Comunicato vaticano sulla Giornata internazionale delle famiglie

“L’impatto della migrazione sulle famiglie nel mondo”

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 14 maggio 2010 (ZENIT.org).- Sabato 15 maggio si celebra la “Giornata internazionale delle famiglie”, sotto l’egida dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Il tema di quest’anno è “L’impatto della migrazione sulle famiglie nel mondo”.

Per l’occasione il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, congiuntamente al Pontificio Consiglio della Famiglia, hanno rilasciato alla stampa il seguente comunicato.

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La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani riconosce che la famiglia è “l’elemento naturale e fondamentale della società” (articolo 16) e Papa Benedetto XVI ha affermato che essa è “luogo e risorsa della cultura della vita e fattore di integrazione di valori” (Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2007), per cui deve essere oggetto della “più ampia protezione e assistenza possibili” (Patto dei Diritti Economici Sociali e Culturali, articolo 10).

Essa gioca un ruolo insostituibile per la felicità dei suoi membri, per la pace e la coesione sociale, per lo sviluppo educativo e il benessere generale, per la crescita economica e l’integrazione sociale. La compattezza dei legami familiari, di fatto, garantisce stabilità, tutela l’equilibrio sociale e promuove lo sviluppo. La coesione familiare costituisce il mezzo vitale per preservare e trasmettere i valori, agisce come garante dell’identità culturale e della continuità storica, assicura un ambiente favorevole per l’apprendimento e offre efficaci rimedi per la prevenzione del crimine e della delinquenza.

Pertanto, la società civile e le comunità cristiane sono interpellate dai problemi e dalle difficoltà, ma anche dai valori e dalle risorse di cui ogni famiglia è portatrice.

Costatiamo, però, che i movimenti migratori tracciano solchi profondi nel presente storico dei villaggi e delle città, degli Stati e dei continenti. Ne sono coinvolti i singoli, cittadini autoctoni e cittadini immigrati. Soprattutto, ne sono implicate le famiglie. Nel contesto migratorio, dunque, la famiglia si pone come sfida e possibilità, non solo per il migrante e per i suoi cari, ma anche per le collettività dei Paesi di partenza e di arrivo.

In effetti, accanto alla tradizionale migrazione maschile, sta aumentando esponenzialmente il numero delle donne che lascia il Paese d’origine alla ricerca di una vita più dignitosa, coltivando il sogno di attrarre a sé il coniuge, i figli e, talvolta, i parenti più stretti. Anche i minori e gli anziani entrano nel vortice dei flussi migratori, portando con sé il triste bagaglio dello smarrimento, della solitudine e dello sradicamento, talvolta reso anche più pesante da sfruttamento e abuso.

Dunque, l’unità familiare, disgregata dal progetto migratorio, ambisce a ricomporsi, anche per un migliore successo dei processi di inserimento nelle società di accoglienza.

Per tali ragioni, auspichiamo che le Istituzioni competenti elaborino politiche familiari responsabili, che facilitino i ricongiungimenti, permettano agli irregolari di uscire da situazioni di anonimato e di precarietà mediante vie realmente praticabili e garantiscano il diritto di tutti alla partecipazione e alla corresponsabilità, sociale e civile, anche attraverso il riconoscimento del diritto alla cittadinanza.

Incoraggiamo, infine, l’adozione di misure adeguate che facilitino, da una parte, l’inserimento nel tessuto sociale che accoglie gli immigrati e le loro famiglie e, dall’altra, occasioni di crescita – personale, sociale ed ecclesiale – basate sul rispetto delle minoranze, delle differenti culture e delle religioni, nonché sul reciproco scambio di valori.

L’educazione alla interculturalità può contribuire a creare una nuova sensibilità, volta a instaurare più amichevoli rapporti tra singoli individui e tra famiglie, nell’ambito della scuola e in quelli di vita e di lavoro, con prioritaria attenzione all’infanzia, agli adolescenti e ai giovani in un mondo di rapidi cambiamenti.

Solidarietà e reciprocità, nel rispetto delle legittime differenze, sono condizioni indispensabili per assicurare una pacifica interazione e un futuro sereno alle nostre società civili e alle comunità ecclesiali.

 

          Ennio Cardinale Antonelli                                                    X Antonio Maria Vegliò

          Presidente del Pontificio Consiglio                                      Presidente del Pontificio Consiglio

          della Famiglia                                                                           della Pastorale per i Migranti

                                                                                                                e gli Itineranti

      Città del Vaticano, 14 maggio 2010

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ZENIT Staff

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