ROMA, lunedì, 1 ottobre 2012 (ZENIT.org).
Lettura
Gesù sta salendo a Gerusalemme. Ha già annunciato ai suoi quali sofferenze lo attendono nella città santa e, nei versetti che precedono immediatamente il Vangelo odierno, dà loro il secondo annuncio della Passione. Restiamo interdetti da questa discussione tra i discepoli, su «chi di loro fosse più grande». Ad ogni annuncio della Passione, segue sempre una reazione inadeguata dei suoi apostoli. Ma Gesù coglie questa occasione per insegnarci a vivere nella misura e nella dignità di figli di Dio.
Meditazione
La diatriba tra gli apostoli, che già da diverso tempo seguono e conoscono Gesù, ci lascia perplessi. Ma ancor più ci lascia perplessi la reazione di Gesù che non si adira, né li umilia per la loro meschinità, né li rimprovera. Sa che nel cuore dell’uomo c’è un desiderio di dominio, di competizione, di grandezza e che al di là di ogni aspirazione squilibrata, c’è sempre qualcosa di buono. Egli non colpevolizza il desiderio naturale di grandezza che gli apostoli manifestano, ma le strade che gli uomini spesso seguono per diventare grandi. È qui che l’uomo sbaglia! La grandezza, infatti, sta nell’accogliere la piccolezza! L’uomo è veramente creatura piccola, mortale, limitata. Accogliere semplicemente la propria natura umana nella sua fragilità, che il Vangelo evidenzia nella figura di un bambino, significa accettare una grandezza, una dignità, una misura che viene da Dio che ci ha creati. “Il più grande” è colui che sa di dipendere da Dio, sa che la sua vita è nelle mani di un Altro che per lui nutre amore e misericordia. Il bimbo dipende, infatti, dall’adulto, vive di accoglienza, dello spazio di amore che gli si lascia. Ricordarsi che la propria vita è nelle mani di Dio, che la propria piccolezza è la strada per arrivare a quella statura cui Egli ci chiama, questo è il prezioso segreto che oggi il Vangelo ci consegna. Così, il desiderio di sopraffazione sull’altro svanisce, perché l’altro viene accolto – e non dominato – con la stessa cura con cui si accoglie un bambino. Come cambia lo sguardo che abbiamo sull’altro! Non più il sospetto o la paura, ma il reciproco “farsi spazio”. Gesù stesso si identifica con questo piccolo, chiede la nostra accoglienza, chiede di fare spazio nel nostro cuore alla sua presenza. Lui, il creatore, si fa servo di tutti, si fa l’ultimo, e vive là dove viene accolto!
Preghiera
Quanta fatica faccio, umile Gesù, a riconoscere la mia fragilità, le mie ferite, le mie malattie. Quanta fatica faccio ad accettare di essere semplicemente tua creatura! Eppure non ti stanchi di insegnarmi che accogliere questa mia natura, opera delle tue mani, è la strada della santità! Possa abbracciare ogni giorno con stupore e gratitudine, la mia realtà bisognosa di te. Amen.
Agire
Avrò un’attenzione particolare verso quella persona che suscita in me maggiore difficoltà nell’accoglierla.
Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane della Comunità Santi Quattro Coronati a Roma, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it