di Roberta Sciamplicotti
NEW YORK, venerdì, 11 giugno 2010 (ZENIT.org).- Per lottare efficacemente contro l’Hiv/Aids e sconfiggere questa pandemia, servono “sforzi maggiori” da parte della comunità internazionale, ha dichiarato l’Arcivescovo Celestino Migliore, Nunzio Apostolico e Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite.
Il presule è intervenuto questo mercoledì a New York alla 64ª sessione dell’Assemblea Generale dell’organismo sull’item 44, “Implementazione della Dichiarazione d’Impegno sull’Hiv/Aids e della Dichiarazione Politica sull’Hiv/Aids”.
Nella Dichiarazione d’Impegno sull’Hiv/Aids del 2001, ha ricordato, “Capi di Stato e di Governo hanno riconosciuto con urgente preoccupazione che la diffusione dell’Hiv costituiva ‘un’emergenza globale e una delle più grandi sfide alla vita e alla dignità umana’, nonché un serio ostacolo alla realizzazione degli obiettivi di sviluppo concordati a livello internazionale”.
Cinque anni dopo, nella Dichiarazione Politica “hanno notato con allarme che dopo un quarto di secolo di questo flagello stiamo ancora affrontando una ‘catastrofe senza precedenti'”.
In entrambe le occasioni, ha ricordato monsignor Migliore, si è preso un impegno per “intraprendere le azioni necessarie a combattere questa seria minaccia alla comunità umana”.
Consideranto il “significativo impegno” delle organizzazioni sostenute dalla Chiesa cattolica “nel fornire assistenza in ogni parte del mondo a chi è affetto da Hiv/Aids”, la delegazione vaticana ha voluto richiamare la necessità di sforzi maggiori per far fronte a questa epidemia, la risposta alla quale incontra ancora “molti ostacoli”.
“7.400 persone si infettano con l’Hiv ogni giorno; quasi quattro milioni di persone ricevono attualmente cure, mentre 9,7 milioni sono ancora in attesa di questi interventi che salvano e prolungano la vita; per ogni due persone che iniziano il trattamento, altre cinque vengono infettate”, ha rimarcato.
In questo panorama, monsignor Migliore ha dichiarato che, se bisogna combattere l’Aids “in modo realistico affrontando le cause alla radice” e “dare ai malati l’attenzione affettuosa di cui hanno bisogno”, è necessario “dare alla gente più della conoscenza, dell’abilità, delle competenze e degli strumenti tecnici”.
Per questo, chiede di “dedicare più attenzione e risorse a sostenere un approccio basato sui valori fondato sulla dimensione umana della sessualità, cioè un rinnovamento spirituale e umano che porti a un nuovo modo di comportarsi nei confronti degli altri”.
“La diffusione dell’Aids può essere fermata efficacemente, come affermano anche gli esperti di salute pubblica, includendo questo rispetto della dignità della natura umana e della sua inerente legge morale come elemento essenziale negli sforzi di prevenzione dell’Hiv”.
La delegazione vaticana è anche “profondamente preoccupata” per “il gap di fondi disponibili per i trattamenti antiretrovirali tra le popolazioni povere ed emarginate”.
I donatori internazionali, ha riferito l’Arcivescovo, hanno dato istruzioni ai fornitori di questi medicinali collegati alla Chiesa cattolica di “non iscrivere nuovi pazienti in questi programmi”, ed “esprimono preoccupazione per gli ulteriori tagli anche per quanti ricevono già questi trattamenti”.
In un contesto simile, “la comunità globale ha una seria responsabilità di offrire un accesso equo e continuo a tali medicinali”. Se fallirà, “non solo provocherà perdite e sofferenze indicibili agli individui e alle famiglie direttamente colpiti dalla malattia, ma favorirà anche gravi conseguenze dal punto di vista della salute pubblica, sociali ed economiche per l’intera famiglia umana”.
L’Osservatore Permanente ha sottolineato che “particolarmente vulnerabili” sono i bambini affetti da Hiv o da infezione coordinata Hiv/tubercolosi.
“L’accesso alla diagnosi precoce e alla cura è molto meno accessibile per i bambini affetti da Hiv che per gli adulti”, ha denunciato. “Senza questo accesso, almeno un terzo di questi bambini muore prima del primo compleanno, e almeno la metà muore entro il secondo”.
“Questa perdita di generazioni future non può più essere affrontata con silenzio o indifferenza”.
“Di fronte alla minaccia dell’Hiv e dell’Aids – ha concluso -, dobbiamo riconoscere il bisogno della famiglia umana di solidarietà mondiale, onesta valutazione degli approcci del passato, che possono essere stati basati più sull’ideologia che sulla scienza e i valori, e azione decisa che rispetti la dignità umana e promuova lo sviluppo integrale di ogni persona e di tutta la società”.