di Nicola Rosetti
ROMA, sabato, 15 settembre 2012 (ZENIT.org).- L’ultima sala che visitiamo prende il nome da uno dei dipinti in essa contenuti. Fu decorata da Raffaello e dagli allievi della sua scuola fra il 1514 e il 1517 durante il pontificato di Leone X che volle utilizzare questo ambiente come sala da pranzo. Il Pontefice volle celebrare due omonimi pontefici Leone III e Leone IV, entrambi raffigurati con le sembianze del Papa committente.
Nel primo affresco vediamo rappresentata la battaglia di Ostia combattuta nell’849. La flotta cristiana combatte, sconfiggendola, quella saracena nei pressi della foce del Tevere. Sulla sinistra si riconosce il castello di Ostia. Al Papa Leone IV, seduto su un trono, vengono condotti i prigionieri del contingente nemico. Il tema di questo dipinto si deve alla preoccupazione del Papa per l’Europa che a quel tempo era minacciata dai turchi.
Leone IV è il protagonista anche del successivo affresco che dà il nome a tutta la sala. Il Pontefice affacciato da suo palazzo, rispondendo alla richiesta di aiuto di numerose donne, con la sua benedizione sta spegnendo un incendio divampato nell’847 nel rione Borgo. Accanto al palazzo papale possiamo scorgere l’antica basilica di San Pietro. In primo piano vediamo le bellezze di Roma che vanno in rovina: il Tempio di Marte Ultore a sinistra e quello di Saturno a destra. Anche questa scena è dettata dal contesto storico e vuole mostrare il carattere pacifico della Santa Sede che cerca di moderare le rivalità fra le grandi potenze europee.
Nella terza parete è rappresentato un episodio chiave della storia europea: durante la notte di Natale dell’anno 800, il Papa Leone III incorona Carlo Magno Imperatore. Il Pontefice, assiso in trono e attorniato da un gran numero di vescovi, pone sulla testa del sovrano francese inginocchiato la corona imperiale, mentre un giovane paggio regge quella reale appena deposta. L’affresco allude al concordato stipulato nel 1515 a Bologna fra lo Stato della Chiesa e il Regno di Francia. Se infatti si presta attenzione, si possono scorgere nei volti di Leone III e di Carlo Magno le sembianze del Papa Leone X e del Re Francesco I
L’ultima scena rappresentata nella sala ha ancora una volta come protagonista Papa Leone IV e rappresenta un episodio accaduto due giorni prima dell’incoronazione di Carlo Magno. Il pontefice, assistito da due diaconi, giura, ponendo le mani sul libro dei Vangeli posto sull’altare, di rispondere delle sue azioni solo davanti a Dio e non intende discolparsi dalle false accuse mossegli dai nipoti del Papa Adriano I. A rafforzare l’idea che il Pontefice può essere giudicato solo da Dio, nel paliotto dell’altare è raffigurata la martire Caterina che non viene lesa dalle ruote dentate che i suoi carnefici hanno predisposto per torturarla. Assistono al giuramento l’imperatore Carlo V, l’altro personaggio di primo piano nel quadro politico del ‘500 insieme a Francesco I, che ci dà le spalle e indossa una catena d’oro e vari Vescovi. L’affresco vuole ricordare la conferma, avvenuta durante il quinto concilio Lateranense, della Bolla Unam Sanctam con la quale il Papa Bonifacio VIII si proclamava suprema autorità civile e spirituale
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