“Ogni questione sociale è sempre anche questione antropologica”

I Vescovi italiani mettono al centro i “valori non negoziabili”

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ROMA, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- Dopo aver analizzato la situazione del nostro Paese, i Vescovi italiani hanno ribadito il primato dei “valori non negoziabili” e che “ogni questione sociale è sempre anche questione antropologica”.

Nel comunicato finale del recente Consiglio episcopale permanente riunitosi a Roma la scorsa settimana si legge che nel prendere visione della bozza del Documento preparatorio dell’ormai imminente Settimana Sociale di Reggio Calabria (14-17 ottobre 2010), la cui pubblicazione avverrà nei prossimi mesi, i presuli hanno dato rilievo all’impostazione e ai contenuti dell’Enciclica Caritas in veritate.

A questo proposito – continua il comunicato – , sono chiare ed esplicite le parole di Benedetto XVI: ‘Non può avere solide basi una società, che – mentre afferma valori quali la dignità della persona, la giustizia e la pace – si contraddice radicalmente accettando e tollerando le più diverse forme di disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole ed emarginata’ (Caritas in veritate, n. 15).

In tale contesto, si spiega come i “valori non negoziabili”, richiamati nella sua prolusione dal Presidente della CEI, il Cardinale Angleo Bagnasco, “rappresentino la ragione e la missione dell’impegno dei cattolici nell’azione politica e sociale”.

Essi sono: “la dignità della persona umana, incomprimibile rispetto a qualsiasi condizionamento; l’indisponibilità della vita, dal concepimento fino alla morte naturale; la libertà religiosa e la libertà educativa e scolastica; la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna”.

“È solo su questo fondamento – continua la prolusione – che si impiantano e vengono garantiti altri indispensabili valori come il diritto al lavoro e alla casa; la libertà di impresa finalizzata al bene comune; l’accoglienza verso gli immigrati, rispettosa delle leggi e volta a favorire l’integrazione; il rispetto del creato; la libertà dalla malavita, in particolare quella organizzata”.

“Si tratta – affermava il Cardinale Bagnasco – di un complesso indivisibile di beni, dislocati sulla frontiera della vita e della solidarietà, che costituisce l’orizzonte stabile del giudizio e dell’impegno nella società. Quale solidarietà sociale, infatti, se si rifiuta o sopprime la vita, specialmente la più debole?”.

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ZENIT Staff

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