di padre Piero Gheddo*
ROMA, venerdì, 28 maggio 2010 (ZENIT.org).- Nell’“anno sacerdotale” che stiamo vivendo, mi capita di discutere sull’importanza del sacerdote nella comunità cristiana e umana, con un amico che mi dice: “Tu affermi che una morale laica, cioè senza Dio, non può esistere, perché è inutile appellarsi solo alla coscienza in quanto la coscienza personale può essere fallace. Però non puoi negare che esistono degli atei che sono esempi di moralità e insegnano una morale prescindendo dall’esistenza di Dio”. E’ un nodo da approfondire.
Vittorio Messori ha scritto (in “Tempi” 17 febbraio 2010): “Norberto Bobbio, di cui sono stato discepolo – parlo quindi di quello che è considerato un guru, un ‘papa laico’, non certo un clericale – ci diceva spesso, nelle aule dell’università torinese: «La morale razionale che noi laici proponiamo è l’unica che abbiamo, ma in realtà è irragionevole». È semplice: perché si dovrebbe fare il bene piuttosto che il male, se facendo il male mi verrà un vantaggio e nessun svantaggio? Non c’è alcuna risposta ragionevole a questa domanda. Se manca il chiodo a cui appendere l’etica, allora nessuna etica è razionalmente possibile. Quel chiodo non può che venire da un Legislatore fuori di noi, che per il credente è Dio”.
E’ verissimo che esistono dei non cristiani, non credenti, laici, atei (chiamiamoli come vogliamo), non solo nei paesi cristiani ma anche in quelli non cristiani, che sono migliori di noi credenti in Cristo. Vivono la “legge naturale”, che Dio ha messo nel cuore di ogni uomo, sono docili alla voce dello Spirito “che soffia dove vuole”, più di molti battezzati credenti e magari anche praticanti. Ma questo non vuol dire nulla. Qui si parla di una legge morale codificata e valida per tutti e in tutti i tempi, non della situazione personale di alcune o molte persone.
In genere si pensa che basta appellarsi alla coscienza per avere sufficienti motivazioni per la moralità. La Chiesa dice che bisogna agire secondo coscienza, ma la coscienza illuminata dalla Fede e dalla Parola di Dio, non la coscienza personale di ciascuno e stop. L’uomo non può essere norma e giudice di se stesso, sopra di lui c’è il Creatore. La “morale laica” non ha altro chiodo a cui attaccarsi che la coscienza personale e il consenso popolare a una certa norma o comportamento. Ma questo non regge alle verifiche della storia. Tutti i filosofi greci, da Aristotele a Platone, che sono considerati il punto più alto del pensiero non cristiano, non solo accettavano la schiavitù ma la difendevano a spada tratta. C’è voluto il cristianesimo affinchè la schiavitù, a poco a poco (i cambiamenti culturali non avvengono mai da un giorno all’altro), venisse abolita.
Nel nostro Occidente evoluto e illuminista, cito un caso su tanti, i “duelli per motivi di onore” erano obbligatori per gli appartenenti all’esercito dei Savoia ancora in tutto l’Ottocento. Chi non accettava di battersi per difendere il proprio onore veniva degradato, punito e licenziato. La Chiesa che condannava i duelli era accusata di appoggiare la vigliaccheria dei deboli! Ancora Benito Mussolini all’inizio del 1900, per la coscienza sbagliata dell’onore comunissima a quel tempo, quanti duelli ha fatto? Eppure la “morale laica” di un secolo fa considerava battersi in duello un gesto virtuoso e onorabile! Insomma, se la coscienza non è illuminata dalla fede, dove può portare?
Per non parlare del mondo non cristiano. In Giappone mi hanno detto che il senso comune considera la vendetta un gesto sacro e doveroso per tutti. Il precetto del perdono delle offese ricevute è uno dei principali ostacoli perchè un giapponese si converta a Cristo. O ancora la “coscienza” islamica, diversissima dalla nostra in tanti aspetti, come sappiamo. O in India la divisione della società in caste per motivi religiosi e credenze tradizionali, rimessa in discussione dall’influsso delle nazioni e delle missioni cristiane, abolita dalla Costituzione indiana (1948) e dalle leggi, ma ancora comunemente osservata specie nell’India rurale.
Dio Padre, che ha creato l’uomo dal nulla e si è rivelato gradualmente nella storia da Abramo a Cristo, è il Legislatore e ha fissato le norme della morale, che sola può salvare l’uomo e assicurare sviluppo e rispetto delle persone, giustizia e pace fra i popoli.
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*Padre Piero Gheddo (www.gheddopiero.it), già direttore di Mondo e Missione e di Italia Missionaria, è stato tra i fondatori della Emi (1955), di Mani Tese (1973) e Asia News (1986). Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente scrivendo oltre 80 libri. Ha diretto a Roma l’Ufficio storico del Pime e postulatore di cause di canonizzazione. Oggi risiede a Milano.