Nella nostra chiesa, posta in una zona molto frequentata, con i soliti frequentatori della parrocchia, si soffermavano anche persone più o meno attendibili, più o meno coscienti della sacralità del luogo. Comunque trovavano, se non altro, un banco su cui sdraiarsi e far passare la sbornia o l’intontimento da droga.
Un giorno un barbone puzzolente entra in chiesa e si siede all’ultimo banco. Il sacrestano, passandogli vicino, sente il cattivo odore e invita gentilmente il barbone a uscire; questi, per tutta risposta, tace.
Il sacrestano lo invita a uscire con parole più severe: “esca gli dice non vede che non può stare qui? Lei è puzzolente! Esca!” E lui, per risposta, se ne sta tranquillo, silenzioso, come se non sentisse.
Per la terza volta il sacrestano, alzando la voce, perentoriamente gli comanda: “se ne vada! Lei è puzzolente! Questo è un luogo sacro!” Il barbone, guardando nel vuoto, risponde pacatamente: “anch’io sono sacro!”
Facilmente Gesù sentiva il profumo di chi gli offriva la sacralità di figlio di Dio e si compiaceva dell’umiltà vera di chi sarà tra i primi.
Ciao da p. Andrea
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