Sandri: "I monaci profeti del futuro. Pregate per l'Europa"

Il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali ha celebrato oggi la Messa per la solennità di San Benedetto, Abate e Patrono di Europa, nell’abbazia di Chevetogne, in Belgio

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È giunto oggi in Belgio il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, accogliendo l’invito dell’abate del Monastero di Chevetogne, per presiedere la Solennità di San Benedetto abate e compatrono di Europa. Il monastero celebra il 90° anno dalla fondazione, e costituisce un unicum in seno all’Ordine Benedettino, come ponte e segno di comunione tra l’Oriente e l’Occidente cristiani. Per questo motivo esso ha un legame speciale con la Congregazione per le Chiese Orientali, oltre che offrire una collaborazione per la conduzione del  Pontificio Collegio Greco in Urbe.
 
Nella mattina di domani, domenica 12 luglio, il porporato presiederà la Divina Liturgia con la comunità caldea di Bruxelles e porterà il suo saluto a quella greco-cattolica ucraina: in tal modo il Dicastero continua a manifestare la propria vicinanza ai fedeli nei territori della diaspora, e particolarmente a quelli provenienti da zone di guerra o perdurante crisi. Prima di rientrare a Roma, Sandri si recherà infine presso l’Abbazia di Bois-Seigneur-Isaac, ora Monastero di San Charbel, affidato dal 2009 ai monaci dell’Ordine Libanese Maronita, ove incontrerà i presbiteri orientali in servizio nell’area di Bruxelles.
 
Nella sua omelia di oggi, il porporato ha invocato l’intercessione del santo padre fondatore Benedetto da Norcia “perché vegli su questa Abbazia, su tutto l’Ordine Benedettino”; insieme – ha aggiunto – “gli affidiamo anche il Santo Padre, in visita ad alcuni Paesi dell’America Latina, e il nostro continente europeo, che ha in San Benedetto uno dei suoi patroni”.
 
Ha poi proseguito esortando i presenti a interrogarsi “sulla qualità della nostra sequela, sulla consistenza del nostro essere discepoli”. Come immagine-guida il cardinale ha proposto il “labirinto” riprodotto sul pavimento dell’atrio dell’abbazia, ossia l’immagine della vita “come un cammino”, non priva “di passaggi tortuosi e difficili, in cui il passo può essere rallentato o l’animo può essere preso dal dubbio e dallo smarrimento”. “L’uomo che cerca Dio invece, riceve da Lui una illuminazione interiore, che gli consente di avanzare e di scoprire e gustare sempre più Cristo stesso come l’Origine, la Via e la Meta di questo itinerario”, ha affermato.  
 
E ha ringraziato il Signore, perché nei 90 anni dall’intuizione fondatrice di Dom Lambert Beauduin, “questa comunità ha testimoniato, giorno dopo giorno, la bellezza, la possibilità e la credibilità della vocazione monastica secondo la regola di san Benedetto”. Insieme, essa “è stata e rimane punto di riferimento anche per tutti gli uomini e le donne del nostro tempo, che cercano Dio nel loro intimo ma non sanno come intraprendere il cammino”.
 
Per farlo il libro dei Proverbi ha enumerato una serie di azioni: “accogliere, custodire, tendere l’orecchio, inclinare il cuore, invocare, ricercare, scavare, comprendere, trovare”. “Tante ‘regole’”, ha osservato il prefetto delle Chiese orientali, che tuttavia possono “scadere da una parte in una forma di moralismo”, oppure “in un attivismo esasperato che rincorre il fare senza quasi più neanche interrogarsi sul senso di esso”. Esse, invece, “sono sfide poste all’umanità”, ha evidenziato il cardinale, pensando in particolare ai popoli dell’Europa. A tal proposito ha chiesto alla comunità di Chevetogne, insieme alle numerose abbazie disseminate in Belgio, di “pregare ed intercedere per il continente europeo, che proprio in questo Paese ha le sedi di alcune importanti istituzioni”.
 
“Sappiamo le difficoltà che lo attraversano – ha aggiunto – quelle perduranti legate alla crisi economica e alla necessaria solidarietà tra i popoli, ma anche quelle relative allo scandalo della scarsa accoglienza di coloro che bussano alla porta, soprattutto se provenienti da nazioni in guerra o con persecuzioni anche religiose, o ancora alla sostanziale incapacità di trovare alcune linee comuni di politica estera per essere efficacemente al servizio della pace, superando ogni particolarismo o interesse di parte. Voi monaci – ha detto Sandri – sappiate attraverso una fede illuminata rendere credibile Dio in questo mondo, che non è molto diverso da quell’epoca travagliata in cui visse e maturò la propria vocazione san Benedetto”.  
 
“Per il monaco – ha proseguito il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali – in Cristo si dà l’unità profonda tra passato, presente e futuro, della storia personale e dell’umanità intera. È la forza stessa descritta nel vangelo delle Beatitudini: si è beati adesso per un’azione che Dio promette di fare in futuro. Il monaco è profeta del futuro: non parte dal presente per cercare di immaginare il futuro, ma muove da esso, non a quello immaginato dalla nostra fantasia, ma a quello garantito dalla promessa di Dio, e gli consente di rischiarare il presente, anche se esso è segnato dal pianto, dalla povertà, dall’ingiustizia, da pianto e persecuzione”.
 
Quindi la richiesta di preghiera per le Chiese Orientali cattoliche, “che dal Concilio Vaticano II hanno ricevuto il compito particolare di essere protagoniste del cammino ecumenico: il Signore – ha sottolienato il prefetto – sta scrivendo per loro pagine drammatiche e luminose di persecuzione e martirio, specialmente nel Medio Oriente. Insieme ai fratelli separati stanno rivivendo l’esperienza del Cristo sofferente: con loro – ha concluso – restiamo tutti protesi all’Oriens ex alto che è Cristo stesso, invocando l’intercessione della Tutta Santa Madre di Dio, Maria Santissima, di San Benedetto, e di tutti i santi Padri e fondatori di Chiese”.
 
 

 
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ZENIT Staff

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