Il grande banchetto

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

La parabola degli invitati che non accettano e del grande banchetto (14,15-24) è la terza delle parabole raccontate da Gesù durante un banchetto a cui era stato invitato (cfr. Lc 14,7). Se la parabola sulla scelta dei posti (14,7-11) mette a fuoco la questione dell’umiltà e della vera gloria e quella sulla scelta degli invitati (14,12-14) il tema della gratuità e della vera beatitudine, la parabola letta oggi è una stupenda raffigurazione della storia della salvezza. I primi invitati rappresentano il popolo d’Israele, il grande banchetto l’avvento del Regno di Dio nella persona di Gesù. Il rifiuto da parte dei primi invitati diventa l’occasione per spalancare le porte del banchetto (e della salvezza) a tutte le genti, a iniziare dai più poveri e derelitti: «conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi» (24,23). 

Meditazione

A un primo livello di lettura, la parabola tratteggia il compimento della storia della salvezza, realizzatosi nell’avvento del Regno di Dio nella persona di Gesù per la salvezza di tutte le genti, convocate al banchetto di comunione con Dio. A un secondo livello, il testo interpella ciascuno di noi invitandoci a prendere coscienza delle dinamiche con cui Dio porta avanti il suo disegno di salvezza per noi. A ben vedere, le obiezioni poste dai primi invitati rappresentano bene degli “ostacoli” all’accoglienza del Regno che possono essere presenti anche in noi: le cose («ho comprato un campo»), le attività («ho comprato cinque paia di buoi e devo andare a provarli»), gli amori («mi sono appena sposato e perciò non posso venire»). Com’è evidente, queste realtà (l’avere, il fare, l’amare) non solo non sono cattive, ma sono dono di Dio. Il problema è nell’io, perché la nostra libertà può cadere nell’errore clamoroso di assolutizzare, idolatrandole, queste realtà, dimenticando l’unico assoluto, l’unico necessario: il Regno di Dio presente nella persona di Cristo. Il rischio è tremendo, perché mancare l’appuntamento con il Regno significa mancare la possibilità che dà consistenza e pienezza alle cose umane (all’avere, al fare, all’amare), orientandole nella verità e nella libertà, così da contribuire all’edificazione e alla crescita della Chiesa, Corpo di Cristo, come ci ricorda l’Apostolo nella prima lettura: «Noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri» (Rm 12,5). 

Preghiera

Infondi in noi, o Padre, il tuo Spirito di sapienza, intelletto e consiglio per saper riconoscere le “chiamate” di Gesù, tuo Figlio e nostro Signore, così da rispondergli con prontezza ed entusiasmo, per collaborare all’edificazione del tuo Regno, aperto, anzi, spalancato a tutti, a iniziare dai più poveri e derelitti. Amen.

Agire

Collaborare alla crescita della Chiesa, spalancando le porte del Regno ai “più poveri dei poveri”. 

Meditazione del giorno a cura di monsignor  Giovanni Ricchiuti, vescovo eletto di Altamura – Gravina – Acquaviva delle Fonti, tratta dal mensile Messa Meditazione,  per gentile concessione di Edizioni ARTPer abbonamenti: info@edizioniart.it 

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ZENIT Staff

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