L'Unione Europea promuova la pace, non l'aborto

Nel respingere la tesi della Relazione Estrela, la UE conferma che “le politiche in materia di salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nonché in materia di educazione sessuale nelle scuole è di competenza degli Stati membri”

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Il 16 gennaio scorso la Commissione europea ha dichiarato la posizione dell’UE sul tema dell’aborto, riconfermando il voto del Parlamento europeo del 10 dicembre 2013, con il quale la Relazione Estrela sulla salute e i diritti sessuali riproduttivi era stata bocciata. Al suo posto, l’assemblea di Strasburgo ha approvato una risoluzione nella quale si afferma chiaramente che “la formulazione e l’applicazione delle politiche in materia di salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nonché in materia di educazione sessuale nelle scuole è di competenza degli Stati membri”.

La Federazione europea delle associazioni familiari cattoliche (FAFCE) ha fatto notare come la posizione attuale dell’Unione europea confermi ancora una volta ciò che è stato stipulato dagli articoli di San José: “Non esiste alcun diritto all’aborto sancito dal diritto internazionale, né per effetto di trattati vincolanti, né per effetto della legge internazionale ordinaria (…). Le affermazioni fatte da Agenzie internazionali o da Organizzazioni non-governative secondo cui l’aborto è un diritto umano sono false e debbono essere respinte. Non esiste infatti alcun obbligo giuridico internazionale che obblighi a garantire l’accesso all’aborto in alcun caso, compresi, ma non esclusivamente, quelli relativi alla salute, alla riservatezza o all’autonomia sessuale, oppure ancora alla non-discriminazione” (artt. 5 e 7).

Alla dichiarazione della Commissione fatta nell’emiciclo di Strasburgo, è seguito un interessante dibattito, in larga parte utilizzato da diversi deputati liberali e di gruppi di sinistra per stigmatizzare la riforma di legge sull’aborto avviata dal Governo di Mariano Rajoy in Spagna. Altri deputati, conservatori, non iscritti e del gruppo del partito popolare europeo, invece, hanno ribadito ancora una volta l’importanza del principio di sussidiarietà e la pericolosità di promuovere l’aborto come diritto. Solo due gli eurodeputati italiani intervenuti. Carlo Casini (UDC), ha richiamato ad un dibattito serio sul tema, affermando senza mezzi termini che la vita inizia fin dal concepimento e che nessun atto giuridico internazionale afferma il contrario. Di conseguenza non si può non tener conto dei diritti del bambino, oltre che di quelli della madre. Sergio Cofferati (PD), invece, ha parlato di diritto fondamentale di “autodeterminazione nella maternità delle donne”, affermando che “non si tratta di un evento riconducibile alla logica della sussidiarietà”.

Il vero motivo soggiacente a questo dibattito è apparso dunque chiaro: fare pressione sul governo spagnolo, senza alcun riguardo nei confronti del principio di sussidiarietà, sancito nel Trattato sull’Unione europea: “In virtù del principio di sussidiarietà, nei settori che non sono di sua competenza esclusiva, l’Unione interviene soltanto se e in quanto gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri, né a livello centrale né a livello regionale e locale” (Art. 5§3). Secondo la FAFCE questo principio è essenziale ancor più quando si tratta di un argomento tanto delicato come quello dell’aborto: “L’UE è stata fondata sull’idea di una pace durevole in Europa. Questo obiettivo oggi può dirsi raggiunto. Tuttavia, le tensioni sociali aumentano in tutta l’UE a causa della crisi finanziaria ed economica e delle sue conseguenze, tra cui in particolare la disoccupazione. Molti cittadini europei sono assai frustrati e sofferenti per questa situazione. Se l’UE vuole contribuire alla pace sociale che riposa sulla coesione sociale, il rispetto del principio di sussidiarietà è essenziale. Le questioni etiche, molto delicate, sono profondamente influenzate dalla cultura, dalla storia e dalle relazioni sociali e devono essere trattate a livello nazionale. Questa è una pre-condizione per la pace sociale del nostro continente…”

Seguendo la logica del principio di sussidiarietà, che fa sì che “le decisioni siano prese il più vicino possibile ai cittadini”, l’UE non potrà mai influenzare gli stati a favorire l’aborto, né prendere posizioni contro il diritto alla vita dei bambini non nati. Allo stesso modo, l’iniziativa cittadina europea Uno di Noi, richiedendo all’UE “di porre fine al finanziamento di attività che presuppongono la distruzione di embrioni umani, in particolare nei settori della ricerca, dello sviluppo e della salute pubblica”, non fa altro che chiedere il pieno rispetto di questo principio. Com’è possibile, infatti, che l’UE finanzi delle attività che in alcuni degli Stati che la compongono sono completamente illegali? I cittadini hanno ben compreso che in gioco c’è il futuro dell’Europa e non a caso Uno di Noi è oggi l’iniziativa cittadina europea di maggior successo, con quasi 1.900.000 firme.

Il dibattito del 16 gennaio al Parlamento, dunque, non ha avuto l’esito che i suoi iniziali promotori si aspettavano. Invece di rappresentare un momento di pressione istituzionale sul governo spagnolo, ha permesso ai cittadini di vedere quali fossero le forze in campo che, in nome dei diritti della donna, lottano per una cultura della morte e ha fatto sì che la Commissione europea chiarisse come gli Stati membri siano autonomi e liberi di scegliere le loro politiche su questa tematica. Se le istituzioni europee saranno coerenti con queste dichiarazioni non potranno esimersi dal dare seguito all’iniziativa cittadina Uno di Noi.

Intanto domani a Parigi ci sarà una grande marcia per la vita, che ha ricevuto il sostegno di Papa Francesco, il quale, attraverso un messaggio del Nunzio apostolico in Francia, Mons. Luigi Ventura, ha fatto pervenire agli organizzatori dell’evento il suo “invito a mantenere viva l’attenzione su questo tema così importante”, riprendendo l’omelia della giornata dell’Evangelium Vitae, del 16 giugno 2013: “Diciamo sì all’amore e no all’egoismo, diciamo sì alla vita e non alla morte”. (N.S.)

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ZENIT Staff

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