Card. Martino: la povertà è un problema morale più che materiale

Discorso per i 50 anni della ONG spagnola “Manos Unidas”

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GUADALAJARA, lunedì, 23 febbraio 2009 (ZENIT.org).- La povertà è un problema che si pone alla coscienza morale dell’umanità e non si spiega solo da un punto di vista materiale. Lo ha affermato il Cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in un intervento in occasione del 50° anniversario della ONG spagnola “Manos Unidas”, venerdì scorso a Guadalajara (Spagna).

Facendo proprio il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace di quest’anno, il porporato ha spiegato ai presenti che la povertà “non è solo di tipo materiale e quantitativo” e che “la povertà materiale non spiega mai, da sola, le povertà immateriali, piuttosto è il contrario”.

Il Pontefice ha sottolineato i “nodi” morali in cui è coinvolta attualmente la povertà, e su cui richiama l’attenzione nel suo Messaggio: l’aborto, la lotta contro l’Aids, i bambini, il disarmo e la crisi alimentare.

Sulla questione della crescita demografica, il Cardinal Martino ha spiegato che la promozione dell’aborto nei Paesi poveri è “la più ingiusta tra le molteplici espressioni di quella strategia dissimulata e malevola di voler vincere la povertà eliminando i poveri”.

Si tratta, ha affermato, di una “strategia pericolosa” che consiste nell’“usare l’autorità per diminuire il numero dei commensali più che per moltiplicare il pane da dividere”.

Quanto alle pandemie, e in concreto quella dell’Aids, il porporato ha chiesto “una considerazione maggiore e più esatta delle intrinseche implicazioni morali che comporta questo rapporto” e ha segnalato due punti etici per la lotta contro questa malattia nei Paesi poveri.

Bisogna, ha affermato, “mettere a disposizione dei popoli poveri le medicine e le cure necessarie, riconsiderando il sistema delle licenze mediante un’assunzione di responsabilità da parte della comunità internazionale che garantisca a tutti gli uomini e a tutte le donne le necessarie cure sanitarie di base”, così come “approntare campagne educative per una sessualità che risponda pienamente alla dignità della persona”.

Circa la povertà infantile, il Cardinal Martino ha ricordato che “tutto ciò che indebolisce la famiglia produce danni che si scaricano sui bambini; dove non si promuove la dignità della donna e della madre, si lede anche la dignità dei bambini e delle bambine”.

Quanto al disarmo, ha spiegato che “le risorse materiali e umane impiegate in spese militari e armamenti si sottraggono ai progetti di sviluppo dei popoli, soprattutto dei più poveri e bisognosi di aiuto”.

Riferendosi infine alla crisi alimentare, ha sottolineato che “si caratterizza non per l’insufficienza di alimenti, ma per la mancanza di un tessuto di istituzioni politiche ed economiche capaci di far fronte alle necessità e alle emergenze”.

Il problema più grave a livello mondiale, ha aggiunto il porporato, è “l’aumento della disuguaglianza tra ricchi e poveri”, a causa “dei cambiamenti tecnologici” e della “dinamica dei prezzi dei prodotti industriali, che crescono più rapidamente dei prezzi dei beni e dei servizi prodotti dai Paesi più poveri”.

Lotta “morale” contro la povertà

Il Cardinal Martino ha spiegato che la lotta alla povertà, lungi dal consistere in un aumento degli aiuti materiali, comporta un “cambiamento morale”. Tra i punti fondamentali di questo approccio, ha segnalato soprattutto la necessità di “riscoprire la legge naturale, vale a dire il codice etico condiviso che permette di dare senso all’impegno comune di costruire la pace”.

Ha anche alluso alla necessità di un rinnovamento delle norme che reggono il commercio internazionale, ricordando specialmente l’abrogazione delle “misure protezionistiche, ingiuste e anacronistiche” che utilizzano i Paesi industrializzati, così come all’instaurazione di una “cultura della cooperazione” tra i Paesi poveri.

Circa l’attuale crisi economica, il porporato ha spiegato ancora una volta che si tratta di “un problema etico” e che è necessario cambiare “la mentalità che presiede le attività finanziarie, tutta giocata sull’autoreferenzialità e i brevissimi termini”, collocandola nella “prospettiva del bene comune”.

E’ necessario, ha sottolineato, porre la persona al centro dell’economia: “i problemi dello sviluppo, degli aiuti e della cooperazione internazionale spesso si risolvono senza coinvolgere davvero le persone, ma solo come questioni di predisposizione di meccanismi, di puntualizzazione di accordi tariffari, dell’accreditamento di finanziamenti anonimi. La lotta contro la povertà, al contrario, ha bisogno di uomini e donne che vivano con profondità la fraternità, che sappiano accompagnare le persone, le famiglie e le comunità in itinerari di autentico sviluppo umano”.

“E’ impossibile aiutare i poveri se li si vede solo come parte di un bilancio di costi e benefici, come numeri, e alla fine dei conti come problemi”, ha dichiarato.

Conoscere la Dottrina Sociale della Chiesa

Nella lotta alla povertà, è necessario che le organizzazioni cattoliche “conoscano bene” la Dottrina Sociale della Chiesa, ha spiegato il Cardinal Martino, perché “l’oggetto di questa Dottrina è e sarà sempre la sacra dignità dell’uomo, immagine di Dio, e la tutela dei suoi diritti inalienabili”.

La base della Dottrina Sociale è “la verità sulla natura stessa dell’uomo, verità compresa dalla ragione e illuminata dalla Rivelazione, la sua forza di propulsione, l’amore come precetto evangelico e norma d’azione”.

La Chiesa, offrendo il suo insegnamento sociale, “non si limita a offrire principi di riflessione, orientamenti, direttrici, constatazioni o appelli, ma presenta anche norme di giudizio e direttrici per l’azione che ciascuno dei cattolici è chiamato a porre alla base della sua esperienza, per tradurla poi concretamente in categorie operative di collaborazione e impegno”.

“La luce della verità dell’uomo, creato da Dio e redento da Cristo, è la risposta a una delle maggiori debolezze della società contemporanea: l’inadeguata visione dell’uomo”, ha aggiunto il porporato. Questa visione “deve distinguere una ONG cattolica da quelle organizzazioni non governative che si dedicano a lottare contro l’estrema povertà e la fame”.

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ZENIT Staff

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