comunione con il Papa.

Era presente anche una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, un gesto con cui il Patriarca Bartolomeo I si unisce tutti gli anni al “giorno del Papa”, conferendo in questo modo all’incontro un chiaro carattere ecumenico.

Benedetto XVI ha spiegato come nell’ordinazione abbia compreso che Cristo “mi chiama amico”.

“Mi accoglie nella cerchia di coloro ai quali si era rivolto nel Cenacolo – ha affermato nell’omelia –. Nella cerchia di coloro che Egli conosce in modo del tutto particolare e che così Lo vengono a conoscere in modo particolare. Mi conferisce la facoltà, che quasi mette paura, di fare ciò che solo Egli, il Figlio di Dio, può dire e fare legittimamente: Io ti perdono i tuoi peccati”.

“Egli si confida con me: ‘Non più servi ma amici’. Egli mi affida le parole della Consacrazione nell’Eucaristia. Egli mi ritiene capace di annunciare la sua Parola, di spiegarla in modo retto e di portarla agli uomini di oggi. Egli si affida a me”, ha proseguito sintetizzando a distanza di sei decenni l’emozione della sua prima Messa.

Questa evocazione è poi diventata una supplica umile e molto personale: “Signore, aiutami a conoscerti sempre meglio! Aiutami ad essere sempre più una cosa sola con la tua volontà! Aiutami a vivere la mia vita non per me stesso, ma a viverla insieme con Te per gli altri! Aiutami a diventare sempre di più Tuo amico!”.

Il Papa ha avuto la gioia di poter celebrare questo anniversario con suo fratello, monsignor Georg, musicista che per anni ha diretto i piccoli cantori della Cattedrale di Ratisbona (Domspatzen).

La musica sacra è stata il sottofondo del loro incontro nel Palazzo Apostolico, aiutandoli a rivivere più intimamente il giorno più importante della loro vita.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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