Il dialogo interreligioso corre sul filo della difesa della famiglia, in India. Nei giorni scorsi al Bodh Gaya, luogo sacro per il buddismo, si sono incontrati 15 delegati vaticani, del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, e 15 rapprsentanti delle tre principali denominazioni buddiste indiane. Tema dei colloqui: la famiglia quale “cellula base della società e della solidarietà globale” da difendere in piena collaborazione tra le varie religioni.
Mons. Felix Machado, vescovo di Vasai e presidente dell’Ufficio per l’ecumenismo e gli affari interreligiosi della Federazione delle conferenze episcopali asiatiche (Fabc), ha spiegato ad AsiaNews: “Lo scopo del nostro dialogo bilaterale era quello di sostenerci gli uni con gli altri nell’opera di promozione della famiglia, cellula di base della società, della nazione e della solidarietà globale”.
Il presule ha ricordato che “la famiglia e i bambini non sono appannaggio solo dei cattolici” giacché “in quasi tutte le culture del mondo, e nella maggior parte delle religioni, si sono sollevate preoccupazioni circa gli attacchi perpetrati contro l’istituzione familiare”.
Sia la tradizione cristiana che quella buddista, ha notato mons. Machado, “affermano la bellezza della famiglia. Partendo da questo assunto e riflettendoci, i nostri leader possono esaminare e proporre modi per sostenere e rivitalizzare la vita familiare, affinché la società umana possa prosperare”.
I tentativi di dialogo non nascondono tuttavia una realtà spesso difficile per i cristiani nel Paese asiatico. Come dichiarato dall’arcivescovo di Dehli, mons. Anil Couto, la Chiesa indiana ha chiesto al Governo di eliminare le discriminazioni legalizzate esistenti per i dalit cristiani. I dalit, considerati al di fuori delle caste, possono accedere a determinate garanzie nel campo dell’istruzione, del lavoro e dei servizi sociali soltanto se di religione indù.