Educare "alla" e "nella" filialità

Questo il tema della giornata di ieri, giovedì 26 settembre, del Seminario di studio internazionale al Salesianum di Roma

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I lavori del Seminario di studio “Filialità. Categoria che interpella l’identità mariana delle fma”, che si sta svolgendo al Salesianum di Roma, hanno affrontato ieri la riflessione a partire dalle prospettive della filosofia e della teologia dell’educazione e pedagogico-carismatica dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

L’intento della sessione, Educarci ed educare alla filialità, che prevede gli interventi di alcune docenti della Facoltà «Auxilium», è quello di cercare di ricomprendere come la lettura antropologica, psicologica e biblico teologica, realizzata nei giorni precedenti, può tradursi a livello formativo ed educativo ed essere offerta quale risorsa per l’umanizzazione della persona. Le prospettive evidenziate stimolano a pensare oggi in particolare alla famiglia, ai figli ai quali lasciare il mondo, alla relazione tra generi diversi e tra diverse generazioni.

Educare alla filialità è un processo. Lo sostiene Maria Spólnik, docente di Filosofia dell’educazione e di Antropologia filosofica alla Facoltà «Auxilium»: «in quanto figli e figlie si nasce, ma soprattutto si diventa. Prima di pensare a come educare è importante sapere chi è colei/colui che vogliamo educare e perché, a quale fine educare. In secondo luogo è opportuno premettere che l’educazione, nella sua essenza è, fondamentalmente un’esperienza, un evento che accade nell’interiorità della persona, un passare effettivo e graduale da essere persona in potenza alla sua attuazione compiuta come persona completa».

L’individuazione di alcune piste concrete, a partire dall’antropologia stessa, porta Spólnik ad affermare la necessità di potenziare l’unicità della persona umana nella relazione; riscoprire e riappropriarsi della propria condizione creaturale, imparando a esistere con responsabilità; promuovere lo sviluppo dell’integrità personale nella buona reciprocità e, infine, apprendere un amore creativo. Nell’orizzonte della libertà, ribadisce «ogni persona, certamente, deve decidere in proprio la sua educazione, tuttavia l’atto educativo richiede la presenza di educatori interiormente maturi, visibilmente lieti, consapevoli, responsabili, presenti, relazionali, dialogici».

Gli altri interventi della sessione ribadiscono tale necessità: dinanzi a un mondo adulto in “crisi” gli educatori e i genitori sono chiamati a riscoprire in sé il senso della propria vocazione educativa, riacquisire la propria identità per restituire ai giovani il «diritto di accedere all’identità filiale»; riconfermare, nel confronto con l’esperienza pedagogica di san Giovanni Bosco, la propria paternità / maternità educativa e responsabile, che ha la sorgente nell’essere “figli” di Maria e con Maria.Nella giornata di oggi, venerdì 27 settembre, la sezione laboratoriale approfondirà il legame esistente tra Maria, la Madre di Gesù, e l’educazione. A partire dalla loro provenienza interculturale, le 200 partecipanti al Seminario di studio cercheranno di individuare, nel contesto della nuova evangelizzazione, l’apporto della filialità mariana della FMA in particolari linee operative per la formazione, l’educazione delle e dei giovani, l’animazione di gruppi mariani, la promozione della donna. I laboratori vogliono essere il luogo concreto di una ricomprensione critica e prospettica del vissuto carismatico.

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione «Auxilium».

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ZENIT Staff

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