“Viene dalla Siria, dove sappiamo quello che la popolazione sta vivendo. Questa celebrazione è un atto di vicinanza ai cristiani di quelle terre”. Con queste parole don Massimo Sebastiani, parroco della chiesa di Santo Stefano Protomartire a Cave, ha presentato ieri ai fedeli fra Firas Lufti, francescano siriano della Custodia di Terra Santa. Il frate è stato ospite nella chiesa cavense per il 94° anniversario del martirio di fra Alberto Amarisse ofm, avvenuto il 23 gennaio 1920 a Jenige-Kalé, in Armenia. “Come non tornare qui, quando c’è questa memoria viva, queste pietre vive” ha infatti commentato fra Lufti.
Fra Alberto Amarisse, nato a Cave, il 10 maggio 1874, entrò nell’ordine francescano e compì il noviziato a Nazareth, dove emise la prima professione religiosa il 24 settembre 1891. La sua consacrazione al Signore mediante i voti solenni avvenne il 3 ottobre 1895, nella Grotta della Natività a Betlemme. Grazie alla sua conoscenza della lingua turca i francescani della Custodia di Terra Santa lo mandarono in missione in Armenia Minore, attuale Turchia, dove vi rimase anche quando durante la prima Guerra Mondiale tutti i missionari furono espulsi dalle autorità locali.
Nel 1919 i superiori lo destinarono in missione a Jenige-Kalé, uno dei villaggi armeni che aveva subito distruzioni e devastazioni. Agli inizi dell’anno seguente la comunità di fedeli che egli curava fu presa di mira dal fondamentalismo islamico turco e il francescano, insieme ad una trentina di orfani, trovò la morte nell’incendio appiccato nell’edificio che li ospitava. Era il 23 gennaio 1920.
“Il messaggio più autentico del Vangelo – ha sottolineato padre Lufti nella sua omelia – è l’Amore. Quello che padre Alberto ha fatto è una risposta all’Amore di Dio. Tutto nasce da una chiamata e tanti piccoli ‘sì’ ci portano a Lui”. Fra Alberto, ha proseguito, “ha vissuto la sua giovinezza in Terra Santa, dove è stato un regalo all’Umanità, donando sé stesso. Le tenebre intorno a noi sono tante. Sembra che non ci sia più un bene da vedere, il male, la paura. La parola bellezza, invece, li deve allontanare. Dio è capace di trasformare la realtà in un mondo migliore. Il nostro martire è stato un bagliore di luce, perché il Signore è una luce e una guida. La bellezza che trasforma”.
Fra Firas ha poi ricordato che “oggi (domenica 26 gennaio ndr) si chiude la Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani” e, riprendendo le parole di Papa Francesco, ha ribadito che “è uno scandalo che i fratelli non si amino, quando invece siamo tutti fratelli e sorelle in Gesù”. Ha poi rivolto un pensiero colmo di amarezza per tutti i fedeli martirizzati per la loro fede, tra i quali i parenti di Amarisse: “In Siria ci sono tanti morti, molti dei quali bambini, ed anch’io ho assistito al martirio di un fratello frate”, ha detto.
Prima di congedare i parrocchiani, che durante la mattinata avevano partecipato ad un momento di preghiera ai piedi della casa natale del martire cavense, don Massimo Sebastiani ha informato i fedeli che, il 23 gennaio scorso, il vescovo di Palestrina, monsignor Domenico Sigalini, ha approvato con proprio decreto l’Associazione “Amici di Padre Alberto Amarisse”, per promuoverne la venerazione e gli atti per la beatificazione.