Santa Marta (21/04/2020) - Foto © Vatican Media

I Laici e l’Eucaristia nel tempo della pandemia del coronavirus

Una testimonianza e riflessione di p. François-Marie Léthel ocd

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Il 27 marzo scorso, il nostro Papa Francesco aveva fatto questo gesto straordinario di benedire con il Santissimo Sacramento la Città e il Mondo (Urbi et Orbi) davanti alla Piazza san Pietro vuota e sotto la pioggia. Era anche un giorno tristissimo per l’Italia, con il più grande numero di morti (più di 1000). Lo stesso giorno, avevo pubblicato in Zenit (italiano e francese) un testo intitolato: Vivere l’Eucaristia nel tempo del coronavirus, che era una testimonianza e una riflessione.

Vorrei prolungarla oggi, nell’Ottava di Pasqua, nella Luce gioiosa della Risurrezione di Gesù che viene illuminare l’immenso dolore dell’intera famiglia umana in tutto il Mondo, considerando un fatto molto bello che è avvenuto proprio nella Domenica di Pasqua a Prato in Toscana, e che è stato ricordato non solo dal giornale cattolico “Avvenire” ma anche dal laico “Corriere della Sera” (il 15 aprile).

E’ stata l’iniziativa di un gruppo di medici cattolici del reparto Covid dell’ospedale di Prato, che hanno avuto l’ispirazione di dare la comunione ai pazienti il giorno di Pasqua. Hanno avuto la piena approvazione e benedizione del vescovo che li ha costituiti immediatamente ministri straordinari dell’Eucaristia (anche se non avevano seguito il corso di preparazione a questo incarico). Hanno anche coinvolto il cappellano dell’ospedale in questo avvenimento veramente straordinario. Le loro testimonianze sono molto belle. Così il dottore Filippo Risaliti, sposato e padre di famiglia, si esprime a questo proposito:

Il Vescovo Nerbini ci ha formalmente incaricato; ha fatto un piccolo discorso spiegando che in questi tempi difficili noi medici siamo chiamati anche a questo. Ed io sono d’accordo: attualmente il nostro sforzo è troppo indirizzato sulla cura del male fisico, ma mi rendo conto che la spiritualità dell’uomo non si può scindere dal suo corpo. Anche quella ha bisogno di importanti cure.

Questo avvenimento è esemplare, come un miracolo di Pasqua che è un miracolo eucaristico, per introdurre e illuminare la “fase 2” in Italia, cioè della prudente e progressiva ripresa delle attività: nella società, sotto la guida del Governo, e nella Chiesa sotto la guida del Papa e dei vescovi.

Ma dobbiamo sottolineare che questa iniziativa eucaristica è venuta spontaneamente dai laici, e da laici più impegnati, i medici che lottano eroicamente contro il morbo (con le infermiere e tutto il personale ospedaliero), con il rischio della vita. Più di cento medici sono già morti in Italia. In questo avvenimento, la comunione ecclesiale ha “funzionato” perfettamente, con il vescovo e il cappellano!

Più volte, nella Storia della Chiesa, sono stati dei laici e delle donne (laiche o religiose) che hanno spinto i Pastori della Chiesa (papi, vescovi e sacerdoti) per fare dei nuovi passi nel campo della spiritualità e pastorale eucaristica. Così santa Giuliana di Cornillon per l’istituzione della festa del Corpus Domini, santa Caterina da Siena e santa Teresa di Lisieux per la comunione quotidiana! E noi, sacerdoti, sperimentiamo spesso questa spinta dei laici che con il loro esempio ci aiutano a crescere nell’Amore di Gesù Eucaristia!

Nella prima fase della lotta contro il virus, da quando i vescovi hanno sospeso la celebrazione delle Messe con il Popolo, sono stati i laici che hanno sofferto di più, soprattutto della privazione della santa comunione. I sacerdoti hanno continuato giustamente a celebrare la Messa quotidiana (anche da soli) portando tutta l’umanità nel Sacrificio di Cristo, seguendo l’esempio di Papa Francesco e cercando di dare ai laici la possibilità di una certa partecipazione “virtuale” attraverso i media. Certo, la comunione spirituale, proposta ogni giorno da Papa Francesco, non intende sostituire la comunione sacramentale al Vero Corpo di Cristo presente nell’Ostia consacrata, ma la fa desiderare ancora più ardentemente ne fa sentire la dolorosa privazione.

Lo stesso Papa ha incoraggiato i sacerdoti ad essere vicini ai laici, e in modo particolare a portare la comunione ai malati, chiedendo che le chiese di Roma rimanessero aperte. Così i laici hanno la possibilità di pregare davanti al Tabernacolo quando possono regolarmente uscire da casa, e anche di chiedere la comunione ai sacerdoti presenti, ciò che molti accettano di fare, rispettando tutte le regole sanitarie: Singole persone (senza gruppi), comunione nella mano dopo che il sacerdote si è disinfettato le mani. Ma sarebbe importante una parola dei vescovi riguardo a questa possibilità, perché la ripresa delle Messe con il Popolo rischia di essere lenta e molto limitata.

