A distanza di una settimana, papa Francesco ha nuovamente dedicato la catechesi dell’Udienza Generale alla realtà della comunione dei santi, soffermandosi stavolta sulle “cose sante” e sui “beni spirituali”. Il riferimento del Papa è andato in primo luogo ai “sacramenti”, ai “carismi” e alla “carità”.
In merito ai Sacramenti, il Pontefice ha spiegato come essi “esprimono e realizzano un’effettiva e profonda comunione tra di noi”, permettendo l’incontro con Cristo Salvatore e, “attraverso di Lui”, con “i nostri fratelli nella fede”.
I Sacramenti non sono “apparenze”, né “riti”, ma sono la “forza di Cristo” che è in essi presente. “Quando celebriamo l’Eucaristia è Gesù vivo, che ci raduna, ci fa comunità, ci fa adorare il Padre”, ha detto Francesco.
Sono i Sacramenti, dunque, che “fanno” la Chiesa, generando così “nuovi figli, aggregandoli al popolo santo di Dio, consolidando la loro appartenenza”.
I Sacramenti, inoltre, sono il modo in cui Cristo “ci dona la salvezza” e ci invita a trasmetterla ai nostri fratelli: in altre parole, ci invita ad essere “missionari” e a “portare il Vangelo in ogni ambiente, anche in quelli più ostili”.
Con la grazia dei Sacramenti, si alimenta in noi “una fede forte e gioiosa” che sa “stupirsi delle meraviglie di Dio e sa resistere agli idoli del mondo”, ha aggiunto papa Francesco.
Per questo motivo, ha sottolineato, è importante “fare la comunione” e fare in modo che “i bambini siano battezzati presto” e “cresimati”, perché vivano la presenza benefica di Gesù Cristo in loro.
Anche il sacramento della riconciliazione è importante e fa “crescere tutta la Chiesa”: sebbene qualcuno possa aver paura che il prete lo “bastonerà”, questo timore va superato con il pensiero che in realtà, la confessione è l’incontro con Gesù che “ti perdona” e che “ti aspetta lì”.
La seconda componente delle “cose sante”, ovvero la comunione dei carismi, è un dono dello Spirito Santo, finalizzato alla “edificazione della Chiesa”.
I carismi non vanno “a beneficio di chi li riceve”, né tantomeno servono ad “affermare se stessi” ma sono finalizzati alla “utilità del popolo di Dio”. Si tratta di “attitudini”, “ispirazioni” e “spinte interiori” che hanno origine “nella coscienza e nell’esperienza di determinate persone” che le mettono “al servizio della comunità” e “a vantaggio della santità della Chiesa e della sua missione”.
Il Papa ha poi esortato: “Non spegniamo lo Spirito che ci dà questi regali, queste abilità, queste virtù tanto belle che fanno crescere la Chiesa”.
Il terzo aspetto della comunione alle cose sante è la comunione nella carità, che già i pagani notarono nei primi cristiani, dicendo: “ma come si amano, come si vogliono bene! Non si odiano, non sparlano uno contro l’altro”. Anche la carità è un dono dello Spirito Santo, ha sottolineato Francesco.
Senza la carità e senza l’amore “tutti questi doni e carismi non servono alla Chiesa, perché dove non c’è l’amore c’è un vuoto che viene riempito dall’egoismo”, ha proseguito il Pontefice, ricordando che anche “il più piccolo dei nostri gesti d’amore ha effetti buoni per tutti”.
La “solidarietà fraterna” non è una “figura retorica” ma è “parte integrante della comunione tra i cristiani”: vivendola, diventiamo “segno” e “sacramento” dell’amore di Dio nel mondo. Essa non è una semplice “carità spicciola” ma “qualcosa di più profondo” ovvero “una comunione che ci rende capaci di entrare nella gioia e nel dolore altrui per farli nostri sinceramente”.
Purtroppo i cristiani sono spesso “indifferenti, distaccati e invece di trasmettere fraternità”, trasmettono “malumore, freddezza, egoismo”: con questi sentimenti “non si può far crescere la Chiesa”, è necessario “l’amore che viene dallo Spirito Santo”.
Papa Francesco ha infine proposto di tradurre in un atto concreto, la carità pocanzi predicata. “Prima di venire in piazza – ha raccontato – sono andato a trovare una bambina di un anno e mezzo con una malattia gravissima. Suo papà e sua mamma pregano, e chiedono al Signore la salute di questa bella bambina. Si chiama Noemi. Sorrideva poveretta!”.
Il Santo Padre ha quindi chiesto ai fedeli di fare un “atto d’amore” e pregare per la piccola Noemi. “Noi non la conosciamo, ma è una bambina battezzata, è una di noi, è una cristiana”, ha detto il Pontefice prima di concludere con un’Ave Maria, recitata per la salute di Noemi assieme a tutti i pellegrini presenti in piazza San Pietro.