Bisogna vivere le fatiche dello studio “con gli occhi fissati su Cristo”

Afferma il Cardinale Grocholewski agli studenti delle Università Ecclesiastiche di Roma

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 28 ottobre 2005 (ZENIT.org).- Nelle difficoltà dello studio, non bisogna mai scoraggiarsi, ma bisogna continuare ad alimentare la propria fede attraverso l’Eucaristia, ha detto questo giovedì sera il Cardinale Zenon Grocholewski nell’incontrarsi con gli studenti e i docenti delle Università Ecclesiastiche di Roma

“I vostri studi sono sorgente di grande gioia: gioia dell’apprendimento, della ricerca, della scoperta e della consegna della verità” ha riconosciuto il Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica durante la Messa celebrata nella Basilica di San Pietro.

Tuttavia, ha poi precisato, “ non possiamo ignorare che questo tempo di studio talvolta può essere vissuto anche come un tempo di prove”.

“Timore di fronte alle materie nuove e difficili; difficoltà nell’apprendimento di nuove lingue e per il confronto con una cultura totalmente diversa; tristezza per la lontananza dalla propria terra e dai propri cari; scoraggiamento di fronte alla lunga durata degli studi, e magari per la redazione laboriosa di una tesi”, ha sottolineato.

In questo senso, “quanto è confortante”, ha detto il Cardinale, ascoltare l’Apostolo Paolo – di cui la liturgia proponeva come prima lettura l’Epistola ai Romani (Rm 8,31 b-39) – che ci rassicura “che nessun ostacolo può separarci dall’amore di Dio”, quando anzi “nella fede tutto può e deve avvicinarci a Lui”.

Il porporato ha quindi ricordato quanto affermato da Giovanni Paolo II nella sua enciclica Laborem exercens (14 settembre 1981) sul lavoro umano: “Ogni lavoro – sia esso manuale o intellettuale – va congiunto inevitabilmente con la fatica” (n. 27°).

Ora “il sudore e la fatica, che il lavoro necessariamente comporta nella condizione presente dell’umanità, offrono al cristiano e ad ogni uomo, che è chiamato a seguire Cristo, la possibilità di partecipare nell’amore all’opera che il Cristo è venuto a compiere”, scriveva Papa Wojtyla.

“Sopportando la fatica del lavoro in unione con Cristo crocifisso per noi, l’uomo collabora in qualche modo col Figlio di Dio alla redenzione dell’umanità. Egli si dimostra vero discepolo di Gesù, portando a sua volta la croce ogni giorno nell’attività che è chiamato a compiere”, aggiungeva ancora il predecessore di Benedetto XVI.

Nel tempo delle prove che ogni giovane si trova ad affrontare nel percorso accademico, ha quindi sottolineato il Cardinale Grocholewski “è necessario vivere risolutamente l’impegno dello studio e della ricerca con gli occhi fissati su Cristo”.

“Gli studi non sono solamente un momento di preparazione per la vostra vita e per il ministero che in futuro vi sarà affidato. Non sono una parentesi. Sin da questo momento, il Cristo desidera che li viviate rimanendo uniti a Lui”, ha ribadito.

Richiamando poi l’Anno Eucaristico conclusosi domenica scorsa, il porporato ha più tardi invitato a guardare all’Eucaristia come ad un “alimento” per “questo lungo viaggio costituito dal periodo degli studi.”

“Rivolgendo lo sguardo alle nostre fatiche, vorrei ricordare che c’è uno stretto legame tra l’Eucarestia, e più generalmente la preghiera, e gli studi, come attesta la vita di san Tommaso d’Aquino, di cui uno dei titoli è Doctor Eucharisticus”, ha detto.

“Tutte le volte – ci dice il suo biografo, Guglielmo de Tocco – che voleva studiare, intraprendere una disputa, insegnare, scrivere o dettare, si ritirava nel segreto dell’orazione e pregava versando delle lacrime, per ottenere l’intelligenza dei divini misteri”, ha quindi ricordato.

In conclusione, il porporato ha quindi invitato a recitare una preghiera a Dio Padre, invocando lo Spirito Santo affinché “c’insegni a volger verso di Te le gioie” e “c’insegni a viver le prove, in comunione con il Tuo Figlio da cui mai niente ci separerà”.

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ZENIT Staff

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