di Carmen Elena Villa

ROMA, martedì, 11 maggio 2010 (ZENIT.org).- Nel congresso Church communications: identity and dialogue (Comunicazione della Chiesa, identità e dialogo), svoltosi di recente presso la Pontificia Università della Santa Croce, decine di esperti di Europa, America Latina, Stati Uniti e Africa hanno parlato delle esperienze e delle strategie comunicative della Chiesa nel terzo millennio.

Uno degli ultimi interventi è stato “L'effetto dei viaggi del Papa sull'opinione pubblica”, del professor Norberto González Gaitano, docente presso l'Università che ha ospitato l'evento, che ha ricordato il viaggio del Pontefice negli Stati Uniti nell'aprile 2008.

La visita di Benedetto XVI è stata seguita dall'84% degli americani attraverso i media. Più del 60% degli statunitensi ha espresso un'opinione favorevole, di fronte al 17% di contrari. Il 61% del totale ha considerato che la visita aveva superato le proprie aspettative.

L'oratore ha svolto una ricerca su un campione rappresentativo relativamente a tutte le notizie collegate alla vita normale della Chiesa negli Stati Uniti e pubblicate due mesi prima e due mesi dopo la visita del Papa. Ha inoltre studiato tutti i sondaggi realizzati nel Paese in cui si interpellano le persone sulla Chiesa e sui sacerdoti.

ZENIT ha intervistato González Gaitano, dottore in comunicazione sociale presso l'Università di Navarra, consultore del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali e direttore del portale sulla famiglia e sui mezzi di comunicazione www.familyandmedia.eu, sul tema della sua conferenza e sulla luce che può gettare sulla situazione che vive attualmente la Chiesa.

Perché ha voluto svolgere questa ricerca sull'impatto che ha avuto sull'opinione pubblica il viaggio di Papa Benedetto XVI negli Stati Uniti?

Norberto González Gaitano: Ho vissuto per qualche mese negli Stati Uniti. Avevo l'impressione che qualcosa fosse cambiato nella percezione pubblica e nei media in relazione alla crisi sugli abusi di minori da parte di alcuni sacerdoti. Questo tema è nell'agenda dei media americani dal 2002. Negli USA ho assistito a un congresso di docenti di comunicazione di numerose Facoltà, e c'era una tavola rotonda che si occupava di religione e media. Commentando lì la mia intuizione, i giornalisti mi hanno detto che la condividevano, che il tema aveva smesso di fare notizia perché il Papa aveva affrontato così chiaramente il problema nel suo viaggio, che non era un tema di interesse informativo prioritario. Ho voluto cercare di capire se si trattava di una mera intuizione o no.

Quali sono state le caratteristiche di questa ricerca?

Norberto González Gaitano: “Approccio empirico”: i veri cambiamenti, anche sociali, accadono nelle coscienze degli uomini, e quindi nessun approccio empirico potrà mai misurare gli effetti di un viaggio del Papa sulle coscienze. Ciò che questa ricerca, oppure altri tipi di analisi empirica, ha provato a misurare sono i cambiamenti nelle percezioni, dei giornalisti (opinione pubblicata) e del popolo (opinione pubblica), insomma ciò che comunemente chiamiamo l’immagine pubblica. Ciò nonostante, i cambiamenti nelle coscienze, anche singole, hanno poi effetti esterni, solo che non si manifestano di solito nell’immediato, bensì a lungo termine.

Quali particolarità ha visto in questo viaggio del Papa?

Norberto González Gaitano: Il Papa andava su invito delle Nazioni Unite. C'era un'aspettativa enorme. Ratzinger, in quanto prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, aveva un'immagine negativa. Si recava in un Paese fortemente secolarizzato nelle sue élites e allo stesso tempo profondamente religioso a livello sociale. La religione ha una presenza pubblica, non istituzionale ma pubblica, e quindi non discussa, a differenza di ciò che accade in Europa. Il viaggio ha reso visibile un modello di convivenza sociale rispettoso della religione, e non solo “tollerante”, e un clima di libertà politica e sociale.

Quali fattori crede che abbiano contribuito all'immagine favorevole del Papa negli Stati Uniti?

Norberto González Gaitano: Il fatto che sia stato visto e ascoltato. Quasi senza filtri. Ho l'impressione che il risultato di tutti i viaggi sia stato finora simile. Si veda la Turchia, Sydney o il recente viaggio a Malta. L'effetto è sempre molto più positivo delle aspettative sottolineate drammaticamente da parte di alcuni commentatori che scrivono nei mezzi di comunicazione e diffondono un determinato clima di opinione ai meno informati o a quanti non sono presenti sul luogo.

Ora, in termini di immagine, per quanto si può riuscire a misurare accuratamente - cosa per niente semplice -, penso si possa dire che l’umile coraggio, l’onestà e la sincerità di Benedetto XVI nell'affrontare il grave problema degli abusi sin dall’esordio del suo viaggio e poi a più riprese (tutti ricordiamo bene la conferenza stampa in aereo e la risposta franca e ben maturata alle domande di un giornalista ivi presenti) hanno fatto di più per l’immagine della Chiesa negli USA di tutto il lavoro di comunicazione che c'è stato nelle realtà ecclesiali americane. Lo so che questa è un'affermazione esagerata, ma consentitemi di abbandonare il ruolo di studioso di laboratorio e fare un poco di argomentazione.

Di fronte all'ondata di informazioni negative contro la Chiesa e il Papa per gli scandali degli abusi sui minori, quale morale lascia questa ricerca per la situazione attuale?

Norberto González Gaitano: Come nel caso della nube provocata dal vulcano irlandese, purtroppo rimarranno alcuni residui tossici nell'ambiente; poi tra i meno superficiali resterà la consapevolezza della debolezza del sistema (dei trasporti in un caso, dei media nell'altro); i più preparati, poi, saranno consapevoli del fatto che “una parola di verità pesa più del mondo”, come diceva Solzhenitsyn, e, aggiungerei, della prova che un uomo giusto è sufficiente a confondere chi non ha la coscienza a posto (in entrambi gli schieramenti)... poi resterà la certezza che ci dimenticheremo rapidamente queste e altre lezioni che abbiamo imparato così faticosamente.