Celebrazione delle Ceneri in San Pietro

Celebrazione delle Ceneri in San Pietro - Foto © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

“Quaresima occasione per una potatura da falsità, mondanità e indifferenza”

Durante il rito della benedizione e imposizione delle Ceneri, Papa Francesco indica tre “medicine” contro il peccato: preghiera, carità, digiuno

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Sta a noi riconoscerci “bisognosi di misericordia”, per poter compiere “il primo passo del cammino cristiano” ed “entrare attraverso la porta aperta che è Cristo, dove ci aspetta Lui stesso, il Salvatore, e ci offre una vita nuova e gioiosa”.
Lo ha detto papa Francesco durante l’omelia nella messa per la benedizione e imposizione delle Ceneri, concelebrata oggi in San Pietro assieme ai cardinali e ai vescovi della Curia Romana e a oltre 700 Missionari della Misericordia, che in quest’occasione hanno ricevuto l’invio ufficiale per assolvere i peccati generalmente riservati alla Sede Apostolica, durante tutto il tempo del Giubileo.
L’avvio del cammino quaresimale, ha spiegato il Santo Padre, spinge in primo luogo a lasciarsi “riconciliare con Dio”, come esorta San Paolo: non si tratta “semplicemente un buon consiglio paterno e nemmeno soltanto un suggerimento” ma di una “vera e propria supplica a nome di Cristo”, il quale “sa quanto siamo fragili e peccatori” e “quanto bisogno abbiamo di perdono”.
Ci possono essere, tuttavia, “ostacoli, che chiudono le porte del cuore”, a partire dalla “tentazione” di “convivere col proprio peccato, minimizzandolo, giustificandosi sempre, pensando di non essere peggiori degli altri”: così facendo “si chiudono le serrature dell’anima e si rimane chiusi dentro, prigionieri del male”.
Il secondo ostacolo ricorrente è la “vergogna ad aprire la porta segreta del cuore”, che, in sé, è “un buon sintomo, perché indica che vogliamo staccarci dal male” ma che non deve “mai trasformarsi in timore o paura”.
La terza insidia è quella di “allontanarci dalla porta”, ovvero rintanarci nelle nostre “miserie” e rimuginare continuamente, “collegando fra loro le cose negative, fino a inabissarci nelle cantine più buie dell’anima” e diventare “persino familiari della tristezza”, dimenticando che “soltanto la grazia del Signore ci libera”.
Pertanto, il Papa ha esortato i Missionari della Misericordia ad “aiutare ad aprire le porte dei cuori, a superare la vergogna, a non fuggire dalla luce”, perché le loro mani “benedicano e risollevino i fratelli e le sorelle con paternità”, curandone le ferite.
Il “mistero del peccato” è proprio nell’esserci “allontanati da Dio, dagli altri, da noi stessi: ce ne accorgiamo quando sperimentiamo “come facciamo fatica ad avere veramente fiducia in Dio, ad affidarci a Lui come Padre, senza paura; come è arduo amare gli altri, anziché pensare male di loro; come ci costa fare il nostro vero bene, mentre siamo attirati e sedotti da tante realtà materiali, che svaniscono e alla fine ci lasciano poveri”.
Ci sono, però, tre “medicine” per guarire dal peccato: la prima è la “preghiera”, espressione di “apertura e di fiducia nel Signore”. Con la preghiera avviene “l’incontro personale con Lui, che accorcia le distanze create dal peccato”.
Seconda medicina è la “carità”, che ci aiuta a “superare l’estraneità nei confronti degli altri”. L’amore, infatti, ha spiegato Francesco, “non è un atto esteriore, non è dare qualcosa in modo paternalistico per acquietarsi la coscienza, ma accettare chi ha bisogno del nostro tempo, della nostra amicizia, del nostro aiuto. È vivere il servizio, vincendo la tentazione di soddisfarci”.
In terzo luogo, c’è il “digiuno”, ovvero la “penitenza, per liberarci dalle dipendenze nei confronti di quello che passa e allenarci a essere più sensibili e misericordiosi – ha sottolineato il Pontefice -. È un invito alla semplicità e alla condivisione: togliere qualcosa dalla nostra tavola e dai nostri beni per ritrovare il bene vero della libertà”.
La Quaresima rappresenta quindi una chiamata di Gesù a “vivere la preghiera, la carità e la penitenza con coerenza e autenticità, vincendo l’ipocrisia”.
Questo tempo liturgico dovrà portare una “benefica ‘potatura’ della falsità, della mondanità, dell’indifferenza: per non pensare che tutto va bene se io sto bene; per capire che quello che conta non è l’approvazione, la ricerca del successo o del consenso, ma la pulizia del cuore e della vita; per ritrovare l’identità cristiana, cioè l’amore che serve, non l’egoismo che si serve”, ha poi concluso il Santo Padre.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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