Il Festival Internazionale di Musica ed Arte Sacra, che si è degnamente concluso con l’esecuzione in San Paolo fuori le Mura della Nona Sinfonia di Beethoven da parte di una orchestra ed un coro provenienti dal Giappone – segno dell’universalità dell’arte e del dialogo tra le culture – si colloca nel contesto di una rinnovato rapporto tra la religione, ed in particolare la Chiesa Cattolica, e la creatività.
Chi visita la Città di Roma, e soprattutto le sue Basiliche e le sue Chiese, non può fare a meno di meditare sul fatto che tanti tesori si sono accumulati attraverso i secoli nell’Urbe soprattutto grazie al mecenatismo dei Papi, come anche di tante Congregazioni religiose presenti con le loro sedi per la vicinanza con la Cattedra di Pietro, ed anche di numerose famiglie aristocratiche gravitanti attorno alla Corte dei Papi, anzi spesso imparentate con i Pontefici e radicate a Roma per godere dei privilegi connessi con la loro carica.
il Venti Settembre pose fine non soltanto al Potere Temporale, ma anche ai fasti che lo circondavano; e se questo permise la realizzazione delle aspirazioni nazionali degli Italiani e l’apertura di una nuova era di libertà e di eguaglianza, determinò al contempo una crisi nelle arti: perduta l’antica committenza, pittori, scultori ed architetti non trovarono nel nuovo potere un dispensatore di incarichi così generoso come era stato il Papa Re.
Se la Roma italiana non è stata più quel centro di attrazione per gli artisti europei, quella meta del “Grand tour” degli amanti della bellezza che aveva attratto tante presenze e prodotto tante testimonianze letterarie, lo si deve al venir meno della Corto Pontificia.
Oggi si assiste ad una rinascita della funzione di committenza che fu propria dei Papi per tanti secoli: lo testimonia la presenza della Santa Sede alla prossima Biennale di Venezia, il confronto aperto con le forme moderne della creatività, l’opera appassionata che nel campo della cultura sta svolgendo il Cardinale Ravasi; e lo testimonia, sul versante giuridico, la proposta avanzata da monsignor Georg Gänswein di elaborare – d’accordo con lo Stato italiano – una sorta di condivisione della sovranità sulla Città Eterna con la Santa Sede.
Tutto questo rimarrebbe però ristretto nel dialogo tra ecclesiastici ed artisti, tra uomini di Chiesa ed uomini di cultura, se l’apporto di tanti mecenati non permettesse di realizzare grandi iniziative capaci di interessare e di coinvolgere il pubblico, quale è appunto il Festival di musica ed Arte Sacra: frutto di mecenatismo, ma insieme occasione di nuovo mecenatismo; se le grandi Basiliche costituiscono la sede ideale per ospitare esecuzioni musicali, sorge anche spontaneo il desiderio ed il progetto di riportarle agli antichi splendori.
Questo impegno ha reso possibile il finanziamento di innumerevoli opere di restauro. La sacralità dei luoghi ne fa una sede ancora più idonea per elevare l’animo nella contemplazione della bellezza prodotta dall’uomo. Ed è confortante pensare a tanta gente che, alla fine di una giornata in cui si sono accumulate notizie di crisi, motivi di preoccupazione, acuirsi di discordie, ritrova la serenità, la gioia e l’equilibrio interiore che solo la musica può regalare, presagio di un domani più concorde e sereno. Dostoevsky scrisse che ci salverà la bellezza, e c’è chi afferma che ci salverà la Fede. L’unione delle bellezza con la Fede renderà la nostra salvezza ancora più certa.