L’iniziativa eucaristica dei medici di Prato ha un carattere veramente profetico per tutta la Chiesa mettendo in una nuova luce il ruolo essenziale dei laici come ministri straordinari dell’Eucaristia in questo periodo della pandemia, un ruolo non meno importante di quello dei sacerdoti e dei diaconi che sono ministri ordinari dell’Eucaristia, ma perfettamente complementare.

Ricordiamo che l’istituzione dei ministri straordinari dell’Eucaristia è stata una delle grandi iniziative di san Paolo VI. Bisognerebbe rileggere anche la sua Enciclica Mysterium Fidei sull’Eucaristia nella piena luce del Concilio Vaticano II. Si potrebbe dire che Paolo VI ha veramente messo Gesù Eucaristia nelle mani dei laici, uomini e donne, per darlo più facilmente e più ampiamente ai fratelli, e specialmente ai sofferenti. Aveva anche dato il permesso della comunione nella mano, mentre prima, solo i sacerdoti potevano toccare il Corpo di Gesù. Eccezionalmente, nei periodi di persecuzione, i sacerdoti avevano affidato ai laici la custodia dell’Eucaristia. Ad esempio al momento della Rivoluzione Francese, molte donne coraggiose, laiche e religiose, erano già “ministri straordinari dell’Eucaristia” rischiando la vita.

Più recentemente, nel periodo più duro del comunismo nel Vietnam, i vescovi avevano dato ai laici di fiducia lo stesso permesso di custodire l’Eucaristia per portare la comunione nelle zone dove i sacerdoti non potevano penetrare. Nel mio precedente testo, ho ricordato la splendida figura del Venerabile Cardinale François-Xavier Nguyen Van Thuan, che in questo periodo ha vissuto tutte le dimensioni del Mistero Eucaristico nelle condizioni più estreme di sofferenza durante i suoi 13 anni di prigionia. Sottolineo di nuovo il fatto che riusciva a celebrare la Messa ogni giorno da solo, con tre gocce di vino nel palmo di una mano e una piccola ostia nell’altra, portando continuamente un’ostia consacrata nella tasca della sua camicia, per vivere continuamente l’adorazione eucaristica e trovare nel contatto con Gesù la forza di amare i nemici, di perdonare e di evangelizzare. Quando era possibile, egli dava ai prigionieri cattolici una riserva di ostie consacrate in pacchi di sigarette, perché potessero continuare a vivere l’adorazione e la comunione. Egli affermava: “La mia sola forza è l’Eucaristia”, e così cercava tutti i modi più estremi perché i fedeli sofferenti non fossero privi da questa forza.

Attraverso queste testimonianze dei santi, si vede come il cammino della spiritualità eucaristica della Chiesa è una dinamica di vicinanza, di amore e di questa autentica familiarità con Gesù di cui parlava Papa Francesco nell’omelia di questo giorno 17 aprile, venerdì nell’Ottava di Pasqua.

In questo periodo molto difficile per la Chiesa e il Mondo, occorre superare ogni forma di clericalismo e dare grande fiducia ai laici e alla loro creatività nel campo della pastorale eucaristica, sempre in comunione con i Pastori, come l’hanno dimostrato i medici di Prato.

Si potrebbe anche riflettere sulla possibilità di affidare più ampiamente la Presenza Eucaristica ai ministri straordinari, alle famiglie cristiane e alle persone consacrate, con prudenza e discernimento, perché i laici non siano privi del contatto con il Vero Corpo di Gesù nella comunione e l’adorazione, essendo costretti al solo contatto “virtuale” attraverso i media! Due teologi si sono recentemente espressi in questo senso: Il domenicano P. Jean-Ariel Bauza-Salinas (cf la sua intervista in Zenit francese del 10 aprile) e il laico Gregory Solari (cf il suo articolo pubblicato nel giornale “La Croix” il 6 aprile). Ma una tale possibilità era già stata proposta profeticamente a Paolo VI nel 1968, anno della grande crisi, da un’umile laica consacrata, cooperatrice salesiana, Vera Grita, adesso in via di beatificazione (cf il mio articolo nel Zenit francese per il Giovedi Santo 9 aprile).

Più che mai, il Popolo di Dio tanto provato ha bisogno della vicinanza con il Vero Corpo di Gesù, nato da Maria Vergine, Crocifisso e Risorto!

Roma, Venerdì di Pasqua, 17 aprile 2020

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François-Marie Léthel

Le pape Benoît XVI a adressé une lettre au Père François-Marie Léthel, o.c.d., secrétaire de l’Académie pontificale de théologie et professeur à la faculté pontificale de théologie « Teresianum », qui a prêché la retraite de carême au Vatican de 2011, sur le thème : « La lumière du Christ au cœur de l’Eglise – Jean-Paul II et la théologie des saints ». Il est aussi depuis 2004, consulteur de la Congrégation pour les causes des saints. https://fr.zenit.org/articles/lettre-de-benoit-xvi-au-pere-francois-marie-lethel/

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