ROMA, sabato, 20 ottobre 2012 (ZENIT.org).
Lettura
Nei capitoli che precedono il brano odierno, Gesù ci ha messo in guardia dall’ipocrisia dei farisei. Oggi ci viene ricordato questo stesso avvertimento, nel testimoniare davanti a tutti la bellezza di Gesù. E non è un’impresa facile: il Vangelo ci disincanta subito. Come per Gesù gli oppositori si fanno sempre più minacciosi, anche per il discepolo, riconoscere il suo amore e renderlo presente nel mondo significa accettare la stessa sorte, affidandosi all’assistenza dello Spirito Santo.
Meditazione
Gesù si rivolge ai suoi discepoli con un appello in cui si coglie urgenza e tensione. È importante che le sue parole siano ben comprese dai suoi! Gesù chiede di essere riconosciuto davanti agli uomini. Forse può sembrare semplice in un contesto non ostile! Ma quanto è più facile rinnegarlo e non riconoscerlo quando sono a rischio la nostra vita, la carriera, le idee, l’orgoglio! Nel versetto finale si parla addirittura di un processo, usando un verbo al modo indicativo, come per dire che è una tappa inevitabile e certa per il discepolo. Di fronte a questa prospettiva tutt’altro che comoda, cosa deve fare il discepolo? Cosa si aspetta Gesù da lui? Due cose. La prima è quella di avere un’unica occupazione: lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, fidarsi di Lui, rimanere ancorati a Lui. Occupazione, questa, nel senso che è una “pre-occupazione”, un’opera che deve precedere e stare al di sopra di tutte le altre. La seconda necessità è comprendere davvero cosa significhi riconoscere Gesù davanti agli uomini. Vedere il suo volto splendere nelle nostre giornate, in quelle serene come in quelle tormentate, nel nostro stato di salute instabile, nelle tensioni al lavoro, nelle difficoltà economiche: questo è riconoscere il suo amore nella nostra vita, nella stanza segreta che è il nostro cuore. Riconoscere Lui è riconoscere noi stessi, opera delle sue mani! Rinnegarlo è rinnegare noi stessi, e non fidarci delle meraviglie che compie in noi. Se, nel donarci la vita, Egli ci crea come un prodigio, quante volte, allora, lo rinneghiamo con le nostre lamentele, le nostre stanchezze, le nostre frustrazioni e delusioni! Dovremmo avere sempre il cuore gonfio della gioia dello Spirito, e non stancarci di invocarlo perché sia appunto presente e operante in noi.
Preghiera
Ti lodo, Signore, perché hai preferito la mia esistenza, al mio nulla. Possa ricordarmi sempre della cura che tu hai per me, del prezzo alto che hai pagato per riscattarmi dalla schiavitù del peccato e della morte, il prezzo del tuo sangue. Donami il tuo Spirito perché sia Lui a mantenere accesa la mia memoria, e in Lui possa trovare la stabilità di fronte agli ondeggiamenti della storia. Amen.
Agire
Mi impegno ad avere un sguardo positivo su di me, anche nei miei errori, nelle mie risposte brusche, nelle mie indecisioni, non facendo mancare un “grazie” rivolto a Dio.
Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane della Comunità Santi Quattro Coronati a Roma, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it