Imparare ad essere figli

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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ROMA, mercoledì, 10 ottobre 2012 (ZENIT.org).

Lettura

Il brano evangelico di oggi segna l’inizio del capitolo 11 del Vangelo di Luca, che dedica un’ampia parte all’insegnamento di Gesù sulla preghiera. In molte pagine evangeliche emerge un aspetto particolare dell’orazione di Gesù, che sfocia spesso in decisioni importanti, come ad esempio la scelta dei Dodici. Oggi il Maestro ci insegna a stare con semplicità, come figli davanti al Padre che ci ama.

Meditazione

Uno dei discepoli di Gesù, colpito dal modo in cui Egli prega, gli rivolge la richiesta di insegnargli a pregare. Sembra quasi che voglia chiedere di imparare “quella cosa bella” che vede fare a Gesù. I discepoli sapevano pregare, così come pregavano tutti gli ebrei; eppure scorgono un’altra bellezza, un fascino che desiderano sperimentare. La relazione che vedono esserci tra Gesù e il Padre non ha nulla di doveroso, di rigido. Non è un metodo da apprendere, né una serie di formule da recitare. C’è semplicemente una bellezza, un desiderio di Gesù di sostare di fronte al Padre. Pregare come prega Gesù, significa entrare in questa stessa bellezza, in questa relazione profonda che il Figlio vive con il Padre; significa restare sotto lo sguardo del Padre, nella consapevolezza grata e commossa di tutto quello che ha ricevuto. Gesù sa di essere oggetto di attenzione del Padre, ne gode, si lascia raccontare dal Padre, si lascia amare da Lui! Se quel discepolo ha voluto sapere qualcosa della preghiera, è solo perché si è fatto voce di quel desiderio profondo che non solo albergava nel suo cuore, ma anche in quello di ciascuno di noi. È il desiderio di Dio! La preghiera ci permette di mantenere viva questa fiamma, che è la parte più vera di noi. Come Dio stesso, prima ancora dell’uomo, ha desiderio di noi! E noi, come Gesù, godiamo della gioia che Dio ha di stare con noi, ci lasciamo guardare da Lui, lasciamo che la Sua Parola ci formi. Quello che Gesù insegna è tutto in quella dolcissima parola “Padre”, perché dice l’affetto e la cura, dice la Sua chiamata per ciascuno all’esistenza, per il solo fatto che dall’Eternità ha pensato e voluto la nostra vita. La preghiera allora è proprio bella!

Preghiera

«Padre delle misericordie, ascolta il mio gemito e porgimi la mano, perché mi tragga dal profondo delle acque, cosicché io non muoia sotto lo sguardo misericordioso dei tuoi occhi, ma possa giungere a te, Signore mio Dio, e sempre fissi il tuo volto e canti lodi al tuo nome santo… »(Sant’Agostino, Soliloqui, XXXVII).

Agire

In questa mia giornata dedicherò del tempo a mio padre: se è anziano o malato lo andrò a trovare; se è già in cielo pregherò per lui durante la Messa; se non lo sento da tempo, o sono in lite con lui, è il giorno giusto per riaccendere un legame impallidito.

Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane della Comunità Santi Quattro Coronati a Romatratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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