“Alto a los corruptos!” (Stop ai corrotti!). Il titolo del documento pubblicato ieri dalla Conferenza Episcopale messicana (Cem), sintetizza il tono duro che i vescovi utilizzano contro questa piaga nel Paese, definita anche “una forma di violenza”.
“Siamo tutti tentati dalla corruzione, ha detto Papa Francesco, il quale osserva che sono i poveri a pagare il prezzo della corruzione di politici, imprenditori e uomini di Chiesa che trascurano i loro doveri pastorali”, si legge all’inizio del testo, riportato in stralci dalla Radio Vaticana.
“Pagano gli ospedali perché rimangono senza medicine, pagano i pazienti perché non ricevono le cure, i bambini perché rimangono senza educazione”, scrivono i presuli. E rimarcano che “quando c’è la corruzione, anche il povero rischia di perdere i valori, perché vengono loro imposti costumi, leggi, che sono in contrasto con i valori”.
La Conferenza Episcopale ricorda quindi il suo messaggio diffuso cinque anni fa, in cui la corruzione veniva definita come “forma di violenza” che, “entrando nelle strutture di servizio pubblico, si trasforma in crimine organizzato, perché ‘la tangente’ viene imposta al cittadino per poter avere un servizio o un beneficio che è gratuito”.
Il documento suggerisce pertanto una soluzione per far fronte “a questo gravissimo male”, ovvero realizzare “molte azioni comuni” fra cui “la riforma delle leggi e la creazione di istituzioni che, in modo completo, coordinato e in tempo reale, riescano a prevenire, individuare, indagare e modificare situazioni o condizioni favorevoli alla corruzione; puniscano adeguatamente i corrotti e risarciscano per il danno causato”.
Il testo si conclude con un appello alle autorità: “Facendo eco alle preoccupazioni della nostra gente, chiediamo ai legislatori, ai vari livelli di governo e ai partiti politici un impegno risoluto ed efficace per la lotta contro la corruzione, che provoca innumerevoli mali e mette a rischio la fiducia, valore fondamentale per la convivenza pacifica e per il progresso”.
“La gravità del problema – conclude la Conferenza Episcopale – richiede soluzioni radicali e immediate e non ‘qualche maquillage’ che non inganna più nessuno e che aggravano solo lo stato d’animo”.