Udienza generale, 27 settembre 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Udienza generale: “E’ la speranza che tiene in piedi la vita”

Catechesi di mercoledì 27 settembre 2017

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Nella prima Udienza generale dell’autunno 2017, il papa Francesco ha sviluppato oggi, mercoledì 27 settembre, il tema dei nemici della speranza, partendo dall’antico mito greco del vaso di Pandora, in cui rimase solo quel “minuscolo dono” che “sembra prendersi la rivincita davanti a tutto quel male che dilaga”, cioè la speranza, “elpìs”.
Il mito, ha sottolineato il Pontefice, dimostra perché la speranza sia così importante per l’umanità. Infatti, al contrario del noto detto “finché c’è vita c’è speranza”, è proprio lei, la speranza, che “tiene in piedi la vita, che la protegge, la custodisce e la fa crescere”, ha spiegato il Papa.
“Se gli uomini non avessero coltivato la speranza […] non sarebbero mai usciti dalle caverne”, ha sottolineato Francesco. “È quanto di più divino possa esistere nel cuore dell’uomo”, ha aggiunto.
Pensando alle parole del noto poeta francese Charles Péguy (1873-1914), che “ci ha lasciato pagine stupende sulla speranza”, Francesco ha definito la speranza una spinta interiore. E’ “la spinta nel cuore di chi parte lasciando la casa, la terra, a volte familiari e parenti, per cercare una vita migliore”, “la spinta nel cuore di chi accoglie” e la spinta a “condividere il viaggio” della vita, così ha spiegato, usando proprio il titolo della campagna di Caritas Internationalis “Share the Journey” “che oggi inauguriamo”.
A questo punto della sua catechesi Francesco ha messo in guardia dagli ostacoli della speranza, che “come ogni bene in questo mondo, ha dei nemici”. “Pensate a un giovane a cui non è stata insegnata la virtù dell’attesa e della pazienza, che non ha dovuto sudare per nulla, che ha bruciato le tappe e a vent’anni “sa già come va il mondo”; è stato destinato alla peggior condanna: quella di non desiderare più nulla”, ha spiegato Francesco. “Sembra un giovane, invece è già calato l’autunno sul suo cuore”, ha detto il Papa, che ha individuato nell’avere “un’anima vuota” “il peggior ostacolo alla speranza”.
L’altro grande ostacolo/nemico della speranza è “il demone di mezzogiorno”, ossia l’apatia o — come la chiamavano i Padri – “l’acidia”, la quale “erode la vita dall’interno fino a lasciarla come un involucro vuoto”. E’ una tentazione, ha detto il Papa, che “ci sorprende quando meno ce lo aspettiamo: le giornate diventano monotone e noiose, più nessun valore sembra meritevole di fatica”.
“Quando questo capita”, ha avvertito il Pontefice, va “combattuta, mai accettata supinamente”, perché “Dio ci ha creati per la gioia e per la felicità, e non per crogiolarci in pensieri malinconici”.
“Ecco perché è importante custodire il proprio cuore, opponendoci alle tentazioni di infelicità, che sicuramente non provengono da Dio”, ha aggiunto Francesco, che ha ricordato che in questa lotta interiore l’uomo non è mai solo, perché Dio è sempre al nostro fianco. “Se Gesù ha vinto il mondo, è capace di vincere in noi tutto ciò che si oppone al bene”, ha ricordato.
laddove le nostre forze apparissero fiacche e la battaglia contro l’angoscia particolarmente dura”, allora, così ha esortato il Pontefice, “possiamo sempre ricorrere al nome di Gesù” e ripetere quella preghiera “semplice”, che è diventata “il cardine di tante tradizioni spirituali cristiane”: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore!”.
Cliccare qui per leggere il testo completo della catechesi.

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Paul De Maeyer

Schoten, Belgio (1958). Laurea in Storia antica / Baccalaureato in Filosofia / Baccalaureato in Storia e Letteratura di Bisanzio e delle Chiese Orientali.

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