220 suore parlano di "Psicologia, Sociologia, Spiritualità, Preghiera"

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ROMA, lunedì, 1° dicembre 2008 (ZENIT.org).- Sono state 220 le suore provenienti da Italia, Francia e Inghilterra che si sono riunite a Roma il 28 e il 29 novembre per assistere al convegno “Psicologia, Sociologia, Spiritualità, Preghiera”, organizzato dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e riservato a superiore di comunità e formatrici.

Nell’incontro, ricorda un comunicato inviato a ZENIT, esperti di psicologia, sociologia, spiritualità e preghiera hanno “illustrato i buoni frutti di un dialogo tra mondi affascinanti e diversi, uniti da un obiettivo comune: l’amore per la vita e per l’essere umano”.

Nella sua relazione introduttiva, Germán Sánchez Griese, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Ateneo, ha spiegato che “il lavoro che la donna consacrata deve realizzare per tornare al senso originario della propria consacrazione è duplice: un lavoro di mistica, o incontro personale con Dio, e di ascesi, per individuare l’azione di Dio nella propria vita, favorirla e così fare memoria”.

In questo modo, ha aggiunto, “potrà attualizzare costantemente l’esperienza personale con Dio che la porta a porre la sostanza della propria vita nella speranza”.

Secondo Sánchez Griese, questa duplice esperienza “si può realizzare non solo con un lavoro intellettuale o volontaristico, ma a partire da una base vitale”.

La donna consacrata “deve imparare a tendere sempre a Dio per giungere a fare l’esperienza personale dello spirito e attualizzarla nel corso della vita, in modo che sia la speranza la forza verso cui tende tutta la vita”.

Anche se questa esperienza spirituale “si realizza una volta per sempre”, sottolinea, “dev’essere costantemente attualizzata”.

Tra i vari interventi, padre Michele Peraza, L.C., docente dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, ha sottolineato l’importanza della preghiera nella vita consacrata, definendola “lotta, attività apostolica e unico fattore che sostenta un edificio solido sia di pastorale che di santità personale”, che “realizza la nostra mediazione tra Dio e il suo popolo in ambedue le direzioni: dagli uomini a Dio e da Dio agli uomini”.

Padre Arnaldo Pigna, ocd, docente della Pontificia Facoltà Teologica Teresianum, ha ribadito la necessità della preghiera sottolineato che il nostro sguardo deve restare “più che mai fisso sul volto del Signore”.

Dal canto suo, suor Enrica Rosanna, fma, sottosegretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, ha ricordato le principali qualità che dovrebbero appartenere a chi esercita l’autorità nella vita religiosa: prudenza, maturità umana, pazienza, coraggio e capacità d’ascolto.

“Imparare a essere un leader capace di questo equilibrio non è facile – ha riconosciuto -. Ci vuole costanza, umiltà, sforzo, ogni giorno. Noi possiamo avere doti personali, ma dobbiamo apprenderle sempre quotidianamente. Lavorare, modificarci, crescere”.

“Nella vita consacrata esiste un unico impegno per chi comanda e per chi obbedisce: portare fino alle ultime conseguenze il proprio battesimo”, ha aggiunto Maleny Medina, formatrice delle laiche consacrate del movimento Regnum Christi.

“E’ lì che siamo nati alla vita di Dio, siamo diventati ‘figli’ e proprio lì ha origine la chiamata alla sequela di Cristo nella vita consacrata. È un’alleanza tra Dio che chiama e ogni persona che risponde”.

“Chi esercita l’autorità è coinvolto nella stessa dinamica. La superiora stessa cerca di compiere la volontà di Dio nella propria vita, e durante il suo servizio cerca anche in modo più diretto di facilitare la risposta d’amore di ogni religiosa a lei affidata, per arrivare entrambe alla pienezza del Battesimo. Il centro, il vero e unico protagonista della nostra vita consacrata, al di là dell’incarico, del carisma o del lavoro che realizziamo, è Dio stesso e il suo disegno”.

Marcela Lombard, docente dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, ha concluso ricordando che “la storia di ogni vocazione è la storia di un ineffabile dialogo tra Dio e l’uomo, tra l’amore di Dio che chiama e la libertà dell’uomo che nell’amore risponde a Dio”.

“Questi due aspetti indivisibili della vocazione (il dono gratuito di Dio e la libertà responsabile dell’uomo) emergono in modo splendido e quanto mai efficace nelle brevissime parole con le quali l’evangelista Marco presenta la vocazione dei dodici: Gesù ‘salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che volle ed essi andarono da lui’ – ha affermato -. Da un lato c’è la decisione assolutamente libera di Gesù, dall’altro ‘l’andare’ dei dodici, ossia il loro ‘seguire’ Gesù”.

L’obiettivo dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, nato nel 1999, è quello di formare i diversi membri del popolo di Dio nelle aree accademiche di loro competenza. L’Istituto, collegato alla Facoltà di Teologia, offre corsi estivi, annuali, a domicilio, a distanza e tramite Internet. E’ diviso in due rami: il Magistero in Scienze Religiose e la formazione delle religiose.

Per ulteriori informazioni, www.upra.org

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ZENIT Staff

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