Incamminarsi verso l’altro


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di padre Renato Zilio*

LONDRA, martedì, 30 novembre 2010 (ZENIT.org).- Londra. Un dolce volto di ragazza filippina accosta il bouquet di cinque candele d’avvento nella nostra chiesa. Con un sorriso impercettibile accende la prima, lentamente. È un gesto semplice e straordinario di una giovane migrante, sotto lo sguardo di tutti, nel silenzio generale. Tre candele di colore violaceo, una rosa e una bianca – quest’ultima servirà per illuminare la notte di Natale – sono il simbolo che si ritrova in tutte le chiese inglesi. Non sono solo candele. Sono passi di un cammino.

Questo gesto è un invito rivolto a tutti. Anzi, è un ordine interiore: partire. L’avvento, infatti, non è attendere, restare, sedersi o sperare. È incamminarsi. È ritrovare insieme la fede di Abramo: uscire dalla propria terra. Viaggiare come i pastori, come i re magi o come i migranti: milioni di uomini e di donne che escono dal loro mondo, animati dalla speranza. L’avvento è uscire dalla propria terra, dalla cerchia dei “nostri”. È superare lo status-quo, l’immobilismo, la sedentarietà, il ritmo stanco dell’abitudine. Da sempre l’incontro con Dio è nella novità, nella sorpresa o nell’incontro con un’umanità differente: quella dell’altro, che invita continuamente ad uscire da se stessi.

Il 28 novembre, abbiamo celebrato la prima domenica dell’Avvento. Abbiamo riscoperto una fede itinerante con tre comunità di migranti: una comunità italiana, una portoghese dell’isola di Madeira e una comunità dalle isole centrali dell’arcipelago filippino. Tra i canti e le letture nelle lingue e nei ritmi differenti, il tagalog emerge nella suggestione originale del suo ritmo e del suo mistero. Al termine della celebrazione tutti sono incuriositi dai cibi, dai sapori e dai colori differenti, ma subito dopo iniziano le danze di ogni Paese con gruppi dai differenti costumi. Ondulanti e delicatissimi i balli dall’oceano indiano, forti e ritmati quelli portoghesi, nostalgici e melodici i ritmi italiani. Ognuno con il suo genio, le sue qualità e il suo charme.

Sorprende vedere i filippini precipitarsi con i flash sulle danze portoghesi o gli italiani guardare le ragazze e le belle espressioni di un altro mare. José e la sua equipe di Madeira invitano a ballare gli italiani e i filippini. Sì, mettersi nella cultura, nei ritmi e nei gesti dell’altro è una straordinaria esperienza di alterità. Ciò ci ricorda come un giorno Dio stesso entrò nella danza degli uomini, per far loro capire che la differenza e la novità sono spesso i volti del suo essere, i due modi in cui si manifesta l’alterità. Insegnare, così, agli uomini che la differenza dell’altro – riconosciuta ed apprezzata – si fa pietra miliare per costruire la comunione. Vivere lo stupore, che dovrebbe nascere di fronte al nuovo e al diverso, è un invito sorprendente ad uscire dalla propria terra. Avvento. Il nostro incamminarci non sarà, allora, verso un presepio. Sarà verso un Dio che mette il suo piede nella storia dell’uomo. Entra oggi stesso in mezzo a noi e prende volentieri, come allora, le sembianze di uno straniero. Per invitarci, finalmente, ad entrare nella terra di Dio: la fratellanza.

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*Padre Renato Zilio è un missionario scalabriniano. Ha compiuto gli studi letterari presso l’Università di Padova, e gli studi teologici a Parigi, conseguendo un master in teologia delle religioni. Ha fondato e diretto il Centro interculturale di Ecoublay nella regione parigina e diretto a Ginevra la rivista “Presenza italiana”. Dopo l’esperienza al Centro Studi Migrazioni Internazionali (Ciemi) di Parigi e quella missionaria a Gibuti (Corno d’Africa), vive attualmente a Londra al Centro interculturale Scalabrini di Brixton Road. Ha scritto “Vangelo dei migranti” (Emi Edizioni, Bologna 2010) con prefazione del Card. Roger Etchegaray.

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ZENIT Staff

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