"La falsità è opera del diavolo"

Durante l’Angelus, Benedetto XVI ha spiegato come Giuda, avendo scambiato Gesù per un leader politico, si sente tradito e si vendica del Maestro

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di Luca Marcolivio

CASTEL GANDOLFO, domenica, 26 agosto 2012 (ZENIT.org) – Anche il Vangelo di oggi (Gv, 6,66-70) come quello di domenica scorsa, mette in luce gli aspetti meno umanamente accettabili e meno razionalmente comprensibili dell’insegnamento di Gesù Cristo. Lo ha sottolineato papa Benedetto XVI durante l’Angelus di stamattina.

L’evangelista Giovanni riferisce che dopo il discorso di Gesù sul “pane della vita”, molti dei suoi discepoli “tornarono indietro e non andavano più con lui” (Gv 6,66). Frasi come “Io sono il pane vivo disceso dal cielo, chi mangia la mia carne e beve il mio sangue vivrà in eterno” (cfr. Gv 6,51.54), sono per loro “inaccettabili” ed “incomprensibili”.

Quei discepoli si dissociarono dal Maestro in quanto riuscirono ad intendere la sua rivelazione “in senso solo materiale, mentre in quelle parole era preannunciato il mistero pasquale di Gesù, in cui Egli avrebbe donato se stesso per la salvezza del mondo”, ha spiegato il Papa.

Gesù, poi, provoca gli Apostoli, domandando loro: “Volete andarvene anche voi?” (Gv 6,67). Il più rapido a raccogliere la sfida è Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6,68-69).

Come osservò Sant’Agostino, Pietro comprende le parole del Maestro, “per grazia di Dio” e “per ispirazione dello Spirito Santo”, perché, prima ancora di conoscere, ha creduto che Gesù ci dona la vita eterna, offendo il suo corpo risorto e il suo sangue. “Se, infatti, avessimo voluto conoscere prima di credere, non saremmo riusciti né a conoscere né a credere”, afferma il santo di Ippona.

Gesù ha anche intuito che tra i Dodici si annida il traditore: Giuda, pur essendo tra quelli che non avevano creduto, rimane accanto al Maestro. “Avrebbe forse dovuto andarsene, se fosse stato onesto”, ha commentato il Santo Padre.

Ma Giuda continua a seguire Gesù con l’intento di vendicarsi. Lo tradisce perché si sente tradito a sua volta. Giuda, infatti, “era uno zelota, e voleva un Messia vincente, che guidasse una rivolta contro i Romani. Gesù aveva deluso queste attese”, ha commentato Benedetto XVI.

Alla fine Giuda non se ne andò, “e la sua colpa più grave fu la falsità, che è il marchio del diavolo”, ha aggiunto il Papa. È per questo che Gesù disse ai Dodici: “Uno di voi è un diavolo!” (Gv 6,70).

L’invocazione finale del Pontefice a Maria Santissima è stata pertanto di aiutare il popolo di Dio “a credere in Gesù, come san Pietro, e ad essere sempre sinceri con Lui e con tutti”.

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ZENIT Staff

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