ROMA, martedì, 16 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Riprendiamo il testo integrale del documento del Convegno nazionale degli insegnanti di Ac, svoltosi domenica 14 ottobre a Roma, sotto il titolo “Nella scuola con stile, per costruire il domani”.
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La scuola ha il compito di trasmettere il patrimonio culturale elaborato nel passato, aiutare a leggere il presente, far acquisire le competenze per costruire il futuro, concorrere, mediante lo studio e la formazione di una coscienza critica, alla formazione del cittadino e alla crescita del senso del bene comune. La forte domanda di conoscenze e di capacità professionali e i rapidi cambiamenti economici e produttivi inducono spesso a promuovere un sistema efficiente più nel dare istruzioni sul “come fare” che sul senso delle scelte di vita e sul “chi essere”.
(Orientamenti Pastorali Cei, “Educare alla vita buona del Vangelo” n. 46)
In un tempo di rapidi cambiamenti che mutano scenari, incrinano certezze e affievoliscono speranze sul futuro, gli insegnanti di Azione Cattolica si sono riuniti a Roma per una giornata di confronto sulla scuola e sull’essere insegnanti oggi.
Abbiamo voluto guardare il mondo della scuola, in cui quotidianamente lavoriamo, con l’occhio critico e sincero della realtà vissuta, e con il desiderio e l’attenzione di chi ama la scuola e si spende per renderla migliore di com’è.
Affidiamo queste nostre attese a tutti coloro i quali condividono la passione per l’educazione, la formazione, la possibilità di aiutare e aiutarsi reciprocamente a crescere verso quella pienezza di umanità che, a seconda delle personali convinzioni e sensibilità, si definisce realizzazione di sé, felicità, santità.
La prospettiva da cui muove la nostra riflessione è quella della professione: di quali insegnanti hanno bisogno oggi i ragazzi, i giovani, le famiglie, la società? E allo stesso tempo: quale contributo possono offrire gli insegnanti affinché il “tempo delle crisi” divenga il “tempo delle opportunità”?
L’intento è quello di tenere vivo il dibattito sulla scuola e sulle problematiche educative, consapevoli che questo nostro tempo necessita di un supplemento di pensiero condiviso, all’interno della nostra Associazione, e non solo.
Al di là delle semplificazioni o banalizzazioni sulla scuola, oltre le politiche che da decenni sanno per lo più operare tagli e riduzioni nel sistema scolastico, il nostro desiderio e impegno è contribuire a delineare quel nuovo profilo di insegnante – e quella rinnovata idea di scuola – di cui tutti avvertiamo la necessità.
1. “Prendersi cura”: la relazione educativa al centro
La centralità del soggetto che apprende nel contesto scolastico si concretizza attraverso un’autentica cura della relazione educativa tra insegnante e alunno, intesa come relazione che apre all’incontro con l’altro, accolto e considerato nella sua originalità. L’insegnante sa che il buon esito del percorso e dell’attività formativa si gioca sulla possibilità di arrivare alla testa (curiosità, motivazione, interesse), al cuore (affettività, socialità), all’anima (spiritualità) del bambino e del ragazzo. In questa prospettiva si costruiscono progettazioni educative e didattiche capaci di cogliere ed accogliere le domande di vita e gli orizzonti di senso che gli studenti pongono alla scuola e, in generale, al mondo degli adulti. Perciò la definizione delle strategie e delle metodologie didattiche è orientata non verso individui astratti e genericamente intesi, ma verso ciascun alunno e ciascuna classe a partire dai loro bisogni educativi e formativi. Attraverso lo stile del “prendersi cura”, l’alunno può trovare nell’insegnante un affidabile e credibile punto di riferimento per la propria crescita. Buoni insegnanti si diventa. Da qui la necessità di investire maggiormente sia nella fase della preparazione dei futuri insegnanti e sia nella formazione permanente, perché lavorare in ambito formativo esige la costanza e la qualità dell’aggiornamento lungo l’intero percorso professionale, che non solo si concentri sulle conoscenze disciplinari o sulle competenze, ma “attrezzi” i docenti dal punto di vista della dimensione affettiva ed emotiva, delle capacità relazionali e di gestione dei conflitti.
