ROMA, venerdì, 19 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Riprendiamo il saluto pronunciato ieri, giovedì 18 ottobre, nell’Auditorium di Loppiano, ad Incisa in Val d’Arno (FI), dal cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze e gran cancelliere dell’Istituto Universitario Sophia (IUS), in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno accademico.
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Illustre Signora Presidente, Reverendo Monsignor Preside, Eccellenza Rev.ma, onorevoli autorità, stimati docenti, cari studenti, siamo qui convenuti per l’inaugurazione del quinto anno accademico di una realtà che, seppur giovane, sta ormai entrando nel tessuto culturale del nostro tempo: l’Istituto Universitario Sophia. Esso ha come finalità, si legge nei primi articoli dei suoi Statuti, quella di «coltivare e promuovere, mediante la ricerca scientifica, la cultura dell’unità nella prospettiva della Rivelazione cristiana, considerando alla sua luce i nuovi problemi che sorgono, e presentarla agli uomini del proprio tempo nel modo adatto alle diverse culture». Sophia, in altre parole, si presenta come espressione concreta e vissuta della “nuova evangelizzazione”, oggetto di lavoro dell’attuale Sinodo dei Vescovi, che mi vede impegnato a Roma e a motivo del quale sono fisicamente impossibilitato a presenziare all’odierna inaugurazione.
«Coltivare e promuovere, mediante la ricerca scientifica, la cultura dell’unità». La finalità del nostro Istituto fa di Sophia una scuola di pensiero, non solo per i contenuti, ma anche per il metodo che ritma l’insegnamento, la ricerca, lo studio e la vita, sia del corpo docente sia degli studenti sia dello staff che supporta ed anima la vita accademica. Le diverse culture da cui provengono gli studenti, in particolare, attestano, nella luce dell’evento di Gesù Cristo, che esiste un’unità sapienziale non soltanto come obiettivo da raggiungere, ma come momento originario da cui ogni cultura scaturisce e a cui ciascuno di noi aderisce come risposta a quella personale chiamata che lo ha portato a scegliere questa particolare esperienza accademica.
Tale unità originaria si rende manifesta, inoltre, attraverso l’inter e trans-disciplinarietà che caratterizza il rapporto tra i diversi “saperi” all’interno dell’Istituto. A proposito di essa, mi tornano alla mente le parole che il Santo Padre Benedetto XVI ha proferito in occasione della sua visita, nel maggio scorso, all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Egli, rivolgendosi a professori e studenti della Facoltà di Medicina e Chirurgia, ha affermato: «La ricerca scientifica e la domanda di senso, infatti, pur nella specifica fisionomia epistemologica e metodologica, zampillano da un’unica sorgente, quel Logos che presiede all’opera della creazione e guida l’intelligenza della storia».
La distinzione epistemologica e metodologica – che ogni disciplina esibisce come sua qualità costitutiva – non solo deve tendere all’unità (in virtù dell’unità della persona umana che conosce e ricerca), ma rinviene l’unità come suo fondamento costitutivo e vocazionale: il Logos che illumina ogni uomo” (Gv 1,9) e che “carne si è fatto” (Gv 1,14) per dischiuderci la via verso il seno del Padre (cf. Gv 1,18). Nelle diverse discipline – penso alle tre specializzazioni dell’Istituto (quella filosofico-teologica, quella politica e quella economica) – deve risplendere quest’unità originaria che ha da guidare la nostra intelligenza della storia, di cui voi, carissimi studenti, siete chiamati ad essere i protagonisti.
In quello stesso discorso, il Papa ha messo in luce anche un altro aspetto in cui si riflette il nucleo generatore della logica che regge il progetto dell’Istituto Sophia: la «religione del Logos, il Cristianesimo – ha detto il Papa – non relega la fede nell’ambito dell’irrazionale, ma attribuisce l’origine e il senso della realtà alla Ragione creatrice, che nel Dio crocifisso si è manifestata come amore e che invita a percorrere la strada del quaerere Deum».
Il Logos, da cui scaturisce una nuova intelligenza di Dio e della creazione, per la fede cristiana ha una caratteristica che lo contraddistingue: si tratta, infatti, di Gesù il Cristo, il Logos crocifisso e risorto. Egli apre la strada a una nuova forma del quaerere Deum e dell’intelligere, una forma che assume la fisionomia dell’oggetto che cerca. È un pensiero “crocifisso” e “risorto”, dunque, che non si impone, non costringe, ma che nel fatto stesso di proporsi si fa generatore di vita, di verità, di unità.
Il quaerere Deum che si vive a Sophia è chiamato di giorno in giorno a incarnare questo nuovo intelligere, per generare, in una fertilità culturale aperta su tutti i fronti, un rinnovato pensiero cristiano.
Con la fiducia e la stima che nutro verso l’Istituto Universitario Sophia, per il suo essere vivace e promettente laboratorio di cultura, auguro a tutti voi un buon anno accademico, affidando alle vostre preghiere l’importante evento cui sto prendendo parte.
In Gesù, Maestro di sapienza,
Giuseppe Card. Betori
Arcivescovo Metropolita di Firenze
Gran Cancelliere dell’Istituto Universitario Sophia