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L’amore più forte della morte

Omelia dell’Ordinario Militare nella Festa di Santa Barbara, che si è svolta ieri 4 dicembre in San Giovanni in Laterano

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Carissimi fratelli e sorelle, la terra rischia il suicidio! È quanto ha affermato Papa Francesco commentando, nel corso della Conferenza Stampa di ritorno dal Viaggio Apostolico in Africa, i lavori della Conferenza Mondiale sul Clima in corso a Parigi in questi giorni.

Ed è proprio così. Rischiare il “suicidio” non significa semplicemente rischiare di morire ma farlo per propria scelta, peraltro trascinando tante vittime innocenti.

Siamo inseriti in una storia e una geografia che vede i destini dei popoli, della terra, dell’ambiente straordinariamente correlati tra loro. Perché, se è vero che si è vivi in quanto si è in relazione, è altrettanto vero che, nel mondo in cui viviamo – come afferma l’Enciclica Laudatosi’ –, “tutto è in relazione”. Tutto e tutti!

C’è, dunque, un’interdipendenza esistenziale tra mare e terra, tra ambiente e persone, tra natura e scienza. E, in questa splendida interdipendenza relazionale, ci siete anche voi, c’è il vostro servizio, carissimi Militari della Marina Italiana, oggi riuniti in questa splendida Basilica a celebrare l’amata Patrona, Santa Barbara.

Vi saluto tutti e porto nel cuore una profonda gratitudine, l’ammirazione della nostra Chiesa e di tante persone comuni, affidandovi con affetto al Signore, per intercessione di Santa Barbara, affinché vi doni la forza di compiere con incisività sempre maggiore un compito così necessario.

Un compito, dicevo, che non solo sintetizza vari aspetti del servizio all’uomo e all’ambiente ma ci offre davvero un criterio per comprendere come sia importante salvaguardare tutto il creato nel suo insieme.

È il forte messaggio che il nostro Papa ha voluto lanciare con l’Enciclica Laudatosi’ e nel quale ritroviamo un invito a “proteggere e custodire” che, in realtà, riecheggia molto di quanto già voi fate con il vostro lavoro.

Un lavoro che mette insieme – come tutti sappiamo e come sempre più spesso accade per le nostre Forze Armate – compiti di natura militare e civile: difesa dei cittadini, accoglienza degli stranieri, cooperazione internazionale, anche in contesti di missioni estere di sostegno alla pace; ma anche una preziosissima e continua ricerca scientifica, un lavoro di recupero del patrimonio artistico e ambientale, un’attenta cura e salvaguardia dell’ecosistema dei mari, così essenziale perché la terra non arrivi al “suicidio”; perché, cioè, continui e si sviluppi la vita stessa degli esseri umani.

Non ho potuto non pensare a voi rileggendo, in questi giorni, alcuni passi dell’Encilcica di Papa Bergoglio, il quale, accanto alla denuncia dell’immane quantità di rifiuti, che rispecchiano la cultura dello scarto, lancia un allarme per riportare l’attenzione sul clima, sull’acqua, – soprattutto la disponibilità di acqua potabile per i poveri – e, non ultimo, sulla cura della “biodiversità”.

“Chi ha trasformato il meraviglioso mondo marino in cimiteri subacquei spogliati di vita e di colore?”: Facendo suo questo grido dei vescovi delle Filippine, egli osserva: “È necessario investire molto di più nella ricerca, per comprendere meglio il comportamento degli ecosistemi e analizzare adeguatamente le diverse variabili di impatto di qualsiasi modifica importante dell’ambiente. Poiché tutte le creature sono connesse tra loro, di ognuna dev’essere riconosciuto il valore con affetto e ammirazione, e tutti noi esseri creati abbiamo bisogno gli uni degli altri. Ogni territorio ha una responsabilità nella cura di questa famiglia, per cui dovrebbe fare un accurato inventario delle specie che ospita, in vista di sviluppare programmi e strategie di protezione, curando con particolare attenzione le specie in via di estinzione”.

Ma tra tutte queste creature, non bisogna dimenticarlo, un ruolo centrale spetta all’uomo; non in quanto autore di un “antropocentrismo” esasperato che finirebbe per renderlo despota piuttosto che ministro della creazione, ma in quanto esso stesso è creatura: creatura per la quale tutte le creature sono create, creatura che ha una dignità trascendente in quanto non è solo fatta dal Creatore ma plasmata a Sua immagine e somiglianza.

“Non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani”, conclude dunque il Papa. “Tutto è collegato. Per questo si richiede una preoccupazione per l’ambiente unita al sincero amore per gli esseri umani e un costante impegno riguardo ai problemi della società”.

È davvero in questo ampio raggio di azione che il vostro servizio si inserisce in modo concreto e importante. Ed è proprio qui che si colloca oggi il messaggio della Parola di Dio e la testimonianza di martirio lasciata da Santa Barbara. Un messaggio che potrebbe essere riassunto in una sola frase: l’amore, più forte della morte.

“Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita la salverà”. Le parole del Vangelo (Lc 9,23-26) di oggi illuminano le modalità di svolgere i compiti che vi sono affidati. Sono compiti di elevata competenza, talora di rischio elevatissimo. Sono compiti diversi e, al contempo, diversi sono anche i ruoli necessari alla svolgimento di tali compiti.

Ma è l’amore che fa la differenza!

È il fare le cose, anche le più piccole, avendo come obiettivo, per dirla con Gesù, il “salvare se stessi” o il “perdere la vita”, cioè l’amore per la persona umana, vera destinataria del vostro servizio.

L’amore che si mette nell’accogliere lo straniero o nel portare avanti una ricerca, nel difendere un fratello o nel soccorrere gli indifesi; l’amore con cui si esercita il comando o ad esso si obbedisce ma anche l’amore per la natura, per il creato, “casa comune” da curare e preservare e che ci fa gioiresemplicemente dinanzi alla bellezza, in particolare se pensiamo alla nostra Italia.

Sì, l’amore è più forte della morte.

È l’amore che può salvare dal suicidio questa nostra Madre Terra se ciascuno – cosa che voi fate – smette di pensare solo a salvare se stesso e i propri interessi, ma sarà disposto a “perdere” per il bene dell’altro. E questo vale per ciascuno nelle proprie scelte ma anche per i contesti comunitari – la comunità familiare, civile, politica – e per le relazioni tra comunità, anche a livello mondiale.

“Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde o rovina se stesso?”. È proprio vero: l’amore si basa su un’economia in perdita; ed è questa convinzione che noi affermiamo e accettiamo celebrando i martiri. Ma è proprio in questa economia che si intravede il guadagno: un guadagno che non si limita al “mio” né all’”oggi” ma si ingrandisce esponenzialmente, con l’energia moltiplicante e la forza coraggiosa che solo la logica del donare possiede.

Quella logica che Santa Barbara, con la forza del suo martirio,continua a insegnare; quella logica nella quale voi, con la forza dell’amore di Cristo, continuate a crescere e per la quale vi diciamo “grazie”!

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ZENIT Staff

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