L’austriaco Niki Lauda e l’inglese James Hunt si conoscono dai tempi in cui gareggiavano sui circuiti della Formula 3. Non si piacciono fin dal primo momento perché capiscono che ognuno dei due potrà essere un serio rivale per il successo dell’altro. Nell’agosto 1976 prima di gareggiare sul circuito del Nürburgring diventato pericoloso per l’eccesso di pioggia, Niki propone di sospendere la gara ma Hunt convince gli altri piloti a gareggiare comunque. Niki parte anche lui ma ha un terribile incidente che gli lede i polmoni e gli sfigura il volto in modo irreversibile. Da quel momento il rapporto fra i due campioni inizia a cambiare…
“La felicità è un nemico: ora ho qualcosa da perdere”. E’ la frase-chiave del film, intorno a cui tutto ruota.
Niky Lauda, l’ingegnere della Formula 1, l’uomo-macchina che riesce ad essere tutt’uno con il suo bolide di cui conosce ogni singolo bullone, ora che si è sposato ed ha conosciuto la felicità, è entrato in una nuova dimensione: si è accorto che la vittoria del campionato non è più l’unica ragione della sua esistenza e decide di muoversi, ora più di prima, nei limiti del rischio calcolato: non più del 20%, come dice ad ogni inizio di corsa.
Fino a quel momento il film aveva tratteggiato in modo brillante ma un po’ didascalico i caratteri di due uomini-tipo in competizione fra loro, non solo per via della Formula 1, ma per l’opposta filosofia di vita. L’austriaco Niky è un ragioniere che vuole affrontare solo ciò che conosce alla perfezione; l’inglese James al contrario cerca in ogni corsa il brivido esistenziale del rischio e di vincere la morte sorprendendola con un guizzo di audacia. Il primo forse non voleva sposarsi ma quando lo fa, resta saldo e coerente con la sua decisione. Il secondo si sposa per cercare di cambiare se stesso ma finisce per tornare a cercare ogni volta “quell’unico attimo irripetibile” con donne sempre diverse.
A due terzi del fim, quando Niki si esprime in quel modo con la moglie, i due antagonisti acquistano di colpo una profondità e una umanità che si renderà più evidente dopo il terribile incidente occorso a Lauda del 1976. Nessuno dei due sarà più spavaldo come prima: continueranno ad essere sempre in competizione fra loro ma ormai la trasformazione è avvenuta: ognuno dei due sa che paradossalmente non può fare a meno dell’altro perché è proprio questo continuo confronto che li spinge a cercare di essere perfetti; la loro è diventata una nobile competizione che sottende una grande ammirazione reciproca.
E’ la trasformazione umana dei due protagonisti la ricchezza di questo film: non è un blockbuster fracassone per soli adolescenti magari in 3D, non è destinato ai soli appassionati di corse automobilistiche, né ha rilevanza l’attesa di un colpo di scena finale, dal momento che l’epilogo della storia è già noto a tutti. E’ il modo con cui è stata raccontata una storia, è il modo con cui si è scavato nelle loro intime motivazioni che affascina e rende le due ore del film così cariche di tensione.
Molto bravi i due protagonisti, intenso il rapporto fra Niki e sua moglie; la sceneggiatura a volte tende a spiegare troppo con l’aiuto di commenti di sottofondo: non cerca di essere brillante, ma manifesta tutta la calma e la cura che sono necessarie per rendere reale ciò che è fiction. Ron Howard continua a stupire per quella sua capacità di essere un regista per tutti i generi.
Non si tratta di un opera originale dove si intravede il guizzo di un genio ma un lavoro altamente professionale che è riuscito a regalarci del puro cinema.
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Titolo Originale: Rush
Paese: USA
Anno: 2013
Regia: Ron Howard
Sceneggiatura: Peter Morgan
Produzione: CROSS CREEK PICTURES, WORKING TITLE FILMS, REVOLUTION FILMS, IMAGINE ENTERTAINMENT, EGOLI TOSSELL FILM
Durata: 123
Interpreti: Chris Hemsworth, Daniel Brühl, Alexandra Maria Lara, Pierfrancesco Favino
Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it/