Il convegno è stato organizzato per celebrare il “Liber Paradisus”, l’atto emesso il 3 giugno 1257 dal Senato del Comune di Bologna per riscattare a proprie spese i servi della gleba.
“Quel fatto ha qualificato per sempre il volto della nostra città”, ha sottolineato l’Arcivescovo, perché “per la prima volta ha preso coscienza che essa si reggeva su tre colonne, si nutriva di tre radici: la Chiesa, l’Università, la Municipalità”.
Il Cardinale Caffarra ha voluto sottolineare che l’evento si tiene nel contesto del Congresso Eucaristico Diocesano, con cui si intende “celebrare la forza rinnovatrice dell’Eucaristia, rinnovatrice dell’umanità di ogni uomo”.
L’Arcivescovo ha spiegato come “nella fede della Chiesa l’Eucaristia è la Presenza permanente del dono che Dio in Cristo fa di Se stesso all’uomo. È nella luce di questo Dono che l’uomo prende coscienza del suo valore, della sua dignità: se Dio si è preso cura dell’uomo fino a questo punto, quale valore ha l’uomo agli occhi di Dio!”.
“La misura della dignità dell’uomo diventa l’infinità dell’amore con cui Dio lo ama – ha continuato il porporato – . Ed è dentro a questa scoperta che l’uomo sente che la sua libertà è portata ad una tensione massima; è provocata da una sfida inedita. All’Amore si può solo rispondere liberamente. L’uomo è libero davanti a Dio: questa è la definizione essenziale della libertà”.
In questo contesto il Cardinale Caffarra ha sottolineato: “Noi celebriamo il ‘Liber Paradisus’ perché questa suprema esaltazione della libertà umana, che avviene ogni volta che celebriamo l’Eucaristia, non resti chiusa nel recinto delle nostre chiese, ma entri in dialogo pubblico con quella ricerca di libertà che percorre tutta la modernità. Perché da questo dialogo rifiorisca la vita della nostra città. Perché da questo dialogo la nostra città risorga dal suo degrado”.
Più avanti nel pomeriggio, l’Arcivescovo di Bologna è tornato sul tema del convegno per dire che i tre soggetti Chiesa, Università e Municipalità, sono così spiegati: “La Chiesa denota la proposta cristiana; l’Università l’esercizio della ragione alla ricerca della verità; la Municipalità la cura di una convivenza adeguata alla dignità propria dell’uomo”.
Il porporato ha ricordato che la principale insidia alla libertà oggi è costituita dalla “degradazione ontologica della persona umana”, “un’insidia mortale alla libertà” frutto di una degradazione morale.
Per questo, ha detto l’Arcivescovo di Bologna, è grande il compito dell’Università che deve “lottare contro quei germi di disfattismo presenti oggi in Occidente nell’esercizio della ragione teorica e pratica. Ed è in questo contesto che la fede diventa amica della ragione, e genera quell’attenzione al valore unico di ogni persona che è la carità”.
Il Cardinale Caffarra ha quindi affrontato il ruolo della libertà, definendola non come “ricerca del proprio benessere individuale” ma come “compito comune”.
“È in questo contesto che l’azione politica si rivela in tutta la sua preziosità etica – ha concluso –. È in questo contesto che la proposta evangelica diviene generatrice di una civitas vera e giusta, poiché la liberazione della libertà è l’amore, e la libertà solo per sé sarebbe alla fine insopportabile”.