ROMA, domenica, 14 novembre 2010 (ZENIT.org).- La Chiesa deve cercare linguaggi nuovi e creativi per comunicare all’uomo di oggi la bellezza della fede e della vita cristiana. È quanto ha detto questo sabato Benedetto XVI nel ricevere in udienza in Vaticano i partecipanti all’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura.
All’inizio dell’udienza il Presidente del Dicastero vaticano, l’Arcivescovo Gianfranco Ravasi – che sabato prossimo sarà creato Cardinale – ha spiegato che durante la plenaria sono stati percorsi i vari itinerari della comunicazione: “dal linguaggio artistico e musicale a quello giovanile, dal rito alla rete informatica e televisiva, dai linguaggi e dalle ‘icone’ virtuali ai segni materiali, dai simboli liturgici fino alla testimonianza personale ed esistenziale”.
La comunicazione, ha osservato il Santo Padre, è “uno dei nodi cruciali del nostro mondo” per questo compito fondamentale del dicastero vaticano per la cultura è “mettersi in ascolto degli uomini e delle donne del nostro tempo, per promuovere nuove occasioni di annuncio del Vangelo”.
Di fronte al clima di “profonda trasformazione culturale” caratterizzato da nuovi linguaggi e nuove forme di comunicazione”, ha osservato, “i Pastori e i fedeli avvertono con preoccupazione alcune difficoltà nella comunicazione del messaggio evangelico e nella trasmissione della fede, all’interno della stessa comunità ecclesiale”.
Inoltre, ha continuato, “i problemi sembrano talora aumentare quando la Chiesa si rivolge agli uomini e alle donne lontani o indifferenti ad una esperienza di fede, ai quali il messaggio evangelico giunge in maniera poco efficace e coinvolgente”.
Ecco quindi che “in un mondo che fa della comunicazione la strategia vincente, la Chiesa – afferma il Papa – non rimane indifferente” ma cerca “di avvalersi con rinnovato impegno creativo” e “con senso critico e attento discernimento” delle nuove modalità comunicative.
Infatti, “l’incapacità del linguaggio di comunicare il senso profondo e la bellezza dell’esperienza di fede può contribuire all’indifferenza di tanti, soprattutto giovani” e “può diventare motivo di allontanamento”.
“La Chiesa vuole dialogare con tutti, nella ricerca della verità – ha ribadito il Papa – ma perché il dialogo e la comunicazione siano efficaci e fecondi è necessario sintonizzarsi su una medesima frequenza”.
Per fare ciò la Chiesa può attingere allo “straordinario patrimonio” di simboli e immagini della sua tradizione: “In particolare il ricco e denso simbolismo della liturgia deve splendere in tutta la sua forza come elemento comunicativo, fino a toccare profondamente la coscienza umana, il cuore e l’intelletto. La tradizione cristiana, poi, ha sempre strettamente collegato alla liturgia il linguaggio dell’arte, la cui bellezza ha una sua particolare forza comunicativa”.
“Tuttavia – ha precisato – più incisiva ancora dell’arte e dell’immagine nella comunicazione del messaggio evangelico è la bellezza della vita cristiana”. Infatti, “alla fine, solo l’amore è degno di fede e risulta credibile. La vita dei santi, dei martiri, mostra una singolare bellezza che affascina e attira, perché una vita cristiana vissuta in pienezza parla senza parole”.
Per questo, ha concluso, “abbiamo bisogno di uomini e donne che parlino con la loro vita, che sappiano comunicare il Vangelo, con chiarezza e coraggio, con la trasparenza delle azioni, con la passione gioiosa della carità”.