CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 13 novembre 2011 (ZENIT.org) – Commentando le Letture di oggi, Benedetto XVI, durante l’Angelus, ha richiamato l’attenzione sulla “provvisorietà della vita terrena”, che va vissuta “come un pellegrinaggio, tenendo lo sguardo rivolto alla meta” che è Dio.
“La consapevolezza del ritorno glorioso del Signore Gesù ci sprona a vivere in un atteggiamento di vigilanza, attendendo la sua manifestazione nella costante memoria della sua prima venuta”, ha aggiunto il Santo Padre.
Analizzando la parabola dei talenti (Mt 25,14-30), il Papa ha detto: “Sarebbe da stolti pensare che questi doni siano dovuti, così come rinunciare ad impiegarli sarebbe un venir meno allo scopo della propria esistenza”.
Il Pontefice ha poi citato quanto scritto sulla stessa parabola da San Gregorio Magno più di 14 secoli orsono: “È perciò necessario, fratelli miei, che poniate ogni cura nella custodia della carità, in ogni azione che dovete compiere”.
“E dopo aver precisato che la vera carità consiste nell’amare tanto gli amici quanto i nemici, aggiunge: se uno manca di questa virtù, perde ogni bene che ha, è privato del talento ricevuto e viene buttato fuori, nelle tenebre”, ha aggiunto Benedetto XVI proseguendo la citazione del suo santo predecessore.
Il Papa ha concluso il proprio commento al Vangelo di oggi, ricordando che la vigilanza è “l’atteggiamento di chi sa che il Signore ritornerà e vorrà vedere in noi i frutti del suo amore” e che “solo praticando la carità, anche noi potremo prendere parte alla gioia del nostro Signore”.
Subito dopo la recita dell’Angelus, Benedetto XVI ha ricordato che oggi ricorre la Giornata Mondiale del Diabete, “malattia cronica che affligge molte persone” e ha rivolto la propria preghiera per i malati sofferenti di questa patologia e per gli operatori sanitari e i volontari che la curano.
Il Santo Padre ha rammentato anche la ricorrenza della Giornata del Ringraziamento. “Guardando ai frutti della terra che anche quest’anno il Signore ci ha donato – ha detto – riconosciamo che il lavoro dell’uomo sarebbe vano se Lui non lo rendesse fecondo. ‘Solo con Dio c’è futuro nelle nostre campagne’. Mentre rendiamo grazie, impegniamoci a rispettare la terra, che Dio ci ha affidato”.