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Unioni civili: la Corte d’Appello di Roma conferma la “stepchild adoption”

Generazione Famiglia annuncia una mobilitazione nei confronti della Cassazione, in vista della sentenza definitiva

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Secondo l’avvocato Giancarlo Cerrelli, Segretario nazionale del Comitato Sì alla Famiglia, la sentenza prenatalizia della Corte d’Appello di Roma, che conferma la sentenza del Tribunale dei Minori di Roma dell'agosto 2014, entra a gamba tesa nel dibattito parlamentare sulle unioni civili, aprendo la strada alla cosiddetta stepchild adoption, cioè all'adozione del figlio del partner omosessuale.

La sentenza della Corte d’Appello ha confermato la possibilità di una donna di adottare la figlia della compagna omosessuale, diventando così la ‘seconda madre’ legale della bambina.

La sentenza del Tribunale dei Minori del 2014 aveva già suscitato i forti dubbi e le aperte critiche di numerosi giuristi, tra cui quelle del Presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli che l’aveva definita “una sentenza contro la legge”.

“È chiara – sostiene Cerrelli – la valenza ideologica del provvedimento che conferma una sentenza del tutto creativa e infondata sul piano logico giuridico. Il provvedimento non tiene conto del best interest of the child che deve essere valutato con estrema attenzione nel caso concreto, non potendosi tradurre in una vuota formula di rito”.

È proprio questo uno degli aspetti discutibili e che desta molteplici perplessità della sentenza della Corte d'Appello di Roma, che conferma quella del Tribunale dei Minori di Roma.

“In tali sentenze – afferma Cerrelli-  pur se si sostiene di prendere in considerazione l'interesse superiore del minore, si individua una serie di circostanze lontane a comprovare l'effettiva sussistenza nella fattispecie del best interest of the child”.

“Sarà opportuno – prosegue Segretario nazionale del Comitato Sì alla Famiglia – tuttavia, porre l'attenzione sugli effetti e sulle conseguenze sociali che deriveranno dall'applicazione di tale sentenza”.

Cerrelli si pone un interrogativo, cioè se dietro l'interesse superiore del minore si nasconda “il tentativo degli adulti di ottenere il riconoscimento giuridico di vincoli familiari diversi e non riconosciuti dalla legge”.

Il giurista, infine rileva che il periodo scelto dalla Corte d’Appello di Roma per la pubblicazione della sentenza ha un “evidente significato simbolico”.

Da parte sua Filippo Savarese, portavoce di Generazione Famiglia, co-promotrice del Family Day dello scorso 20 giugno a Roma, ha dichiarato:

“L’attacco alla famiglia non è più una questione politica ma una vera e propria emergenza democratica: i giudici snaturano il matrimonio e aboliscono ‘mamma e papà’ a colpi di sentenze che affermano princìpi ancora fortemente dibattuti in Parlamento e nell’opinione pubblica”.

Savarese  ha quindi annunciato l’imminente coinvolgimento di “personalità e associazioni in un appello pubblico e popolare alla Corte di Cassazione, perché in terzo grado eserciti con rigore il suo alto ruolo costituzionale di giudice di legittimità, disinnescando questa pericolosa escalation di sentenze “inventate”sulla famiglia e riportando il discorso giuridico sull’adozione ai suoi termini legali oggettivi”.

 

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ZENIT Staff

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