Appello del Papa per la fine dell'offensiva nello Sri Lanka

La Chiesa cattolica nel Paese ha organizzato un digiuno di sei giorni

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di Inma Álvarez

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 4 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Di fronte alle notizie “dell’incrudelirsi del conflitto e del crescente numero di vittime innocenti” nello Sri Lanka, Benedetto XVI ha rivolto questo mercoledì “un pressante appello” per la tutela della popolazione civile.

Al termine dell’udienza generale, il Pontefice si è rivolto ai combattenti Tamil, che lottano contro le forze governative per ottenere l’indipendenza della zona nord del Paese, chiedendo loro che “rispettino il diritto umanitario e la libertà di movimento della popolazione, facciano il possibile per garantire l’assistenza ai feriti e la sicurezza dei civili e consentano il soddisfacimento delle loro urgenti necessità alimentari e mediche”.

“La Vergine Santa di Madhu, molto venerata dai cattolici e anche dagli appartenenti ad altre religioni, affretti il giorno della pace e della riconciliazione in quel caro Paese”, ha aggiunto.

In questa drammatica situazione, il Vescovo di Jaffna, monsignor Thomas Savundaranayagam, ha convocato veglie di preghiera e un digiuno generale di sei giorni nella Diocesi per chiedere al Governo di fermare l’offensiva contro il Fronte Tamil per permettere di mettere in salvo la popolazione civile, secondo quanto rende noto Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS).

Nella zona di Vanni, territorio della Diocesi di Jaffna, sono infatti centinaia di migliaia i civili rimasti intrappolati a causa degli scontri.

I fedeli cattolici, sacerdoti e religiose si sono dati il cambio per digiunare davanti alle porte della Cattedrale di St Mary in gruppi di circa 600 persone, chiedendo al Governo di far cessare “l’insopportabile tragedia umana”.

All’iniziativa, secondo quanto rivela l’agenzia “AsiaNews”, hanno partecipato fin dal primo momento anche rappresentanti di altre confessioni cristiane e indù, così come membri delle associazioni civili del Paese.

Monsignor Savundaranayagam ha posto fine al digiuno quanto il Presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa, ha ricevuto il Nunzio Apostolico, monsignor Mario Zenari, che portava un messaggio del Vescovo di Jaffna in cui si chiedeva il cessate il fuoco.

Il presule sostiene che questa volta il Presidente “abbia ascoltato le nostre preoccupazioni e sia disposto ad agire”. “Finora, nessuno voleva ascoltarci. Abbiamo deciso di iniziare a pregare e a digiunare con la speranza che il cuore dei responsabili si plachi”, ha spiegato ad ACS.

Anche Caritas Internationalis si è fatta eco dell’appello per la fine delle ostilità. Secondo Caritas Sri Lanka, circa 250.000 persone sono rimaste intrappolate nella zona di Vanni nel fuoco incrociato tra le forze governative e il Fronte per la Liberazione delle Tigri Tamil (LTTE), senza poter fuggire né ricevere aiuti umanitari.

Negli ultimi giorni, riferisce “AsiaNews”, sarebbero morti 400 civili e oltre 1.400 sarebbero stati feriti negli scontri armati.

Uno degli attacchi avrebbe distrutto l’ospedale di Puthukkudiyiruppu, uccidendo più di dieci persone. Caritas Sri Lanka, dal canto suo, ha informato della distruzione di una delle sue sedi a Vanni.

Monsignor Savundaranayagam ha visitato in incognito la zona il mese scorso, avvertendo della tragedia umanitaria che si sarebbe verificata se non si fosse creata una zona di sicurezza per i civili.

Oltre ai digiuni degli ultimi giorni, i Vescovi cattolici e anglicani del Paese hanno rivolto numerosi appelli per il cessate il fuoco. Il 28 gennaio la commissione Giustizia e Pace di Jaffna (HUDOC) ha inviato al Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, e alle ambasciate con sede a Colombo un memorandum sulla situazione dal titolo “Stop the Human Tragedy in the Vanni!”.

Il 31 gennaio, la commissione ha inviato una lettera sia al Governo che al leader dei Tamil, Vellupillai Prabhakaran, con copia alle Nazioni Unite, perché sia istituito un corridoio umanitario che permetta di far fuggire i civili.

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ZENIT Staff

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