di Carmen Elena Villa
ROMA, venerdì, 31 luglio 2009 (ZENIT.org).- Alcuni pregavano Sant’Ignazio in ginocchio in inglese, spagnolo e italiano, nella cappella dove giacciono i suoi resti; altri accendevano candele e rimanevano in piedi pregando davanti alla tomba del santo.
Molti sacerdoti e fratelli gesuiti, così come fedeli di altre comunità la cui spiritualità è basata sulla costituzione ignaziana, hanno celebrato questo venerdì la festa del Santo di Loyola nella chiesa del Gesù, nel centro di Roma.
La cerimonia centrale è stata un’Eucaristia alle 19.00, presieduta da padre Adolfo Nicolás, superiore generale della Compagnia di Gesù.
“Sono venuto oggi a pregare sulla tomba di questo grande Santo che ha tanto influito sulla mia fede visto che ho studiato in un collegi gesuita”, ha affermato il laico cileno Felipe García.
“Questo è un bellissimo luogo di preghiera. Mi commuove sapere che ad esempio il mio compatriota Sant’Alberto Hurtado S.J. è venuto qui e ha pregato sulla tomba del fondatore della Compagnia di Gesù”, ha aggiunto.
A pochi metri si trova la stanza in cui è morto Sant’Ignazio, che attualmente può essere visitata dai pellegrini in alcune visite guidate programmate che si svolgono due volte al mese.
La stanza è stata trasformata in una cappella, il cui ingresso è adornato con affreschi dipinti da Andrea Del Pozzo, che ricordano alcuni episodi della vita del Santo.
Vi sono conservati anche alcuni dei mobili di Sant’Ignazio, così come le prime costituzioni della Congregazione da lui fondata.
“Sant’Ignazio è veramente una figura tra le più illuminanti di tutti i secoli, che ha vissuto una vita di grande impatto anche sociale”, ha detto a ZENIT padre Pietro Schiavone, vicerettore della chiesa del Gesù.
Per questo sacerdote gesuita, autore di vari libri tra cui “Esercizi Spirituali e Magistero”, il messaggio di Sant’Ignazio è “di un’attualità meravigliosa. Il Santo parlava della vocazione universale alla santità. Gli Esercizi possono essere meglio capiti se si leggono alla luce del Concilio Vaticano II”.
Mura che custodiscono la spiritualità
La costruzione del tempio in cui si trova oggi la tomba del Santo di Loyola è iniziata nel 1568, dopo che Sant’Ignazio aveva chiesto che si erigesse una chiesa per ospitare i sacerdoti e i fratelli della Compagnia di Gesù.
Sant’Ignazio non vide la chiesa costruita, ma il suo progetto, per la cui realizzazione le risorse furono mobilitate dal Cardinale Alessandro Farnese.
“Qui c’è sempre un ambiente di venerazione, di ammirazione, di stupore”, ha spiegato padre Schiavone.
“Man mano si conosce, si apprezza e si ammira ancor di più Sant’ Ignazio. Le persone vengono perché riconoscono in lui un autentico maestro di discernimento”, ha osservato.
La chiesa ospita anche grandi ricchezze artistiche. Come novità per quest’anno, i pellegrini potranno pregare davanti all’affresco chiamato Madonna della Strada, restaurato di recente da un gruppo di ricercatori dell’università La Sapienza di Roma.
A quanto sembra è stato realizzato a metà del XIII secolo. Lì i primi gesuiti si recavano a pregare chiedendo alla Madre di Dio illuminazione e protezione per quest’opera appena agli inizi e che oggi è presente in 127 Paesi dei cinque continenti.
All’inizio l’immagine si trovava nella cappella chiamata anch’essa della Madonna della Strada, concessa a Sant’Ignazio e ai gesuiti nel 1540, e che poi è stata trasferita nella chiesa del Gesù, dove ha subito alcuni deterioramenti.
Situata nella prima cappella della navata sinistra della chiesa guardando l’altare, migliaia di fedeli vi si recano a pregare o per apprezzare questa perla piena di spiritualità, arte e storia.
Ogni anno, il 31 luglio è una data speciale che riunisce migliaia di devoti di questo Santo spagnolo, nato ad Azpetia nel 1491, che volle essere soldato ma finì per combattere in uno degli eserciti più nobili: quella della sua lotta spirituale e dell’apostolato nei confronti dei suoi discepoli.
“Possa conoscerti intimamente per amarti con più amore e seguirti con più diligenza”, ripeteva il Santo di Loyola rivolgendosi a Cristo.