CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 2 novembre 2011(ZENIT.org).- Alle ore 11 di lunedì 31 ottobre, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza il signor Almir Franco de Sá Barbuda, Ambasciatore del Brasile presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.
Rivolgendosi al nuovo Ambasciatore, il Pontefice Benedetto XVI ha espresso la sua premura per il Brasile ed il suo popolo, ribadendo i principi della libertà religiosa e del grande contributo all’educazione ed alle opere di carità svolte dalla Chiesa cattolica.
Il Papa ha ricordato la cattolicità del popolo brasiliano, fin dalla prima messa celebrata il 26 ottobre 1500, che ha lasciato testimonianze nelle città con nomi di santi, e negli innumerevoli monumenti religiosi, tra i quali il Cristo Redentore a braccia aperte, situato sulla cima della montagna del Corcovado, sopra la baia di Rio de Janeiro.
Secondo il Pontefice la Chiesa cattolica non ha lasciato solo esempi materiali ma ha aiutato a forgiare lo spirito brasiliano caratterizzato dalla generosità, dalla laboriosità, dall’apprezzamento per i valori familiari e per la difesa della vita umana in tutte le sue fasi.
In merito al rapporto tra Stato e Chiesa, papa Benedetto XVI ha ricordato le parole della Gaudium et spes, in cui al n°76, si dice che “la comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l’una dall’altra nel proprio campo. Ma tutte e due, anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale degli stessi uomini”.
“La Chiesa spera che lo Stato, a sua volta, riconosca che per una sana laicità non deve considerare la religione semplicemente come un sentimento individuale che può essere relegato in ambito privato, ma come una realtà che, pur essendo organizzata anche in strutture visibili, ha bisogno di vedere riconosciuta la propria presenza pubblica”.
In questo contesto il Papa ha ricordato che “è funzione dello stato garantire la possibilità di libero esercizio del culto di ciascuna confessione religiosa, così come le attività culturali, educative e caritatevoli, quando non sono in contrasto con la pubblica morale”.
Il contributo della Chiesa non si limita solo a iniziative di assistenza, umanitarie e educative – ha precisato il Vescovo di Roma – ma è soprattutto indirizzato alla crescita etica della società, con particolare cura delle diverse manifestazioni di apertura al trascendente e attraverso la formazione delle coscienze sensibili alle opere di carità.
Facendo riferimento all’accordo firmato nel 2008 tra lo stato del Brasile e la Santa Sede, Il Pontefice ha precisato che la Chiesa contribuisce in particolare all’opera di educazione, che “non può essere ridotta a una mera trasmissione di conoscenza e abilità al fine di formare un professionista” ma “deve coinvolgere tutti gli ambiti della persona, dal suo vivere in società al desiderio di trascendenza”.
“Pertanto – ha aggiunto il Papa – l’educazione religiosa nelle scuole pubbliche, oltre a non ferire la laicità dello Stato, assicura il diritto dei genitori di scegliere l’educazione dei figli, contribuendo così alla promozione del bene comune”.
Inoltre nel campo della giustizia sociale, Il Governo brasiliano sa di poter contare sulla Chiesa cattolica come un interlocutore privilegiato in tutte le sue iniziative per sradicare la fame e la miseria.
La Chiesa, ha concluso Benedetto XVI, “non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia. Per questo si mostrerà sempre felice di sostenere i più bisognosi, aiutandoli a liberarsi dalle situazioni di indigenza, povertà e esclusione”.