di Roberta Sciamplicotti
ROMA, giovedì, 28 febbraio 2008 (ZENIT.org).- La fede in Dio e l’amore per il prossimo sono le basi sulle quali costruire il dialogo interreligioso.
E’ quanto afferma la dichiarazione finale emersa dall’incontro annuale del Comitato Congiunto per il Dialogo del Comitato Permanente di Al-Azhar per il Dialogo tra le Religioni Monoteistiche e il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (Il Cairo, 25-26 febbraio).
Il testo, firmato dal Cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e dal professor Sheikh Abd al-Fattah Alaam, presidente del Comitato Permanente di al-Azhar per il Dialogo con le Religioni Monoteistiche, riconosce in primo luogo il ruolo delle religioni monoteistiche “nel fornire una solida base per i valori della pace, della verità, della giustizia, del giusto comportamento e della cooperazione nello sviluppo e nell’utilizzo delle risorse della terra a beneficio dell’intera umanità, realizzando in questo modo fraternità, pace e felicità per tutti i popoli”.
“E’ importante che questi nobili principi e valori esemplari guidino il comportamento umano, soprattutto in quest’epoca in cui i confini e le distinzioni tra popoli si stanno riducendo e il fenomeno della violenza, dell’estremismo e del terrorismo sta aumentando, insieme al disprezzo per le religioni, i valori religiosi e tutto ciò che è considerato sacro”, osserva la dichiarazione finale.
Riconoscendo sia da parte islamica che da parte cattolica “l’importanza della conoscenza reciproca e della ricerca di un terreno comune tra le due religioni come base per una cooperazione più ampia e relazioni migliori”, il Comitato ha esaminato “il tema della fede in Dio e dell’amore per il prossimo come basi per il dialogo interreligioso”.
<p>Allo stesso modo, “ha sottolineato principi comuni e i valori spirituali e morali condivisi”, che “aiutano a formare la coscienza e a illuminare la ragione, fornendo una guida al pensiero e al comportamento, in particolare nei rapporti con i fratelli e le sorelle dell’altra religione”.
Particolare attenzione è stata riservata alla questione della libertà d’espressione, notando che “non può mai giustificare il ferimento dei sentimenti delle persone in questioni religiose, creando così rapporti tesi e distruggendo l’amore fraterno”.
A questo proposito, il Comitato “ha fortemente condannato la ripubblicazione di vignette offensive e il crescente numero di attacchi contro l’Islam e il suo Profeta, come anche altri attacchi contro la religione”.
Il testo della dichiarazione finale riporta anche le parole pronunciate da Papa Benedetto XVI all’ambasciatore del Marocco presso la Santa Sede il 20 febbraio 2006, quando disse che “per favorire la pace e la comprensione tra i popoli e gli esseri umani, è necessario che le loro religioni e i simboli siano rispettati, e che i credenti non siano oggetto di provocazioni che danneggiano il loro impegno e i loro sentimenti religiosi”.
I membri del Comitato hanno quindi espresso soddisfazione per l’accordo raggiunto, considerato “un incoraggiamento a continuare a impegnarsi nel dialogo”.
Al termine dell’incontro, i partecipanti si sono trovati concordi su alcune raccomandazioni, a cui applicazione dovrà essere verificata nei prossimi incontri del Comitato, il primo dei quali si svolgerà a Roma il 24 e 25 febbraio 2009.
La prima di queste è “affermare che tutte le religioni rispettano la dignità e l’onore della persona umana senza considerazione di razza, colore, religione o convinzione, e condannano ogni offesa contro l’integrità, la proprietà e l’onore personali”.
I partecipanti sono anche stati d’accordo sull’idea di “promuovere il vero rispetto per le religioni, per i credo, i simboli religiosi, i Libri sacri e qualunque cosa sia considerata sacra: i leader religiosi, sia musulmani che cristiani, così come gli intellettuali e gli educatori, dovrebbero compiere ogni sforzo per inserire questi valori nelle loro attività nei luoghi di apprendimento e a tutti i livelli della società”.
A questo scopo, si fa appello a quanti sono responsabili dei mass media in ogni Paese perché “vigilino sul fatto che la libertà d’espressione non sia presa come pretesto per offendere le religioni, le convinzioni, i simboli religiosi e tutto ciò che è considerato sacro, ma piuttosto si oppongano all’estremismo, incoraggino l’accettazione reciproca, l’amore e il rispetto per tutti, indipendentemente dalla loro religione”.
Di fronte a “questioni di interesse comune che possano sorgere”, il testo conclude infine invitando tutti a “incoraggiare scambi di vedute” che possano portare a una conoscenza e a un arricchimento reciproci.