"La conoscenza della Bibbia è fondamentale per tutti"

Intervista con il prof. Filippo Serafini, promotore dell’iniziativa “Lezioni bibliche di formazione permanente”

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Dal 4 al 5 ottobre prossimi, presso l’ISSR all’Apollinare di Roma (Pontificia Università della Santa Croce) si svolgeranno alcune “Lezioni bibliche di formazione permanente” con docenti di Sacra Scrittura che approfondiranno tre diverse dimensioni dell’Antico e del Nuovo Testamento.

ZENIT ha intervistato il prof. Filippo Serafini, promotore dell’iniziativa, Coordinatore degli Studi dell’ISSR all’Apollinare e docente  incaricato di  Sacra Scrittura (Antico Testamento) nella facoltà di Teologia della medesima Università della Santa Croce. 

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Come dobbiamo leggere la Bibbia, oggi? E come ben integrarla con il Magistero della Chiesa e la Tradizione?

Prof. Serafini: La Bibbia oggi va letta come è sempre stata letta nella Chiesa: come Parola di Dio che interpella il credente ed è il fondamento della sua vita, nonché dell’agire della Chiesa tutta. Da questo punto di vista non c’è bisogno di nessuna “integrazione” con il Magistero e la Tradizione, che non fanno che riproporre gli insegnamenti biblici in modo continuamente aggiornato alle sfide del tempo. D’altra parte va ricordato che la Tradizione, in realtà, è all’origine stessa della Scrittura; i libri che compongono la Bibbia sono sorti sovente proprio per evitare che una vicenda in cui Dio si era fatto particolarmente vicino al popolo, un insegnamento profetico, un’esperienza di fede, andassero dimenticati. Basti pensare ai Vangeli scritti proprio per conservare la testimonianza degli apostoli, cioè quella che si può chiamare la Tradizione apostolica, ciò che i discepoli di Gesù avevano proclamato e insegnato. Come anche ha ricordato Papa Francesco nel Suo discorso ai membri della Pontificia Commissione Biblica nell’aprile scorso, “esiste un’inscindibile unità tra Sacra Scrittura e Tradizione, poiché entrambe provengono da una stessa fonte”. 

Da qualche anno c’è un rinnovato interesse attorno alla Bibbia. Basti pensare al Festival biblico di Vicenza che, nell’ultima edizione svoltasi a fine primavera, ha avuto ben 45.000 presenze. Secondo lei, c’è qualche ragione particolare che spiega questo successo?

Prof. Serafini: In parte si tratta dei frutti del cammino della Chiesa italiana dopo il Concilio, con parecchie iniziative di pastorale biblica e un’ampia opera di divulgazione, che ha portato a conoscere meglio la Scrittura. Nemmeno va trascurato l’impatto della riforma liturgica, che ha consentito, anche solo attraverso la proclamazione nelle Messe festive, una maggior conoscenza del testo biblico ai fedeli. Tutto ciò ha portato a una grande consapevolezza dell’importanza fondamentale del testo biblico e mi sembra naturale che cresca anche il desiderio di conoscerla. Anche per questo abbiamo deciso, come ISSR all’Apollinare, di proporre la possibilità di approfondire alcune tematiche legate alla Bibbia. 

Il corso di aggiornamento biblico da voi organizzato cosa si propone e a chi si rivolge? Nell’anno della Fede ancora in corso, quale contributo può dare a chi vuole crescere nella fede e fare anche opera di evangelizzazione?

Prof. Serafini: Si rivolge a insegnanti e a tutti coloro che collaborano alle attività pastorali (parrocchiali, diocesane, dei movimenti) per consentire un approfondimento della conoscenza del testo. La mia convinzione è che ciò consenta non solo una crescita personale nell’esperienza di fede, ma possa fornire efficaci esempi di evangelizzazione. Anche per questo abbiamo scelto di approfondire due tematiche quali la parola profetica e la vocazione: da come annunciavano il messaggio divino i profeti c’è sicuramente qualche spunto da trarre per come annunciarlo oggi; da come i discepoli e gli apostoli hanno sperimentato la chiamata di Gesù si possono certamente riconoscere dei modelli validi per ogni credente.  La conoscenza della Bibbia è quindi fondamentale per tutti, sia per il singolo credente sia, come ha detto il Papa nell’incontro già menzionato, “per la Chiesa intera, poiché la vita e la missione della Chiesa si fondano sulla Parola di Dio, la quale è anima della teologia e, insieme, ispiratrice di tutta l’esistenza cristiana”. 

Di solito i cattolici, almeno in Italia, leggono e conoscono maggiormente il Nuovo Testamento. Cosa può offrire una maggiore conoscenza dell’Antico Testamento?