2. “Corresponsabilità”: l’alleanza scuola-famiglia
L’esperienza ci insegna che la vita scolastica, oltre ai nuovi strumenti e alle consolidate modalità di incontro, necessita in questo momento di una rinnovata capacità di costruire virtuose interazioni tra scuola e famiglia, attraverso momenti di vero scambio e confronto, in cui a ciascuno, secondo il proprio ruolo, spetta di definire e condividere le comuni finalità formative, in nome di un reale protagonismo dei ragazzi e dei giovani. Spesso alla scuola viene delegato il principale compito educativo, che è della famiglia: in certe situazioni, essa deve farsi carico di un necessario compito di supplenza, per non lasciare l’alunno privo di ogni riferimento adulto. Grazie allo stile della corresponsabilità, l’insegnante potrà contribuire – con le proprie capacità umane e competenze professionali – all’indispensabile opera di alleanza educativa tra scuola e famiglia, che, al di là degli adempimenti normativi e burocratici, è fatta di stile nella relazione, rispetto delle reciproche competenze, possibilità di incontro e di condivisione dell’esperienza formativa e scolastica degli alunni. Occorre restituire agli insegnanti e a chi lavora nella scuola quel valore aggiunto di considerazione, autorevolezza, adeguato riconoscimento che consentano alla professione dell’insegnare di continuare ad essere per tanti docenti giovani e adulti una vera e propria arte, una vocazione, una passione viva capace di contribuire alla crescita umana, culturale e civile della società di oggi e di domani. La stessa esperienza degli organi collegiali, depauperati nella prassi del loro valore storico e progettuale, andrebbe sempre più rivalutata e migliorata, resa quindi laboratorio di corresponsabilità e democrazia. I vissuti degli insegnanti, degli studenti e delle rappresentanze elette possono costituire, infatti, un esemplare e concreto impegno nella costruzione della scuola come bene comune.
3. “Partecipazione”: scuola comunità educante
In quanto realtà intessuta di relazioni e incontri, la scuola è capace di offrirsi ai soggetti che la vivono quale autentica comunità educante, in grado di trasmettere e condividere quei valori che favoriscono e accrescono il comune senso di appartenenza. L’insegnante è chiamato a intessere reti virtuose nel territorio in cui la scuola opera, affrontando insieme ad alunni, colleghi e dirigente scolastico le inevitabili difficoltà che quotidianamente si presentano nell’ambito della classe, del plesso scolastico, degli istituti. La società, sempre più protesa oltre i confini locali e nazionali, invita e spinge le scuole ad intessere legami e costruire gemellaggi con realtà scolastiche di altri paesi e culture. In Azione Cattolica è significativa la promozione di tali esperienze; a tale proposito, desideriamo far conoscere il progetto degli insegnanti dell’Ac in Albania; l’esperienza dell’amicizia con le scuole interetniche di Sarajevo, promosse dalla Chiesa cattolica di Bosnia Erzegovina sin dai tempi della drammatica guerra degli anni ’90; esse costituiscono tuttora segno profetico di convivenza tra etnie e religioni differenti.
