di Chiara Santomiero
ROMA, mercoledì, 23 marzo 2011 (ZENIT.org).- “Un’idea ‘geniale’ che ci restituisce Giovanni Paolo II nella sua spontaneità molto più dei tanti discorsi che costituiscono il suo magistero”. Il Cardinale Roberto Tucci, già organizzatore dei viaggi di papa Woityla, ha accolto con entusiasmo il libro “Compagni di viaggio. Interviste al volo con Giovanni Paolo II” curato dalla giornalista Angela Ambrogetti per la Libreria Editrice Vaticana e presentato questo mercoledì a Roma.
Il libro raccoglie materiale per lo più inedito recuperato dall’archivio della Radio Vaticana. “Oggi – ha spiegato padre Federico Lombardi, direttore generale della Radio Vaticana – le conversazioni di Benedetto XVI con i giornalisti nei voli verso destinazioni internazionali sono sbobinate immediatamente dagli stessi giornalisti e trasmesse mentre si è ancora in volo”.
Una volta, invece, non era così e la Radio Vaticana conservava in forma inedita molte registrazioni riguardanti Giovanni Paolo II che “a causa dell’eccezionale lunghezza e intensità del suo pontificato costituiscono il 70% dell’intero archivio”. Il libro consente, quindi “di tornare su risposte date dal Pontefice relativamente ad argomenti importanti e offre qualche cosa di veramente nuovo e utile per conoscerlo meglio in occasione della prossima beatificazione”.
“Le risposte ai giornalisti – ha aggiunto Tucci – dimostrano che Giovanni Paolo II non aveva alcuna paura di incontrarli anche quando era probabile che gli avrebbero rivolto domande non semplici”. Il Papa non si sottraeva mai al confronto e “non mancava di rispondere, magari con ironia”.
“Mai ‘off the records’, a microfoni spenti – ha confermato la vaticanista madrilena Paloma Gómez Borrero, che ha partecipato a tutti i 104 viaggi fuori dall’Italia di Giovanni Paolo II -: nessuno ci hai mai chiesto di tenere riservato quanto affermato dal Pontefice durante i viaggi in aereo”. Un privilegio, quello di viaggiare nell’aereo papale che “ha arricchito di contenuti l’esperienza personale oltre che professionale di quanti vi partecipavano, compensando largamente le…levatacce cui erano costretti i giornalisti”.
La giornalista ha anche concordato su come il colloquio con i giornalisti integrasse quanto il Pontefice avrebbe poi detto nei discorsi ufficiali: “ciò che ci disse, per esempio, nel viaggio verso Cuba sulla situazione del paese, sui diritti umani, sull’embargo, va strettamente unito a quanto disse poi nell’isola”.
Le conversazioni con i giornalisti dimostrano proprio, secondo Tucci “la conoscenza che il Pontefice acquisiva del Paese che si stava recando a visitare, sia attraverso i dati fornitigli dalla Segreteria di Stato che dai colloqui preventivi con i Vescovi di quegli stessi Paesi”. “Quando tornavo da uno dei viaggi per l’organizzazione delle visite papali – ha raccontato Tucci -, Wojtyla non mi chiedeva mai i particolari del programma concordato ma quali erano, a mio giudizio, i bisogni di quella Chiesa in quel momento storico”. Non si sottraeva nemmeno alle visite che offrivano maggiori criticità: “il Papa – affermava – deve andare proprio dalla Chiesa che ne ha più bisogno”.
Viaggi e conversazioni con la stampa erano, secondo Gianfranco Svidercoschi, altro vaticanista “storico” di diverse testate italiane, “espressione della sua idea di Chiesa che si apriva alla modernità senza farsi strumentalizzare”. “Il viaggio, affermò durante un’intervista Wojtyla – ha raccontato Svidercoschi – è già comunicazione perché aggiunge la presenza alla parola”.
Da ultimo, ma forse non meno importante, il libro secondo don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana, “offre anche una testimonianza sul valore del giornalismo, al di là dei luoghi comuni, nella capacità di cogliere attraverso le interviste il significato della nostra storia recente”.