Prof. Serafini: Non bisognerebbe dimenticare che il Nuovo Testamento è stato scritto in gran parte da ebrei che narrano di un grande maestro o rabbi ebreo vissuto qualche anno prima: lui e i suoi discepoli frequentavano le sinagoghe, in cui i testi della Legge e dei Profeti (due parti fondamentali di quello che per noi è l’Antico Testamento) venivano proclamati ogni sabato; inoltre pregavano con i Salmi. Pur essendo consapevoli che la vicenda di Gesù, la sua morte e la sua risurrezione sono un evento del tutto nuovo nella storia della rivelazione, anzi il suo compimento, gli autori del Nuovo Testamento non potevano che esprimerlo con le categorie e il linguaggio delle Scritture con cui erano familiari fin dall’infanzia. 

A questo riguardo, secondo lei qual è il libro dell’Antico Testamento meno noto ma che invece proprio dovremmo leggere? 

Prof. Serafini: Quello meno noto, non saprei. Quello che consiglierei di leggere a tutti almeno una volta è senz’altro il Deuteronomio: un libro che mira non solo a richiamare il popolo ai propri doveri religiosi, ma a suscitare una vera e propria passione per la fede e il servizio al Signore. È un invito a considerare come l’alleanza con Dio pervada tutte le dimensioni dell’esistenza, nella consapevolezza che ciò che fa vivere tale profondo rapporto di alleanza è l’assoluta fedeltà divina, al di là delle continue mancanze e infedeltà del popolo. 

Dall’Antico Testamento al Nuovo e/o dall’Antico al Nuovo: come percorrere i due cammini? Con quali strumenti e con quale approccio?

Prof. Serafini: Impossibile rispondere a questa domanda in poche parole… Come ho appena detto, certamente dal punto di vista storico l’Antico Testamento costituisce lo sfondo essenziale per comprendere il Nuovo. D’altra parte, dal punto di vista teologico il Nuovo attesta il compimento della Rivelazione: è da Gesù che i cristiani ricevono le “chiavi di lettura” dell’Antico. Con ciò non voglio dire che la funzione dell’Antico sia soltanto “storica”: ha anch’esso una funzione teologica perché attesta come Dio abbia scelto fin dalle origini di camminare insieme all’umanità. Soltanto si deve ricordare che il “vertice” di questo cammino è l’esperienza dell’Incarnazione, del Dio che si fa uomo in Gesù Cristo. 

Nel rapporto e nel dialogo tra cristianesimo e ebraismo, a suo parere quale contributo potrebbe dare una maggiore conoscenza dell’Antico Testamento?

Prof. Serafini: Certamente un grande contributo, basta però ricordarsi che per gli ebrei non c’è nessun Antico Testamento, quanto piuttosto una Scrittura formata da tre parti: Legge, Profeti e Scritti, di cui fondamentale è la prima, la Legge o Torà. Credo che, però, negli anni dopo il Concilio Vaticano II sia avvenuto un po’ il contrario: il dialogo ebraico-cristiano ci ha portato a conoscere meglio la lettura ebraica delle Scritture e a valorizzarla anche per la comprensione più approfondita dell’Antico e del Nuovo Testamento. 

La Bibbia tra letteratura e storia: come collocarla? Come studiare e come fare un corretto uso dell’esegesi biblica?

Prof. Serafini: Abbiamo voluto inserire una lezione su questo tema nell’aggiornamento che proponiamo perché racchiude un punto fondamentale per lo studio esegetico della Bibbia: da una parte, infatti, si tratta di un testo “letterario” antico che va studiato con tutte le risorse scientifiche che sono state elaborate per meglio tradurre, comprendere e interpretare i testi antichi; dall’altra, si tratta dell’attestazione di un
a storia che non è soltanto una vicenda umana, ma la storia della rivelazione di Dio all’umanità o, in altri termini, la storia della salvezza. Trascurare uno dei due aspetti significa leggere o studiare in modo scorretto la Bibbia. Dimenticando la qualità letteraria del testo e le sue coordinate storico-geografiche si rischia una lettura fondamentalista, che pretende una trasposizione immediata e ingenua dal testo all’esperienza di fede. Dimenticando, inoltre, la peculiarità delle vicende narrate si legge il testo al di fuori delle intenzioni per cui è stato scritto e poi tramandato nella Chiesa. 

Programma del corso: http://www.pusc.it/issra/lezioni-bibliche-di-formazione

Ulteriori informazioni e iscrizioni: Piazza di Sant’Apollinare 49, 00186 Roma
Email:
issrapoll@pusc.it

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Valeria Ascheri

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