Card. Scherer: la violenza, segno di disorientamento culturale

“La retta condotta, o il suo contrario, dipende dall’educazione”, afferma

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SAN PAOLO, giovedì, 24 marzo 2011 (ZENIT.org).- I tanti episodi di violenza nella società “denotano una radicale mancanza di considerazione per la dignità della persona umana, per i suoi diritti più elementari e per i valori etici che devono orientare le decisioni nella vita”.

Lo ha affermato l’Arcivescovo di San Paolo (Brasile), il Cardinale Odilo Scherer, in un articolo pubblicato sul quotidiano “O Estado de S. Paulo” in cui ha sottolineato che la violenza “è assenza di sensibilità, o disprezzo per il valori fondamentali della condotta”.

Il porporato ha dichiarato che sicuramente tutti sperano “che i responsabili compiano il loro dovere e le leggi siano più conosciute e rispettate, ma non è per mancanza di leggi che avvengono i crimini”.

“Se la grande garanzia per l’inibizione del crimine fosse l’autorità che rappresenta la legge, saremmo messi molto male e non ci sarebbero poliziotti sufficienti per vigilare su tutti i potenziali criminali”, ha aggiunto. “L’assenza dell’autorità incaricata di applicare la legge non legittima il crimine”.

Per il Cardinale, il trascinarsi della violenza “è segno di un disorientamento culturale, in cui c’è poca adesione a riferimenti etici condivisi, quando non mancano del tutto”.

“Valori altamente apprezzabili, come la vita umana, la dignità della persona, il bene comune, la giustizia, la libertà e l’onestà cadono a terra quando vengono loro sovrapposti altri ‘valori’, come il vantaggio individuale a qualsiasi costo o la soddisfazione delle passioni cieche, come l’odio, l’avarizia, la lussuria, la vanità egocentrica…”.

“Principi etici così elementari quanto essenziali, come ‘non fare agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te’, o quelli dell’inviolabilità della vita umana, del rispetto per la persona, del senso della giustizia e della responsabilità condivisa perdono sempre più il loro spazio a vantaggio di quello che si potrebbe definire ‘pragmatismo individualista senza principi’”.

Monsignor Scherer ha segnalato che “se ciascuno elabora i riferimenti per il proprio agire in base all’impulso delle passioni, alle convenienze o ai vantaggi del momento, perdiamo i riferimenti comuni della condotta nel convivio sociale”.

La retta condotta, o il suo contrario, “dipende dall’educazione – ha sottolineato il Cardinale –; virtù e vizio hanno maestri e curricula propri”.

“Valori e principi sono insegnati e appresi, e l’intelligenza umana è capace di riconoscerli, di distinguere tra ciò che è bene e ciò che è male. A sua volta, la coscienza personale e la volontà, quando ben chiarite e motivate, si inclinano verso il bene e rifiutano il male”.

“La legge esteriore, di per sé, è costrittiva, perché è accompagnata dalla minaccia, non molto efficace, del castigo e della pena. Un’efficacia maggiore della legge è garantita dall’adesione interna e libera al valore che difende. E’ la legge morale inscritta nel cuore”.

Il Cardinale ha riconosciuto che da questo punto di vista c’è molto da lavorare. “Sappiamo che attualmente gli agenti tradizionali dell’educazione, come la famiglia, la scuola e le organizzazioni religiose, stanno riuscendo a farlo in modo molto limitato, e il loro ruolo nell’educazione è perfino ostacolato”.

“Dall’altro lato, c’è una progressiva decostruzione dei riferimenti etici della condotta personale e collettiva”.

A questo riguardo, ha citato vari fattori che contribuiscono all’erosione dei valori e al disorientamento dell’etica nel convivio sociale.

Tra questi, “la spettacolarizzazione della violenza; il cattivo esempio che viene dall’alto; l’impunità, che porta a credere che il crimine paga; lo sfruttamento economico della corruzione dei costumi e la capitolazione del potere costituito di fronte al crimine organizzato, che guadagna molto con il commercio letale della droga”.

“Il trascinarsi della violenza gratuita è una conseguenza naturale”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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