ROMA, lunedì, 14 novembre 2011 (ZENIT.org) – Parlando a Roma, il presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy, ha tenuto un plaidoyer per un “vivere insieme europeo” e per un’economia “socialmente ed umanamente” corretta.
Van Rompuy ha tenuto infatti la mattina di sabato 12 novembre presso la Pontificia Università Gregoriana (PUG) una conferenza intitolata “‘Solitario – Solidario’, ovvero l’essenza di un vivere insieme europeo”, alla presenza del cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica e Gran Cancelliere dell’Università, padre Adolfo Nicolás, S.I., superiore generale della Compagnia di Gesù, il professor Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte costituzionale italiana – che ha evocato i 150 anni dell’Unità d’Italia – e membri del Corpo Diplomatico, fra i quali l’ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, Stanislas de Laboulaye.
Il presidente europeo è stato accolto dal rettore della “Gregoriana”, padre François-Xavier Dumortier, S.I., il quale ha evocato il “coraggio” necessario ai responsabili politici. “Il coraggio politico richiede molto dello stastista, soprattutto quando si tratta allo stesso tempo di continuare questo progetto appassionante che è la costruzione di un’Europa più solidale che sia una terra di pace e giustizia, e di trovare, giorno dopo giorno, attraverso le luci e le ombre dell’attualità storica, le vie e i modi di un vivere insieme che abbia senso”, ha detto il gesuita.
Il presidente del Consiglio europeo ha sottolineato che l’Europa “in continua costruzione” è unita da valori basati sull’amore – essendo la solidarietà “diventata, ai nostri giorni, troppo istituzionale”.
L’Europa, come “progetto politico” è stata “la risposta alla guerra, all’orrore”, essa “si è costruita attraverso la memoria delle tombe di milioni di innocenti”, ha detto Van Rompuy. Oggi, tuttavia ha ammesso, è da temere che essa possa cadere nell’individualismo, di cui il populismo e il nazionalismo sono le espressioni. Il presidente ha deplorato che il mondo da una parte “si umanizza perché, ovunque, combatte la povertà”, dall’altro lato “si spersonalizza perché il nostro destino diviene sempre più dipendente da un sistema finanziario capitalista sfrenato e senza etica”. Secondo Van Rompuy, oggi, c’è una “nuova sfida” da raccogliere, cioè quella di “realizzare un’economia che chiamerei ‘socialmente e umanamente’ corretta”.
Il presidente del Consiglio Europeo ha sottolineato l’importanza del rispetto della “persona”. “Se, domani, l’Unione europea, la comunità dei popoli europei, desidera raggiungere, a livello globale, una più grande unità nel rispetto della libertà dei popoli, essa dovrà indubbiamente fondarsi su ciò che costituisce il suo genio, vale a dire, su una più grande solidarietà di tutti nel rispetto dell’integrità di ciascuno”, così ha ribadito.
Per Van Rompuy, la famosa strategia dei piccoli passi tanto cara ai “padri” dell’Europa, non ha perso la sua rilevanza. L’essenza di un’Europa in costruzione non risiede “in uno spirito di conquista alla maniera di Carlo Magno, di Carlo Quinto o di Napoleone”, ma “in piccoli passi intrapresi quotidianamente”, perché “in mancanza di grandi sogni, impossibili da realizzare, noi proviamo, dico bene ‘proviamo’, a mantenere politicamente, diplomaticamente ed economicamente l’Europa sulle rotaie e, per il bene di tutti, a far avanzare il treno conducendolo verso un vivere migliore, un migliore vivere in comune”.
Tutto all’inizio della sua conferenza, Van Rompuy ha citato la voce “Europa” della famosa Enciclopedia di Diderot e D’Alembert: “Poco importa che l’Europa sia la più piccola delle quattro parti del mondo per estensione territoriale, poiché è la più considerevole di tutte per il suo commercio, le sue navigazioni, per la creatività, i lumi e l’operosità dei suoi popoli, per la conoscenza delle arti, delle scienze, dei mestieri, e ciò che è più importante, per il Cristianesimo la cui morale caritatevole tende solo al benessere della società”.
di Anita S. Bourdin
[traduzione di Paul De Maeyer]
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