4. “Accoglienza”: la scuola di tutti e di ciascuno
L’esperienza scolastica pone le fondamenta del vivere sociale: il bambino prima e il ragazzo poi a scuola imparano la bellezza e la fatica della convivenza nella diversità. La scuola realizza appieno la propria funzione pubblica impegnandosi per il successo scolastico di tutti gli studenti, con una particolare attenzione al soste
gno delle varie forme di diversità, di disabilità o di svantaggio. Per l’insegnante – e per tutti i soggetti che operano nella scuola – significa accettare la sfida con la capacità di creare ambienti di apprendimento accoglienti e sereni, in cui lo star bene insieme e il volersi bene siano considerati obiettivi formativi principali, presupposti necessari per ogni ulteriore apprendimento, anche al fine di vincere il preoccupante fenomeno della dispersione scolastica. Lasciare la scuola sola a vivere e realizzare la sfida dell’accoglienza vuol dire indebolire fortemente il tessuto di relazioni che costituiscono il fondamento della piena cittadinanza e della crescita armonica di un territorio. L’insegnante accogliente – in sinergia con tutti i soggetti coinvolti e interessati – offre un contributo insostituibile alla costruzione di un domani in cui le scelte personali, religiose…, le condizioni sociali, culturali, economiche… non siano considerate impedimento, ma risorsa e possibilità di crescita reale e duratura.
5. “Professionalità”: insegnanti appassionati e autentici.
Grazie all’autonomia, la scuola si apre e interagisce con il territorio cui appartiene, portandovi la propria originale peculiarità: essere presidio di cultura e di convivenza democratica per le diverse generazioni, garantendo la trasmissione del patrimonio di identità, valori e tradizioni che ogni realtà (locale, nazionale, europea, planetaria) possiede. Grazie all’utilizzo dei diversi linguaggi, degli strumenti formativi, didattici e tecnologici, mettendo in relazione sistema formativo e mondo del lavoro, insegnanti e dirigenti scolastici sono sempre più impegnati ad elaborare percorsi e progettualità capaci di favorire negli studenti una costruzione del sapere che sia davvero capace di abbracciare l’intera esistenza del soggetto che apprende, superando una concezione statica e meramente trasmissiva del conoscere e dell’imparare. Mutati i contesti e moltiplicati gli ambienti di apprendimento per i ragazzi, alla scuola è chiesto di favorire l’acquisizione di competenze e di significati che durino per la vita, in grado di dare senso alle innumerevoli informazioni, esperienze e sfide che i bambini e i ragazzi affrontano oggi. Non di rado però l’insegnante si ritrova solo a vivere tale impegnativa responsabilità; occorrono perciò maggiori sinergie tra mondo della scuola e della ricerca, tra le diverse istituzioni e associazioni operanti nel territorio.
L’Azione Cattolica Italiana s’impegna a sostenere con fiducia quanti si spendono per esprimere una presenza qualificata nel mondo della scuola, attraverso la testimonianza personale dei valori cristiani, che passa attraverso uno stile connotato dal senso profondo di onestà, dall’impegno e dalla dedizione ai ragazzi, dalla relazione costruttiva e significativa con i colleghi e con le altre componenti della scuola. Intende continuare a collaborare a tutti i livelli perché le scuole si sentano provocate dalle domande dei ragazzi, delle famiglie e le colgano con passione educativa, garantendo non solo un ambiente scolastico sano, culturalmente qualificato, arricchito da proposte integrative, ma rispondendo ad esigenze ben più profonde, anche se a volte inespresse, che si collocano al livello delle domande di senso, della crescita integrale della persona. Pertanto è importante riconoscere nelle possibilità offerte dalle discipline scolastiche la principale fonte di educazione a scuola: senza assolutizzare alcuna conoscenza, col mero processo di trasferire nozioni e valutarle, agli insegnanti, oggi più che mai, si chiede di abilitare al senso critico ed al lavoro intellettuale serio, di coltivare un clima ricco di stimoli culturali, di aprire alla dimensione del trascendente come fondante e costitutiva dell’esistenza umana.
Prendersi cura, corresponsabilità, partecipazione, accoglienza e professionalità sono a nostro avviso i connotati dell’essere buoni insegnanti per questo tempo; sono tratti distintivi del nostro desiderio e impegno a vivere secondo il Vangelo da laici, nel mondo della scuola, la nostra professione; ci rendono impegnati insieme a chi vuole condividere con noi uno stile, un progetto, un’idea alta e profonda di scuola, avendo a cuore il presente e il futuro di ciascun alunno e dell’intero Paese.