di Salvatore Cernuzio
ROMA, giovedì, 25 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Presenza, solidarietà e vicinanza alle persone. Così si realizza la Nuova Evangelizzazione secondo mons. Filippo Santoro, l’arcivescovo di Taranto sempre in dialogo con il mondo, con la cultura, il lavoro e la povera gente.
Al briefing di questa mattina in Sala Stampa vaticana, il presule ha ribadito più volte che “accoglienza e condivisione sono necessari per l’evangelizzazione”. È questo un insegnamento prezioso che mons. Santoro ha compreso nei 27 anni di esperienza come missionario in Brasile, dove solo facendosi realmente presente negli ambienti di vita delle persone – dalle case alle università, dalle parrocchie alle favelas – ha potuto annunciare la buona notizia di Cristo Risorto.
“Lo stile pastorale brasiliano – ha spiegato – è quello di entrare immediatamente in contatto con la gente. La prossimità della Chiesa alle persone e ai loro problemi. Con i laici ci siamo impegnati molto nei confronti dei moradores di rua, gente di strada, senzatetto, segnati dal dolore: dopo avergli offerto le prime necessità abbiamo portato loro l’annuncio di Cristo e il perdono” ha raccontato.
Tornato in Italia, prima come sacerdote e poi come vescovo, mons. Santoro ha dovuto approfondire questa forma di evangelizzazione “sociale” fronteggiando la difficile questione dell’Ilva, lo stabilimento siderurgico pugliese che ha posto i cittadini di Taranto davanti al “conflitto tra occupazione e difesa della vita”.
Una questione “non solo locale, ma a livello europeo” che ha messo a rischio di disoccupazione più di 15.000 lavoratori e a rischio di vita più del 20% della popolazione, provocando innumerevoli proteste davanti alle quali l’arcivescovo ha sentito la necessità di stare accanto a queste persone deboli e senza speranza.
“Volevo salire sull’altoforno per confortare gli operai – ha raccontato – ma non mi hanno fatto salire per ragioni di sicurezza. Così sono scesi tre di loro a incontrarmi, grati per il gesto di solidarietà del vescovo per loro molto significativo”. In un’altra occasione, ha proseguito, “ho incrociato un corteo e fermata la macchina ho continuato a piedi, i partecipanti mi hanno applaudito”.
Allo stesso tempo, ha precisato mons. Santoro, “dopo esser andato dagli operai dell’Ilva, ho visitato anche le associazioni contro le leucemie e i tumori”. L’attenzione del pastore non è un “partito preso”, ha spiegato infatti, “la via deve essere uno sviluppo sostenibile tutelando entrambi i valori: l’occupazione e la salute”.
La vicinanza e la condivisione sono, dunque, la chiave della Nuova Evangelizzazione. “Se noi fossimo uniti affronteremo facilmente tutti i problemi della vita” ha ribadito l’arcivescovo ai giornalisti. È un aspetto emerso anche nelle assemblee sinodali: “Il confronto tra le esperienze al Sinodo è utilissimo – ha detto il presule – i vescovi latino americani portano la loro esperienza su questi aspetti e ascoltano con interesse, la testimonianza dei padri che arrivano da realtà radicalmente secolarizzate dell’Occidente”.
Interrogato nuovamente sulla sua esperienza d’Oltreoceano, il vescovo ha spiegato che la Chiesa cattolica brasiliana “si trova oggi a dover concorrere, sul terreno dei più poveri, con i movimenti pentecostali”, sette religiose che portano l’annuncio di Cristo, come, però, “risoluzione immediata dei problemi quotidiani: trovare il marito, il lavoro, la salute”.
Essi svolgono quindi un’opera di evangelizzazione “che si discosta da quella portata avanti dalla Chiesa cattolica che predica invece la salvezza attraverso la croce” ha affermato il presule. Tutto ciò ha dato luogo a fenomeni come l’emigrazione interna da una setta all’altra o ad una vasta fascia di persone “senza religione” o con una “religione fai-da-te”, che di conseguenza hanno portato ad un consistente calo della presenza dei cattolici.
“Ciò non deve scoraggiarci, ma deve essere uno stimolo a continuare sulla via della presenza. La vitalità della fede non si mostra con la conquista” ha incitato quindi il vescovo. Il Brasile, ha concluso, si caratterizza ancora per una “partecipazione ecclesiale viva”, per una “grande religiosità popolare” e “comunione fra la gente”; elementi che saranno messi in risalto dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro.
Accennando a quest’ultima, mons. Santoro ha dichiarato di essere in contatto con l’arcivescovo di Rio e di poter già assicurare “l’entusiasmo, la preparazione intensissima e la partecipazione massiccia” della Gmg 2013.
ZENIT ha chiesto dunque al presule di lanciare un forte incoraggiamento ai tanti giovani italiani che, seppur incuriositi, sono spaventati dalla lontananza del viaggio, dalla paura della scarsità delle misure di sicurezza e soprattutto dalle difficoltà economiche.
Su quest’ultimo punto, l’arcivescovo ha risposto che le difficoltà economiche sono effettivamente “un problema reale”. Tuttavia si possono risolvere attraverso momenti diocesani con la gioventù “in cui si spiega come recuperare un po’ di soldi”, oppure attraverso “collette e raccolte specifiche nelle parrocchie per aiutare quelli che non possono permettersi il viaggio”.
Per tutto il resto, ha proseguito Santoro, “non c’è nessun problema, né qualcosa da temere. Basti ricordare che Giovanni Paolo II, nel suo viaggio del ’97, ha avuto residenza sul Summa Re, una collina che non è altro che una enorme favela”. “Non c’era luogo più tranquillo di quella favela” ha rassicurato, “e lo stesso sarà per Rio de Janeiro. Il clima è già positivo. Per questo incoraggio i giovani a partecipare a questa Gmg che sarà un vero avvenimento e darà loro la possibilità di incontrare la bellezza universale del Signore dentro la vita del popolo brasiliano e latino americano”.