Un “luogo di festa”, in cui il Santo Padre si sente “a casa”. Con queste parole papa Francesco ha introdotto la sua omelia nel santuario della Vergine dei miracoli di Caacupé, in occasione della sua penultima messa prima della conclusione della sua visita pastorale in Paraguay.
Caaupé, ha sottolineato il Pontefice, è “una parte vitale del popolo paraguayano”, in cui sono stati celebrati centinaia di battesimi, matrimoni e fidanzamenti e sono nate numerose vocazioni religiose.
Il Vangelo di oggi (Lc 1,28), ha ricordato il Papa, narra l’annuncio dell’Angelo a Maria, la quale “restò sconcertata e si domandava che cosa volesse dire”, senza capire molto di quello che le stava succedendo se non che quell’annuncio “veniva da Dio”, al quale risponde con il suo “sì”.
Quello di Maria è un “sì” al “sogno”, al “progetto” e alla “volontà di Dio”. Un “sì” che “non fu per niente facile da vivere”, che non la riempì di “privilegi” ma che le “trafiggerà l’anima” (Lc 2,35).
La vita di Maria, quindi, passa attraverso tre “momenti difficili”, dei quali il primo è proprio la “nascita di Gesù”, avvenuta in una “stalla di animali”, l’unico luogo disponibile per dare alla luce il Figlio.
“E nella sua memoria sicuramente risuonavano le parole dell’Angelo: «Rallegrati, Maria, il Signore è con te». E avrebbe potuto chiedersi: Dov’è adesso?”, ha commentato Francesco.
Maria patisce in seguito l’esilio e la conseguente “fuga in Egitto”: la vita di tutta la sua famiglia è “in pericolo”, a causa della “avidità” e della “avarizia” dell’imperatore. Ed anche qui, ha osservato il Santo Padre, si sarebbe potuta chiedere: “Dov’è quello che mi ha detto l’Angelo?”.
Il momento più straziante, tuttavia, fu per Lei accompagnare suo Figlio alla “morte sulla croce”, di fronte alla quale, “come ogni madre”, rimane “salda”, sostenendo e tenendo poi uniti i discepoli.
In tutti questi passaggi critici della vita di Maria, ognuno di noi si può “identificare” in Lei e “raccontarle le nostre realtà perché lei le comprende”.
La vita di Maria è “testimonianza che Dio non delude, non abbandona il suo Popolo, anche se ci sono momenti o situazioni in cui sembra che Lui non ci sia”.
Fu Lei a preoccuparsi della mancanza di vino in un banchetto di nozze (cfr Gv 2,3) e a stare accanto circa tre mesi alla cugina Elisabetta, perché “non fosse sola nel suo parto”.
Anche alla nostra epoca, ha proseguito Bergoglio, Maria è stata accanto ai suoi figli in ogni paese, in tante situazioni difficili, e il santuario di Caacupé ne è la dimostrazione.
Maria “è stata e rimane nei nostri ospedali, nelle nostre scuole, nelle nostre case […] nel lavoro e nel cammino”, oltre che “alla mensa di ogni casa” e “nella formazione della Patria, facendo di noi una Nazione”.
La Madre di Dio si manifesta sempre “con una presenza discreta e silenziosa. Nello sguardo di un’effigie, di un’immaginetta o di una medaglia. Sotto il segno di un rosario, sappiamo che non siamo soli”.
Maria “non ha un programma proprio, non viene a dirci nulla di nuovo, soltanto la sua fede accompagna la nostra fede”, ha chiosato il Santo Padre.
Sulla scia del suo discorso di benvenuto, pronunciato ieri, il Pontefice ha nuovamente elogiato le “donne e madri paraguayane, che con gran coraggio e abnegazione”, hanno saputo “rialzare un Paese distrutto, sprofondato, sommerso dalla guerra”, ricostruendo “la vita, la fede, la dignità” del loro Popolo e trovando “la forza per non lasciare che questa terra finisca nel caos”.
“Dio benedica la donna paraguayana, la più gloriosa d’America”, ha aggiunto Francesco.
All’intero popolo paraguayano, il Papa ha rivolto un “appello a non perdere la memoria, le radici, le tante testimonianze che avete ricevuto di gente credente e messa a rischio dalle sue lotte”, continuando ad essere “i portatori di questa fede, di questa vita, di questa speranza”, nonché “i costruttori di questo oggi e domani paraguayano”.
Al termine della Celebrazione Eucaristica, dopo il ringraziamento del Vescovo di Caacupé, mons. Catalino Claudio Giménez Medina, il Papa ha rinnovato l’atto di affidamento del Paraguay all’Immacolata Concezione, già compiuto da San Giovanni Paolo II nel Santuario di Caacupé durante il Suo viaggio apostolico nel Paese nel 1988, e ha lascia in dono alla Madonna dei miracoli di Caacupé un rosario d’oro.