Salvare la natura per salvare l’uomo

La natura non è un posto da visitare: è casa nostra

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«Tutte le cose sono create buone da Dio, tutte degenerano tra le mani dell’uomo».
L’umanità sembra essere impegnata a fare del suo meglio per dare ragione a Jean Jacques Rousseau: inquinamento, taglio delle foreste, sfruttamento selvaggio delle risorse idriche ed energetiche, scorretto smaltimento dei rifiuti tossici, giusto per fare qualche esempio, oltre ad incrementare squilibri e disuguaglianze, dilatano la platea dei poveri a vantaggio di una sempre più ristretta cerchia di ricchi e, più o meno indirettamente, sono causa di quei cambiamenti climatici che contribuiscono alla straziante crisi dei migranti: come attestato dal rapporto Caritas dal titolo “Per un’ecologia umana”, tra il 2008 ed il 2014 oltre 157 milioni in tutto il mondo  sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni a seguito di eventi meteorologici estremi.
Ecco perché Papa Francesco, nella Giornata di preghiera per la cura del Creato, celebratasi nei giorni scorsi, ha invitato ad «ascoltare il grido della terra, ad ascoltare il grido dei poveri», come aveva già fatto nell’enciclica Laudato si’.
Nell’anno del Giubileo della misericordia il Santo Padre ha esortato a pentirsi del male arrecato alla casa comune: maltrattare la natura è un peccato e come tale deve essere confessato e richiede conversione e gesti riparatori.
Ed ha indirizzato la sua riflessione non solo ai credenti cattolici e ortodossi, ma a quanti «abitano il pianeta», nel solco di quello slancio ecumenico che diventa ancor più comprensibile se solo si considera la posta in gioco: per l’illusione dell’uomo di poter soggiogare il Creato, la biosfera corre rischi epocali.
Per scampare al disastro, inevitabile a meno di un mutamento di rotta, è indispensabile ripensare lo stile di vita. Al riguardo, il Pontefice è andato oltre la semplice menzione di idee ed intenti. Proponendo «atteggiamenti e comportamenti concreti».
Così, «per i singoli individui si tratta di fare un uso oculato della plastica e della carta, non sprecare acqua, cibo ed energia elettrica, differenziare i rifiuti, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico e condividere un medesimo veicolo tra più persone».
Per chi invece detiene le chiavi del governo dei Paesi del globo, l’indicazione è più impegnativa: «L’economia e la politica, la società e la cultura – prosegue il Papa – non possono essere dominate da una mentalità del breve termine e dalla ricerca di un immediato ritorno finanziario o elettorale.
Esse devono invece essere urgentemente riorientate verso il bene comune, che comprende la sostenibilità e la cura del creato». Chiaro e forte, come l’appello alla rivoluzione spirituale, a partire da se stessi: «Non possiamo arrenderci o essere indifferenti alla perdita della biodiversità e alla distruzione degli ecosistemi, spesso provocate dai nostri comportamenti irresponsabili ed egoistici».
Di qui l’offerta di consigli altrettanto pratici, ancora una volta nell’ottica della misericordia. Aggiungendo al canonico elenco delle opere di misericordia «un complemento: la cura della casa comune».
Opportuno, necessario, vitale: come sosteneva anche il poeta Gary Snyder, «la natura non è un posto da visitare: è casa nostra».
 

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Vincenzo Bertolone

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