Corruzione: Bruxelles boccia l'Italia

Il report della Commissione Europea sulla corruzione rivela che nessuno dei 28 Stati membri dell’Ue è indenne da questa piaga, che costa circa 120 miliardi di euro all’anno

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In fatto di corruzione, parafrasando un vecchio proverbio, si potrebbe dire che “tutta l’Europa è paese”. Il primo report della Commissione europea su questo tema, infatti, rivela che nessuno dei 28 Stati membri dell’Ue è indenne da questa piaga, che costa all’economia europea circa 120 miliardi di euro all’anno. Quanto all’Italia, la legge anticorruzione del 2012, pur definita “un importante passo avanti”, ha lasciato una marea di “problemi irrisolti” come: prescrizione, falso in bilancio, autoriciclaggio, voto di scambio, concussione e molto altro ancora.

Nonostante le formule di rito politicamente corrette, non è un giudizio lusinghiero quello espresso dalla Commissione Ue nei confronti dell’Italia, almeno quanto a “efficacia” degli strumenti messi in campo. Lo testimonia la stima sul costo della corruzione nel nostro Paese – 60 miliardi l’anno, pari al 4% del Pil – fatta dalla Corte dei conti (secondo parametri, però, diversi a quelli che hanno determinato la stima di 120 miliardi per i 28 Stati Ue). Ma anche la “percezione” che gli italiani hanno del malaffare.

“Per più di tre quarti dei cittadini europei, e ben il 97% degli italiani – afferma lo speciale Eurobarometro del 2013 – la corruzione è un fenomeno nazionale dilagante. Quasi 2 cittadini europei su 3 e l’88% dei cittadini italiani ritiene che la corruzione e le raccomandazioni siano spesso il modo più facile per accedere a una serie di servizi pubblici”. Il 92% delle imprese italiane partecipanti al sondaggio sulla corruzione – si legge nel Rapporto – ritiene che favoritismi e corruzione impediscano la concorrenza commerciale in Italia (contro una media Ue del 73%), il 90% pensa che corruzione e raccomandazioni siano spesso il modo più semplice per accedere a determinati servizi pubblici (contro una media Ue del 69%) mentre per il 64% le conoscenze politiche sono l’unico modo per riuscire negli affari (contro una media Ue del 47%).

Il rischio corruzione, in Europa e in Italia, è più forte nei settori dello sviluppo urbano, dell’edilizia e della sanità. Un capitolo speciale meritano gli appalti pubblici, settore strategico per l’economia Ue dal momento che circa 1/5 del Pil dell’Ue è speso ogni anno da enti pubblici per l’acquisto di forniture, lavori e servizi. In Italia, il rischio è «particolarmente alto»: nel solo caso delle grandi opere pubbliche, la corruzione è stimata a ben il 40% del valore totale dell’appalto.

Secondo uno studio del 2010 a cura del Center for the Study of Democracy, il caso italiano è esemplare per capire quanto siano stretti i legami tra criminalità organizzata e corruzione. È la corruzione diffusa nella sfera sociale, economica e politica ad “attrarre i gruppi criminali organizzati e non già la criminalità organizzata a causare la corruzione”. Altrettanto grave, si legge nel rapporto, è “lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo”.

La legge 190 (nota anche come “Legge Severino”) ha rafforzato le politiche di prevenzione dirette a responsabilizzare i pubblici ufficiali e la classe politica e a bilanciare l’onere della lotta al fenomeno, che “attualmente ricade quasi esclusivamente sulle forze dell’ordine e sulla magistratura”. Nonostante gli sforzi compiuti, però, la situazione resta “preoccupante”. La nuova legge “lascia irrisolta una serie di problemi”: non modifica la disciplina della prescrizione (una “carenza” che va risolta “con la massima urgenza”), la normativa penale sul falso in bilancio e sull’autoriciclaggio e non introduce il reato di voto di scambio.

“Il nuovo testo – si legge ancora – frammenta le disposizioni di diritto penale sulla concussione e la corruzione, rischiando di dare adito ad ambiguità nella pratica e di limitare ulteriormente la discrezionalità dell’azione penale”. Le “sanzioni minori”, poi, introdotte per la cosiddetta concussione per induzione, “ritenuta dagli operatori più frequente di quella classica”, hanno finito per abbreviare anche i termini di prescrizione di questo reato.

“Insufficienti” anche le nuove norme sulla corruzione nel settore privato e sulla tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti. Deleterie sono state giudicate le “leggi ad personam”, mentre è essenziale mettere mano al conflitto d’interesse con sanzioni deterrenti, e rafforzare il quadro giuridico sul finanziamento ai partiti, soprattutto per donazioni e consolidamento dei conti.

Bruxelles ricorda infine le numerose indagini che hanno fatto emergere il sommerso della corruzione, riguardanti politici, anche a livello locale. Per l’Associazione nazionale magistrati, il rapporto rilancia la riforma del falso in bilancio e della prescrizione nonché una modifica dello spacchettamento della concussione.

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Carmine Tabarro

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